C A P I T O L O 38

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E L L A

Condividiamo spesso il nostro mondo interiore,
con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo.

Goethe

Io?
Oh, io invece di prepararmi sto ridendo da trenta minuti per una battuta squallida sui disturbi alimentari.

"Sei per caso il mio peso?
Perché non smetto di pensare a te".

Lo so, ho l'umorismo rotto.
Devo dire che non si dovrebbe scherzare su queste cose, ma a volte l'autoironia ti salva dell'eterna angoscia.

E in più dovevo distrarmi da ciò che era accaduto due giorni fa...

Ero da mio padre, avevo preso sonno da poco quando mi arrivò una chiamata di Ivan.

Era da un po' che iniziavo a non rispondergli, tutti i suoi messaggi avevano un controsenso a sfondo sessuale, ed io lo ignoravo, e sinceramente ho provato a bloccarlo, ma mi contattò con un altro numero, mi insultó dicendomi di essere una puttana, e allora lo mandai a fanculo, lui e tutti i suoi contatti.

Erano le quattro di mattina, era palesemente ubriaco ed ansimante, all'inizio credevo che fosse ferito, volevo aiutarlo, ma poi...

—El, ti accompagno io dalla tua amica— propone gentilmente mio padre.

—Dobbiamo prendere anche Edith— avviso.

—Ho visto la foto sulla tua storia, stai diventando fin troppo bella.

—Magari— aggiungo.

—Devi avere autostima El— mi sprona.

—Io ho autostima.

—Allora non buttarti a terra— dice— come va con i tuoi amici?

—Bene, sto cercando di aprirmi di più— spiegai pettinando i capelli, non avevo intenzione di truccarmi.

—Stanotte rimani di nuovo qui?

—No, ho i libri per domani dalla mamma— avviso— tu puoi accompagnarmi, no?

—Come no— assicurò— guarda un po' dove sono finito, ad accompagnare i miei figli in un'altra casa— disse ridendo falsamente— Ah, quanto è bella casa mia... quanto è bella, e quella l'ha abbandonata, che vergogna...— sospirò.

Non avevo nemmeno la voglia di rispondere.

Il fatto che dovessi andare a casa di Am mi spaventava, era da giorni che non rispondevo ad Ivan, o comunque mi comportavo in modo freddo, lui voleva di più e io non potevo, anzi non volevo darglielo, la nostra differenza d'età si sentiva poco, se non fosse per le sue domande inquietanti.

Dopo un po' iniziava ad essere possessivo,
mi chiamava, dice che verrebbe a rimboccarmi le coperte, mi chiama bambina, e può sembrare normale, ma lo fa in modo perverso, per questo ho smesso di parlargli.

Am aveva una bella casa, era uno stile moderno e i colori si dividevano tra il grigio ed il bianco, mi trasmetteva vibes da film.

Dith non me l'aveva detto esplicitamente, ma Am stava male, Licia si era lasciata scappare che dopo anni, ja dovuto sedare il suo gatto Shirley, non mi va di pensare a questo, altrimenti finirei per piangere a causa del crollo emotivo di questi giorni.

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⏰ Last updated: Oct 29, 2023 ⏰

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