C A P I T O L O 15

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D A M I À N

Mia madre, al contrario di molti mi ha insegnato ad essere educati, e siccome anch'io dopo la camminata sotto la pioggia ho preso il raffreddore, bensì più leggero, le ho mandato gli appunti.

Che poi non devo nemmeno giustificarmi, non c'è motivo.

Giusto?

Mi sentivo un tantino in colpa, l'ho fatta aspettare sotto la pioggia facendola bagnare ancora di più, eppure di solito quando qualcuno non mi va a genio lo ignoro, con Ella mi riesce difficile.

Oggi era tornata a scuola, raffreddata, infreddolito, e con la stessa voglia di rompere i coglioni, anche se più silenziosa, sembrava addirittura dolce, ma solo quando stava zitta, e magari col naso arrossato, gli occhi lucidi e le mani da bambina avvolte nei guanti neri che ogni tanto toglieva per fastidio, era proprio come Abbie, le infastidita tutto.

Non so perché mi ricorda così tanto lei, ma ogni tanto mi trasmette la stessa pace, simpatia e tranquillità di mia sorella, mi facevo prendere da quell'istinto protettivo che avevo con lei, poi ricordavo che Ella non era mia sorella, non credo che con lei ci potesse mai essere qualcosa di fraterno, tanto meno mia amica, credo.

Era evidente che ci fosse una forte attrazione, la bionda seduta affianco a me nelle lezioni di letteratura mi guardava, eccome se mi guardava, molto attentamente, specialmente quando leggevo, come io la guardavo esaurirsi nelle ore di matematica dove non capiva letteralmente un cazzo e mi veniva da ridere.

Ella leggeva bene, di solito aveva una voce squillante, ma quando leggeva mi rilassava, era espressiva, rispettava le pause ed aveva un linguaggio fluido, ci credo che era la cocca dei prof che insegnavano materie umanistiche.

E non solo in classe, era inevitabile ignorarla quando si disfava dei soliti vestiti larghi che usava nel corso della settimana, e magari il venerdì o il sabato sera, diventava letteralmente un'altra persona.

Ero abituato a vederla tutti I giorni con vestiti oversize che non la valorizzavano abbastanza, e lo so perché quando riesco a vederla vestita in modo diverso, con qualcosa che la fascia il corpo e non la lasci svolazzare all'interno, stava così dannatamente bene.

A

pparentemente piena di confident ma così piena di insicurezze, lo vedevo dai suoi capelli che le coprivano il volto, la giacca che metteva furtivamente sulle cosce non appena si sedeva, le dita che venivano torturate inosservatamente dalle sue stesse mani... era brusco il modo in cui voleva apparire in un modo che non era, poteva riuscirci, ma non per me.

Ella era bella, cazzo se era bella, e non l'ho mai negato, insopportabile, fastidiosa, lunatica, esaurita, testarda, ma bella.

Non aveva motivo per essere insicura, non ne aveva nemmeno uno.

E giuro quando la vedo nascondersi inosservatamente dagli altri, coprendosi, o occultando le parti più normali del suo corpo, come le mani, avrei voglia di farle capire cos'è capace di provocare e fare, ma so che non sarebbe il modo adatto, equivarrebbe a sessualizzare il suo corpo, e non è quella la mia intenzione.

In ogni caso, non sono fatti miei.


Troppi film Dam, Ella è saccente, eccentrica, essere insicura è l'ultimo dei suoi problemi.

Giusto, magari è così...

Il telefono per Abbie è stata una buona idee, gli ho insegnato come usarlo e le riesce facilmente, abbiamo provato e ora sa come chiamarmi, c'è solo un problema.

Le ho fatto promettere di non dire parola di tutto ciò alla mamma, e sembrava aver capito, ma è pur sempre una bambina di sei anni, potrebbe parlare da un momento all'altro, e questo non mi lascia tranquillo.


Questione di fiducia Where stories live. Discover now