C A P I T O L O 16

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E L L A

Mi guardo dalla fotocamera del telefono, non sono così oscena, il trucco mi ha aiutato.

Non mi interessa tanti del mio colorito, ho la carnagione chiara, quindi non è un problema, ma il mio nasa fa continuamente starnuti, ho già finito un pacco di fazzoletti e ho la faccia arrossata, per gli sforzi dei capillari ogni volta che soffio il naso, per lo meno sembra blush.

Achù!—starnutisco mettendo le mani davanti al naso.—Dith, per favore, un fazzoletto.

Edith cerca i fazzoletti per poi trovarli dopo tre ore, nelle quali ho starnutito altre tre volte.

—Sei tutta rossa— osserva.

—Non l'avevo notato— ironizzo con la voce rauca a causa del raffreddore.

—Saresti dovuta rimanere a casa.— riflette lei.

—E prendere altre assenze? No grazie.— rispondo.

—Guarda che sono per una giusta causa, sei malata.

—Sai che ho un mezzo trauma con le assenze, gli scorsi anni ne ho fatte così tante che per poco non mi bocciano!

—Fa' come vuoi. Io inizio ad entrare, devo ripetere per l'interrogazione.— dice.

—Che materia?— domando.

—Letteratura— risponde alzando gli occhi al cielo per poi andarsene.
Quanto a me, con la letteratura andavo più che d'accordo, è una delle materie che più serve nella vita, non come l'algebra.

—Ti sei abbronzata?— domanda Dylan vedendomi.

—No, ho fatto una doccia sotto la pioggia— rispondo sorridendo.—Sai che ore sono?

—È ancora presto, non farti assalire dall'ansia.

—Io non sono ansiosa— rispondo squadrandolo.— Credo di dover parlare un po' con te, biondino.

—Ho fatto qualcosa di sbagliato?— domanda incredulo.

—No, non hai fatto nulla.

—E allora qual è il problema?— torna a domandare.

—Che non hai fatto nulla— rispondo.

—Credo di non aver capito.

—Bhe io invece sto capendo tante cose— dico per poi voltarmi e andare in classe.

Dylan sapeva perfettamente a cosa mi riferivo, quando Edith uscì con Nate, il giorno dopo sia quest'ultimo che Dylan si sono ritrovati con un labbro rotto e un occhio nero, e che non mi vengano a dire che l'ha fatto perché è il suo migliore amico, mi rifiuto di crederlo.

Entro in classe starnutendo, e mi accorgo di aver finito i fazzoletti.

Grazie vita.

Per fortuna so trattenere gli starnuti, e per un po' ci riesco, poi inizio a tossire e starnutire contemporaneamente, uno dietro l'altro.

Stavo dando fastidio, e per questo ogni due per tre chiedevo scusa alla professoressa, misi una mano all'altezza della gola per impedirmi di tossire e con l'altra mi tappavo la bocca, stavo diventando viola, e come se non bastasse avevo la nausea a causa del setto nasale otturato.

Non ne posso più e ricomincio a tossire, poi sento uno sbuffo dietro di me, e il rumore di varie cerniere che si aprono, giuro che se si azzarda anche solo a dirmi qualcosa mi giro e gliene dico quattro.

—Ella, vuoi uscire un po' fuori?— domanda gentilmente la prof.

—No grazie, sto bene— dico.

—Bhe, non direi...— suppone— Perché non esci, prendi un po' d'aria e poi ritorni?

—D'accordo— dico con imbarazzo.
Qualcosa di solido mi urta la schiena, al che mi volto e vedo che era una penna, poi alzo gli occhi.

—Prendili— dice Damiàn indicando un pacchetto di fazzoletti che aveva tra la mano. Non stava sbuffando, stava cercando i fazzoletti, per me.

—Grazie mille— rispondo prendendo I fazzoletti e uscendo fuori più sorpresa del dovuto.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now