capitolo 9

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aprii gli occhi di botto.
il battito era accelerato e un dolore alla testa mi diede la sensazione che potesse scoppiare da un momento all'altro.
mi ci vollero minuti prima di mettere a fuoco la stanza in cui ero e abituarmi alla luminosità elevata della sala.
Raggi di sole che filtravano dalla finestra laterale mi fece capire che il mezzogiorno era ormai passato.

voltai la testa e, acquistata la mia lucidità, riuscii a capire bene dove mi trovavo.
camera di Blake.
non mi stupii di me stessa, dato che ormai la riconoscevo come se parte di casa mia.

il cuore ricominciò a correre nella cassa toracica quando alzai lo sguardo e incrociai un paio di iridi azzurri che mi fissavano con un misto di confusione e serenità.

si era appena svegliato anche lui.
capii la confusione di Blake solo quando
percepii la sua erezione che spingeva sul mio stomaco.
Ero letteralmente distesa sopra al suo corpo, le coperte erano ormai stropicciate ai piedi del letto.

-Immaginavo ti piacesse il mio cazzo, ma dammi tempo, almeno.- Mi schernisce con la sua voce roca di prima mattina.

mi levai subito dal suo calore e feci un balzo verso l'altra parte del letto.
non riuscii neanche a pronunciare una parola, che nella mia mente si insidia un flash di ieri sera.

oh...

-Blake...- lo richiamai, in confusione.
Mi portai una mano alla tempia, ancora pulsante.
Alzando la testa notai che lui si stava rivestendo, indossando una tuta sportiva grigia e una canottiera di lycra nera.

ma perché devi essere sempre così attraente?

-Si, Carotina?-
mi rispose solare, facendo appello a quel fastidioso nomignolo che mi aveva assegnato la prima volta che ci siamo visti.
Mi chiamava in quel modo quando voleva infastidirmi, e c'era riuscito alla grande.

-Cos'è successo?-
Infondo lo sapevo cosa era accaduto.
Volevo soltanto sentirmelo dire, perché non riuscivo a realizzare davvero il modo in cui non riuscivo ad essere arrabbiata con lui.

-Ti sei semplicemente addormentata e ti ho riportato a casa mia per la notte.
Altre spiegazioni?-
Disse avvicinandosi a me, che intanto mi ero seduta di nuovo sul letto.
Era pronto e sistemato solo dopo pochi minuti essersi svegliato.
Io invece ero ancora un disastro mezzo addormentato.

mi misi in piedi con l'intenzione di scendere al piano di sotto, ma un dolore lancinante all'interno coscia mi fece barcollare e cadere come una deficiente.

Blake non si risparmiò a ridacchiare.
Subito dopo, però, mi afferrò per la vita e mi sollevò, posandomi sul letto con tale delicatezza da farmi sfarfallare il cuore.

-ieri sera ci sono andato giù troppo pesante, bambina, eh?- mormorò, piegandosi sulle ginocchia per abbassarsi e allineare i nostri volti.

-Se stai cercando di estrappolarmi qualche complimento, non te lo farò, sappilo.-
lo guardai con falsissima indifferenza, tentando al più possibile di nascondergli la verità.
La verità era che mi faceva battere il cuore.
ma non volevo.
Provavo in tutti i modi a spegnere le emozioni come faceva lui, ma non ci riuscivo.

il suo iniziale sorrisetto si trasformò in una vera e propria risata.
Appoggia una mano sul mio volto, carezzandomi la guancia con il pollice.

-Va bene, bambina. sarò andato giu troppo pesante.
ma non pensare che me ne pentisca. mai.
se dovessi andare in inferno per una cosa del genere, mi godrei gli ultimi momenti sulla terra facendoti tremare le gambe.-

il modo in cui lo fissai sorprese entrambi.
Cosa voleva dire con questo?
non riuscivo ad interpretare la sua frase.
Faceva riferimento solo al sesso, o andava... oltre?

Rimasi zitta per alcuni minuti, incapace di esprimere tutto ciò che stavo pensando.
Volevo solo godermi il momento.
Una strana aria di serenità avvolse la stanza e noi non riuscimmo a fare altro che guardarci negli occhi.
in quel momento pensai che non ci fosse niente di più vero che, a volte, gli sguardi dicono più di mille parole.

