C A P I T O L O 33

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D A M I À N

Amami o odiami, entrambi sono a miofavore. Se mi ami sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odi sarò sempre nella tua mente.
WILLIAM SHAKESPEARE

Giuro che era insopportabile la sua testardaggine, ma era ancora più insopportabile la mia mania di starle dietro.

Di starle vicino.

Non avrei mai ammesso che fosse anche solo un po' attraente la sua prontezza, nonostante lo dimostrassi ogni volta che parlavo con lei, inevitabile quindi la voglia di farla cadere dal piedistallo.

La cosa ridicola è che mi bruciava la sua inconsiderazione verso di me.
Ma sinceramente non merita spazio nei miei pensieri, ci sta già rimanendo più del dovuto.

-Ora dimmi dove trovare un amico migliore di me che ti accompagno persino a casa- si vanta Liam.

-Come se fosse un disturbo, quando finisco di lavorare tu finisci di fare festa- rispondo salendo in auto.

-Quello è un dettaglio- chiarisce- e poi tu sei ancora piccino, non puoi mica camminare da solo.

-Per otto mesi?- giuro che aspettavo i diciotto anni solo per prendere la patente- Come mai Am non si è opposta alla tua uscita?

-Ehi, ci stiamo sentendo, non è la mia padrona.

-Sentendo? Credevo fosse qualcosa di più- e invece no, sapevo come sarebbe finita.

-Non ce la faccio amico, è possessiva, mi sta addosso ed è... troppo- spiega.

-Troppo cosa?

-Troppo tutto. Crede che io sia innamorato, ma non credevo che avrebbe preso tutto come una cosa seria- disse- ed io non voglio impegnarmi con nessuno in questo momento.

-Allora non dovresti reggerle il gioco, sta con una che come te non vuole qualcosa di serio- propongo.

-È che... mi dispiace Dam, non posso lasciarla così.

-Se la prendi in giro è peggio- dico.

-Non la prendo in giro, cerco di farglielo capire.

-Evidentemente non basta.

-Dici che dovrei lasciarla?

-Non puoi lasciare qualcuno con il quale non stai insieme- cito.

-E allora cosa dovrei fare?- chiede scocciato.

-Aspetti che te lo dica io?

-Ma che ne so, dammi un consiglio almeno- io che ero messo peggio di lui?

-Parlale.

-Bhe fin qua ci siamo, ma cosa devo dirle?- chiede.

-Ciò che hai detto a me, che non sei pronto per una relazione- rispondo.

-La fai troppo semplice.

-Allora fa ciò che senti.

-Non credo che finirebbe bene.

-Non finirà bene in ogni modo- affermo.

-Ho deciso.

-Cos'è che "hai deciso"?

-Entro il venticinque di questo mese la farò finita- sembra convinto.

-Sicuro?

-Si, lo farò.

-E se non senti nulla perché stai iniziando ad amarla?- di solito è così.

-Lo saprei.

-Riflettici- forse sto insistendo troppo.

-Non c'è nulla da riflettere.

Devo parlare col mio capo, non sembrava qualcosa di brutto dal messaggio, quindi si sarà deciso a darmi un aumento, o almeno spero. A distrarmi è una chiamata.
Daniel? Cosa vorrà a quest'ora?

-Pronto?

-Dam, ci sei?- aveva sicuramente bisogno di qualcosa.

-Eh... si, dimmi.

-Stai andando a parlare col titolare, giusto?- come faceva a saperlo?

-Si, stavo per farlo- affermo.

-Bhe non andarci.

-Come?- chiedo confuso.

-Non andarci, fidati di me, rimanda!- c'era qualcosa che non quadrava.

-Ma perchè?- domando.

-Vuole licenziarti Dam, come ha fatto con me!

-Impossibile...

-Si che lo è! Sta licenziando tutti senza liquidazione.

-È illegale, non può farlo.

-Per questo ti dico, non andarci!- insiste.

-Proprio per questo invece ci andrò!- esclamo- non può lasciarci senza liquidazione.

-Santo cielo- sento dire- Sei proprio testardo, te lo dico come se fossi un fratello maggiore, non andarci!

La cosa mi puzzava...

Non mi fidavo di Daniel, per quanto cerchi di dimenticare non ci riesco.

L'anno scorso, i primi mesi nei quali avevo iniziato a lavorare, scomparvero dei soldi dalla cassa, il capo se ne accorse e Daniel diede subito la colpa a me, inutile dire che fu lui a rubare e che per fortuna le telecamere registrarono tutto, ed era anche stata una mossa idiota la sua, dato che quello era il mio giorno libero.

Accadde di tutto quella settimana, Daniel tirò fuori un paio di scuse e siccome era di famiglia, i responsabili chiusero un occhio, io intanto avevo quasi perso il lavoro e la dignità, sorprendentemente il capo mi chiese scusa e anche Daniel.

-D'accordo, ci penserò- Grande cazzata, dovevo arronzarlo e togliermelo di torno.
Mi avviai sul posto di lavoro dove mi aspettava il titolare per parlare.
Iniziai ad avere un po' di ansia.

-Jóven!- saluta- puntuale come sempre.

-È il minimo, signore- che bel ragazzo educato ero, no? Mi stavo preparando al peggio.

-Ti chiederai perché ti ho convocato qui.

-Ho qualche idea- ammetto.

-Illustrami le tue idee allora- propone.

-Un collega mi ha chiamato dicendo che avrebbe dimesso tutto il personale- la sua faccia sembrava un po' sconcertata.

-Io non ho licenziato proprio nessuno- chiarisce- ho solo cacciato un ladro approfittatore- alzai le sopracciglia, Daniel lo aveva rifatto- Di certo non licenzierò un ragazzo come te.

-Allora perché mi ha convocato?

-Bhe perché in meno di due mesi cambieremo posizione, i sposteremo in un altro quartiere, e avevo bisogno della tua conferma, se potevi continuare a lavorare per me- spiega- nel caso in qui non saresti venuto o avresti rifiutato, avrei cercato altro personale.

Che bastardo, voleva farmi licenziare.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now