C A P I T O L O 34

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E L L A

Passato

-Non dire nulla- disse mio padre riferendosi alla mia paura per le analisi.

Mia madre non era venuta, aveva l'auto rotta, e in ogni caso non avevo intenzione di far entrare nessuno dei due, per nessun controllo.

-Queste persone sono qui perché Dio l'ha voluto, tu non sai nemmeno perché sei qui!- esclamò riferendosi ai pazienti che si dirigevano a fare la chemioterapia.

-Dio non vuole questo, non è lui a mandare i tumori- non rispose alla mia riflessione.

Entrai in sala, da sola per mia volontà, mi sedetti col cuore a mille, forse per la paura che dovessero bucarmi più volte il braccio o per i risultati delle analisi.

Mi ero promessa che sarebbero dovute uscire uno schifo, così che non mi diagnosticassero disturbi come la bulimia o il binge eating, il mio incubo.

Si, mi ero informata, da anni ormai.
Se dovevo soffrire di un disturbo doveva essere l'anoressia, per questo mi imposi di non mangiare nel periodo nel quale scrivevo il diario alimentare, un'altra follia.

Mi facevano scrivere di tutto, cosa mangiavo, l'ora, il giorno, il posto, la quantità e persino ciò che provavo, come se gli interessasse.

Sapevo che anche se mi avessero diagnosticato l'anoressia atipica mi avrebbe punito, perché era atipica, perché ero sovrappeso, nonostante fossi convinta di non soffrire di nulla.
Sapevo di stare bene.

E proprio per questo, la volta prima del day hospital, quando mi chiesero perché ero lì, risposi che mio padre mi aveva obbligato, ma non andò esattamente così, questa stupida storia inizia molto prima dei miei quattordici anni...

Guardai istintivamente tutte le boccette che dovevano riempire col mio sangue..
Erano tante.

E qui iniziò a farsi sentire un po' di ansia.

Non sentii nulla, la dottoressa fu bravissima, ma continuava a darmi del lei, ed io avevo voglia di vomitare.

Mi odiavo per questo, sapevo perché mi dava del lei, perché ero in sovrappeso, perché ero grassa, perché sembravo più grande.

Le persone per strada mi scambiavano molte volte per una donna grande, per il seno prosperoso e la mia costituzione da far schifo, o per lo meno da far schifo a me, ad altri piacevo su certi aspetti.

Mi prendevano in giro per il fisico ma mi guardavano il culo, uno una volta è arrivato a dirmi che mi scoperebbe.

Quel giorno volli piangere, ero sempre stata una ragazza di casa, e ho solo quattordici anni, vedere la mente perversa di certe persone mi fa venire la nausea e mi fa sentire esposta, nonostante il mio abbigliamento consono e accollato (ma non troppo).

Dopo le analisi salii al primo piano, mi portarono in una stanza per farmi un elettrocardiogramma, anche questa volta senza mio padre.

Conoscevo la ragazza che mi stava visitando, era una delle specielizzande presenti alla visita dell'altra volta, è dico ragazza perché non so se è una dottoressa o infermiera oppure una specializzanda.

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