-Per una volta sono riuscito a zittirti senza ficcarti in bocca il...-

-blake! pervertito del cazzo...-

iniziammo a rincorrerci per tutta la casa, e per poco non inciampai sulle scale.
Le sue risate riempivano il silenzio tombale di quell'abitazione, mentre io non facevo altro che lanciargli addosso tutti gli insulti che conoscevo.
Non sapevo se ridere, o piangere.

siamo proprio una coppia strana.

mi accorsi subito che, arrivati in cucina, lui si fermò di colpo facendomi sbattere contro la sua schiena statuaria.
Si voltò con gli angoli delle labbra all'insù, e mi afferrò per la vita.
in mezzo secondo mi ritrovai premuta al suo corpo come mai non ero stata.

-Che hai da guardare così intensamente?-
Ridacchiai, provando a non far caso alla nostra vicinanza.

-Stavo pensando.-
mi rispose, senza smettere di fissarmi e lasciandomi un' occhiata fugace al seno, nascosto sotto alla felpa gigante che non mi ero mai vista addosso.
Era una felpa scura, con il logo della coca-cola stampato sopra.
Non era niente di che, sembrava anche vecchia.
Però mi piaceva.

-fin qua c'ero arrivata, Blake. A che cosa?-

-Lascia perdere. Vuoi qualcosa per colazione?-

lo osservai a lungo, cercando minuziosamente qualche traccia di insicurezza sul suo volto.
E come sempre, non trovai nulla.
Provare a capire le emozioni di Blake stava diventando il mio passatempo.

-Non mi lascio fregare dalla tua freddezza. A cosa stai pensando,davvero?-
Insistetti, questa volta con più perseveranza.
Lui si allontanò da me velocemente, fingendo di non aver sentito la domanda.

Iniziò a guardare il telefono e sembrò non volerne sapere di rispondermi.
Approfittai della sua momentanea distrazione per andare verso il bagno e darmi una sistemata, prima di tornare a casa mia.

Salii le scale e imboccai un corridoio diverso da quello che portava alla stanza di Blake.
Quello non l'avevo mai percorso, e non ne sapevo nemmeno l'esistenza.
Aprii una porta casuale, sperando di non trovare brutte sorprese all'interno.
Invece, quella sala era enorme.

Immaginai fosse l'ufficio del padre di Blake.
Non l'avevo mai visto, quell'uomo.
A dir la verità, nemmeno sua madre.
Sembrava fossero sempre in viaggi di lavoro, proprio come i miei.
Quello studio era bellissimo.

Aveva uno stile antico e un'enorme libreria rinascimentale copriva tutta la parete sinistra.
guardai sulla scrivania, dove c'erano migliaia di fogli e documenti.
Il mio occhio, però, cadde proprio su uno in particolare.

lo presi in mano, attirata dal nome di un'azienda americana scritto in modo visibile.

-Adam's Enterprice.-
lo lessi a voce alta.
perché... perché suo padre possedeva i fatturati dell'azienda dei miei genitori?

-Sherly, tutto bene?-
La voce confusa di Blake mi colse da dietro. Presa dallo spavento rilanciai il foglio sulla scrivania, insieme a tutte le altre scartoffie.

mi voltai.
-Si... si tutto bene. Cercavo il bagno.-

lui sospirò, rivolgendo lo sguardo verso
il basso.
In mano teneva i miei vestiti.
Forse voleva che me ne andassi.
-Comunque, prima, pensavo a noi.
Se continuiamo in questo modo ci faremo soltanto male a vicenda.-
Disse, tutto ad un fiato.
-Stiamo rischiando grosso-, continuò.

rilassai i lineamenti dapprima tesi.
Mi convinsi che, sul documento, avevo sicuramente letto male il nome di quella società. Lui non poteva avere niente a che fare con i miei genitori.

sorrisi.
-mi è sempre piaciuto giocare con il fuoco.-
gli sussurrai, avvicinandomi .
mi alzai sulle punte e appoggiai la testa alla base del suo collo, inspirando il profumo fresco che portava.

-Prima o poi ti ustionerai.-

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now