C A P I T O L O 10

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E L L A

-Mamma se non stacchi immediatamente quel telefono me ne vado!- Grido esausta dalle urla che stava dando da trenta minuti. Si era messa in testa che mio padre si fosse rifatto una vita e mi aveva svegliato alle otto di mattina, di domenica, per dirmi che aveva le prove del fatto che avesse un'amante.

-E continua a non rispondere questo bastardo. Io te lo sto dicendo, da grande capirai, quando avrai dei figli- continua ad urlare- Quell'uomo non ci tiene alla sua famiglia, e tu gli stai dietro, io un padre così lo avrei odiato!

-Mamma non ti ascolto- continuo a ripetere.

-Ah non mi ascolti? E invece mi devi ascoltare. Sei grande, devi saperle certe cose!

A quanto pare per entrambi ero grande da quando avevo quattro anni.

-Chiamalo tu!- insiste- Chiamalo!- dice passandoci il telefono, gli faccio uno squillo per poi staccare di mia spontanea volontà.
Vedendo che ero io ad aver squillato mi richiama, ma mia madre mi prende il telefono da mano come una furia, graffiandomi accidentalmente il palmo, senza nemmeno rendersene conto.

-Estefan è l'ultima volta che ti chiamo, tua figlia ti ha chiamato dieci volte!- mente- ora se avessimo avuto bisogno d'aiuto? Ah no certo, eri troppo impegnato a fotterti le tue amichette, alla tua famiglia non ci pensi.- dice urlando, e un bruciore mi sale dentro come era solito fare, ormai conoscevo quella sensazione.

-Mamma dammi il mio telefono, ora!- Grido.

-Ascolta Ella, ascolta, tuo padre va' a puttane, te lo dico io!- continua ad urlare, al che gli strappo il telefono dalle mani.

-Ma chi sei? Chi sei per dire queste cose? Nessuno sei mamma, nessuno, non ne hai il diritto.

-Questa è la dimostrazione che cento madri sono buone per un figlio ma non un figlio per cento madri!- esclama.

-Io? Io non sono buona? Sono anni che sopporto le vostre stronzate da adolescenti immaturi!- Questa volta sono io ad urlare, e quando urlo sembro cattiva...-E tu hai il coraggio di dirmi che non sono buona?- domando buttando il telefono sulla spalliera del letto.- Tu non stai bene, sei una psicopatica!

-Ma non ti vergogni? Sei una finta calma, ti spacci come una brava persona e poi con me sei un animale- dice lei con tono schifato.-Dio te la farà pagare.

-Cosa? Hai appena detto che mio padre va' a puttane solo perché non ti ha risposto al telefono e io sarei quella che deve vergognarsi? Ascolta, vuoi che Kate diventi come me? Vuoi che faccia la mia fine?!- urlo ancora.

-Ma chi ho generato? Chi cazzo ho generato?- dice guardandomi.

-Vaffanculo- urlo per poi sbattere la porta.

Nella mia mente ci sono flashback di ogni specie, ricordo che una volta durante una litigata minacciò di chiamare la polizia perché stavo urlando, e molte volte ha ripetuto che una volta crescita era sicura che l'avrei picchiata, questo mi stringe il cuore... io non sono pazza, non metterei mai le mani addosso a mia madre e quando mi arrabbio non lo faccio per caso.

Così si potrebbe pensare che stare con mio padre sarebbe meglio, e invece no.

Mentre mia mamma continuava a dire cose come quella dette in precedenza, come se lo avessi chiamato, mio padre mi telefona.

-Cariño- saluta lui.- Mi hai chiamato?

-Si ma non era nulla di importante.

-El, non ho risposto perché stavo lavorando e..- inizia a spiegare.

-Non mi interessa.- rispondo secca.

-Bene, come mai sei già sveglia?

-Le urla della mamma.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now