C A P I T O L O 13

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E L L A

Casualmente la mia amica doveva essere malata il giorno in cui c'è la verifica di matematica, e soprattutto il giorno in cui piove a dirotto, ovviamente Edith non è malata, ma da quando accadde la questione tra lei e Nate le sue assenze sono più frequenti, e come se non bastasse il meteo prevede esattamente un temporale, mia madre oggi è uscita prima, senza sapere che avrebbe piovuto, così mi viene in mente che in questo momento potrebbe essere senza ombrello.

La chiamo e mi fa sapere che si trova al coperto, e scopro amche che tutti gli ombrelli sono dietro al cofano della sua auto, li teniamo lì per qualsiasi occasione, e ora sono bloccata.

Si offre per tornare e accompagnarmi a scuola, ma glielo impedisco.

Inizia a piovere sempre più forte, e inizia farsi l'ora di andare. Mi passa per la testa di non andare a scuola, ma non posso saltare matematica, mi sono promessa di riuscire a prendere dei buoni voti in questa materia -i buoni voti in matematica per me equivalgono alla semplice sufficienza-.

Gli scorsi anni, nella vecchia scuola gli unici voti che riuscivo a prendere erano il sei meno e il cinque e mezzo, inizialmente credevo che fosse per le assenze fatte, quindi per questo non capivo, poi ho iniziato a credere di essere discalcula, non riesco ad imparare le tabelline, non so leggere l'orologio, non so fare i conti a mente e non so non farli senza le dita, poi mi sono convinta del fatto che non fosse così, sono solo disattenta.

La cosa che mi infastidisce però, è che eccello in tutte le altre materie, la scuola per me è una priorità, non la trascuro mai, ma non so perché, con questa benedetta materia non riesco a restare connessa.
Mi alzo moralmente le maniche e mi preparo a fare una corsa, nonostante abbia una vergogna tremenda, apro la porta pronta per iniziare ad aumentare il passo, metto invano la cartella sulla mia testa, che intanto mi sfracella il cranio per quanto pesa, e inizio a correre.

L'acqua inizia a cadere interrottamente su di me, e mi preoccupo per i libri sulla mia testa che potrebbero bagnarsi, come avevano già fatto i miei vestiti insieme ai capelli già fradici per il diluvio, sento un tuono e capisco che la cosa è seria, quindi al posto di camminare a passo veloce, inizio a correre sul serio.

Probabile decisione sbagliata, che mi fa quasi avere un infarto mentre quasi scivolo su un tombino, per fortuna riprendo l'equilibrio e ritorno a correre, altra decisione sbagliata che stavolta mi fa cadere, e ovviamente mi ritroverò dopo con le ginocchia piene di lividi, da quando ho iniziato a regolarmi col cibo se urto da qualche parte, anche in modo leggero, subito si creano dei lividi, per questo mi ritrovo macchie violacee addosso senza sapere nemmeno da cosa sono generate.

Mi rialzo e mi rassegno.

Ormai sono già fradicia, che continui a correre o meno è inutile dato che è ancora presto, così mi tolgo la cartella dalla testa e inizio a camminare come se nulla fosse, a passo veloce, ovvio.

Divertita mando una foto della mia condizione ad Edith e le scrivo che mi manca, lei è la sua auto.
Sento dei passi correre dietro di me, e infine qualcuno che mi tocca la spalla, cosa che mi fa voltare di scatto spaventata.

-Hasta debajo de la lluvia te encuentro, rubia.- Dice una voce- Sicura che non mi stai seguendo?

-Oh Santo Cielo.- Mi lascio scappare- A questo punto credo che sia tu a seguire me!

-Può darsi- dice facendo spallucce.- Io per lo meno uso un ombrello vero.

-Questo lo avevo notato- rispondo a tono-Uau Damiàn, sei proprio gentile a farmi un po' di spazio sotto questo cavolo di ombrello- dico ironica.

-A quale scopo, sei già fradicia- dice continuando a camminare.

-Forse per non farmi morire di polmonite?

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