C A P I T O L O 31

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D A M I À N

Non si dimentica niente,
le cose cambiano solo posto
ma rimane tutto dentro.

Sigmund Freud

Avevo tre ore di sonno, a malapena riuscivo a reggermi in piedi, avevo bisogno di un caffè.

Guardai l'ora e fra dieci minuti sarei dovuto uscire di casa, così presi un bicchiere di cartone e lo riempii quasi tutto di caffè amaro, bel modo di iniziare la giornata, lo so.

Fuori scuola c'era tensione, molti oggi avrebbero dovuto affrontare la verifica di fisica, per lo più in prima ora, ma non io, oggi toccava al laboratorio di scienze, ed era una grazia dato che finivano sempre per non fare nulla.

Io intanto mi sentivo uno stupido, ieri avevo il giorno libero ma avevo fatto le ore piccole per litigare con mia madre, poi avevo amichevolmente visitato l'account Instagram di Ivan, quello aveva lo sguardo da svitato, e poi a breve avrebbe compiuto ventisette anni, non avrebbe dovuto nemmeno avvicinarsi ad Ella.

Ora basta però, altrimenti sembrerà che mi interessa.

Nate stava ripetendo per fisica, non l'avevo mai visto così ansioso, aveva tutte insufficienze e da questa verifica dipendeva la sua media, se non voleva ripetere l'anno avrebbe dovuto studiare, Dylan invece lo aiutava, se il suo si può definire aiuto.

-Che c'è? Hai paura Nate?- domanda Ella.

-Ora che ti vedo si- risponde lui e per un attimo mi viene da ridere, sento lo sguardo fulminante di Ella e soffoco la risata con l'ultimo sorso di caffè.

Continuarono così fino all'orario di entrata, poi ci recammo in aula, e la professoressa Blanco era anche oggi di buon umore.

-State seduti!- ordina, anche lei aveva dormito male- In silenzio!

Dopo che la classe aveva obbedito ai suoi ordini, fece un respiro profondo e iniziò a parlare.
Come si fa a stare così di prima mattina?

-In silenzio, con calma, vi alzate, e per file vi avviate in fila indiana verso la porta- spiega- E non ho intenzione di ripeterlo due volte!

Ci alzammo con cautela e ci avviammo verso il laboratorio, io intanto non sapevo nemmeno cosa dovevamo fare.

Entrati in quella stanza si divisero in coppia.

-Cooper- chiama la professoressa- Tu stai in coppia con me.

Aprii gli occhi leggermente sorpreso.

-Meglio non rischiare, non vorrei che rompessi qualcosa- ripete l'insegnante.

-Andiamo prof, lo sorveglio io- imploro poggiando la mano sulla spalla del mio amico.

-No Harrison, meglio non rischiare- continua lei.

-Per favore- prega lui.

-Ho detto di no.

-Allora dovrò lavorare da solo- dico facendo spallucce, ma lei alza le sopracciglia truccate male e mi indica qualcosa dietro di me, volto il capo e noto una chioma bionda uscire da un camice bianco- Sul serio?- chiedo.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now