C A P I T O L O 24

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D A M I À N


Dylan aveva la sindrome da casi-algo.

A quanto pare il giorno della festa Edith gli si buttò addosso, non so bene cos'è accaduto, ma lei si dichiarò ed il giorno dopo finse di non ricordare niente, cosa non vera, che venne a scoprire tramite Liam, e ovviamente a Liam lo disse detto Am, ormai persa negli occhi verdi del mio amico.

Sapevo che erano scomparsi entrambi, verso le due e venti, quando Ella dormiva, li vidi passare mezzi ubriachi, e da lì molti iniziarono a domandarsi dove fossero finiti, rimasi zitto, per privacy.

Non durerà molto tra Am e Liam, posso garantirlo, Liam non è il tipo da relazioni e Am è colpita dall'infatuazione, ma sarà bello vederli così finché durerà.

Quanto a me, a volte sento il bisogno di qualcuno che mi stia vicino, un posto sicuro, ma non sto con qualcuno da Joicy e non è il momento per pensare all'amore.

Diciamo che quella con Joicy non fu proprio una relazione seria, eravamo molto più piccoli, è vero che con lei ho avuto le mie prime esperienze, essendo anche lei più grande, ma nessuno dei due aveva preso seriamente la cosa, avevo quindici anni, ero stufo di essere l'unico a non essere fidanzato, e siccome sembravo più grande, Joicy Clark posò gli occhi su di me.

Pensandoci, non la vedo da un secolo, chissà com'è ora che avrà quasi vent'anni.

—Ehi, Nate, ricordi di Joicy Clark?— domandai curioso.

Non ci parlavo spesso con Nate, non mi piaceva la persona che era, ma lo usavo a cazzi miei, ad entrambi traeva vantaggio avere contatti l'uno  con l'altro.

—Joicy, come no! Tanta roba, quella— risponde ridendo.

—Hai qualche contatto con lei? È occupata?— continuo a domandare.

—Mh, di tanto in tanto ci vediamo— dice facendo spallucce— e no, non è occupata, quella è sempre disponibile— ironizza, e con la coda dell'occhio vedo arrivare Am ed Edith, vedo arrivare guai.

Dylan non ha la testa a posto di questi tempi, e che Edith venga alle partite la cosa può solo aggravarsi.

—Ciuchino!— sento esclamare, e poi vedo Dylan dare il cinque a qualcuno.

—Smetti di chiamarmi così!— sento dire da Ella per poi dargli un colpetto sulla spalla, era leggermente più bassa di lui, quel ragazzo si sarebbe fatto venire la scoliosi in questo modo.

I miei stessi pensieri mi causarono una piccola risata.

—Vuoi riprovare con Joicy?— mi distrae Nate.

—Non parlare troppo presto, devo vedere com'è diventata— spiego in modo del tutto ironico.

—Parli come se fosse scontato che tornerebbe con te— dice.

—Chi non tornerebbe? Non per essere modesto, ma me lo posso permettere— affermo indicandomi.

—La superbia è il peccato per il quale Lucifero cadde dal cielo, Damiàn— sento dire da Ella alle mie spalle.

—Non ti hanno insegnato a non ascoltare le conversazioni altrui?— rispondo imitando la sua voce del giorno prima.

—Che succede?— domanda Edith dopo aver salutato Dylan con la mano. Ipocrita.

Poi si avvicina, e saluta me. Povero testardo, è proprio illuso.

—Ella era sul punto di dirmi che morirebbe per essere Joicy Clark— la prende in giro Nate, ma come al solito Ella non capisce.

—Chi è Joicy Clark?— domanda, vedo Dylan mettersi una mano in fronte e ridere mentre Nate la guarda con un sopracciglio alzato.

—Non farci caso El— dice Edith— è una ragazza con la quale Nate se enrolla.

Oh rayos, Dylan puoi controllare se c'è l'hai ancora?— apre gli occhi come piatti e scoppio a ridere vedendo che Dylan le tiene il gioco— Dith, mettiti subito il cappotto, non farmi arrabbiare.

—Scusa mamma— ironizza Edith.

—Anch'io non ho il cappotto, non mi dici nulla?— chiede sarcastico Nate.

—Mi preoccupo solo per le persone che voglio bene— risponde lei.

—Meglio che andiamo a sederci— propone Edith, ed Ella la segue.

—Se non fosse così acida ci metterei un cinque minuti a sfondarla— sento la mia faccia diventare qualcosa di indescrivibile pensando alla scena.

—Saresti un ritardato, altrimenti— spiega Dylan.

—Non credo si lascerebbe toccare da te— rifletto io.

—Non credo si lascerebbe toccare da qualcuno in generale— aggiunge Dylan— anche se la sfiori soltanto per sbaglio ti si accanisce contro.

Mi morsi il labbro, trattenendo un sorriso per aver pensato alla sera del compleanno di Edith, quando si lasciò andare e mi si attaccò come una bambina.

—Parlate per voi— mi lasciai uscire.

—Un momento, c'è qualcosa che non so?— chiese Dylan.

—Il congiuntivo, si.

—Lascia perdere Dy, quella può essere solo il tipo di qualche camionista arrapato di mezza età— okay ora basta.

—Ascolta Nate, se non vuoi che finisca di spaccarsi la faccia, ti conviene non rivolgermi la parola— Dylan era ancora arrabbiato per la questione con Edith, anch'io lo sarei se qualcuno toccasse la mia migliore amica in quel modo.

—Eppure hai appena finito di dire che la sfonderesti— rifletto io.

—Ma solo per farla stare zitta, così rimane senza poter camminare per un paio d'ore— disse con tranquillità.

—Ora basta. Vatti a cambiare che tra un po' iniziamo— dico per poi mandarlo agli spogliatoi.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now