Capitolo 23

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"i found love where it wasn't supposed to be.."


quel giorno il sole luminoso che nasceva dall'orizzonte delle montagne accompagnò
il mio risveglio. avevo sorprendentemente dormito da favola e gli uccellini non avevano smesso di cantare una dolce melodia nemmeno per un secondo.

quando mi alzai a sedere sul letto matrimoniale la prima cosa che feci fu guardare la grande finestrata che si affacciava sulla valle, e il grande lago risplendeva dei colori caldi dell'alba. Sorrisi incantata quando un'aquila sfiorò la superficie dell'acqua con un'ala.

tutto di quel posto suonava magia e l'aria quel mattino profumava di erba umida di brina.
sentii che la tela leggera delle converse si stava inumidendo al contatto con quel prato verde. avevo deciso di fare una passeggiata e raggiungere il bacino.

camminando per il boschetto che ci divideva
un piccolo lamento mi giunse alle orecchie in lontananza. mi voltai di scatto e aggrottai le sopracciglia.
-c'è qualcuno?- lo chiesi mentre seguivo quei suoni deboli ma continui.
attraversai quasi metà foresta, riuscendo a prendere dei segni per riconoscere la strada del ritorno.

-chi è?-
capii che non poteva essere un umano, perché quei piagnucolii erano persino troppo acuti.
e ne ebbi la certezza proprio quando poggiai lo sguardo ai miei piedi, e vidi un piccolo coniglietto bianco, rannicchiato su se stesso.

aveva una zampa macchiata rosso sangue, qualche predatore doveva aver provato ad attaccarlo.
-Oh, piccolo...-
sorrisi e mi abbassai lentamente cercando di non spaventarlo.

allungai un braccio ma questo si allontanò provando a scappare, ma il suo arto dolorante lo fece inciampare in un rametto e rotolò al suolo. scoppiai a ridere e lui mi guardò come se volesse uccidermi. era così tenero che avrei voluto morderlo.

-lasciati aiutare, non ti voglio fare male-
mi avvicinai, e piano piano cominciai ad accarezzarlo, poi lo presi in braccio.
lui provò a scappare più volte, ma avevo ormai deciso di portarlo a casa per medicarlo.

presi a camminare per il ritorno con il coniglietto in braccio, ma solo una ventina di minuti dopo cominciai a preoccuparmi. ero ancora in pieno bosco e sembravo non vederne più uscita.

cominciai a correre in preda al panico, non sapevo più che fare.

quella foresta aveva preso le sembianze di un labirinto.

passarono non so quante ore, persi il conto del tempo,avevo sete e le mie gambe erano esauste.

urlai più volte nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma sembravo essere l'unica persona rimasta sul pianeta terra.

mi rannicchiai con la schiena verso il tronco di una quercia e provai a calmarmi facendo qualche respiro, ma le lacrime scorrevano ugualmente sulle mie guance arrossate dallo sforzo.

presi ad accarezzare il batuffolo bianco che tenevo tra le ginocchia, non aveva smesso di tremare da quando lo avevo raccolto, ma sembrava fidarsi di me.

cominciai a tremare anche io, quando ad un tratto alle mie orecchie arrivò un grugnito strano, molto più vicino di quanto dovrebbe esser stato.

bloccai gli occhi, ma alzando la testa vidi un massiccio marrone davanti a me. in me prese la consapevolezza che sarei probabilmente stata caricata da un cinghiale ben presto. il respiro mi si affannò e un urlo uscii dalla mia bocca.
era a due metri da me, mi guardava e dalle sue grosse narici usciva continuamente aria.

era probabile che mi ero inconsapevolmente avvicinata a una tana.
il coniglio si strappò dalle mie gambe e cominciò a correre, almeno lui si sarebbe salvato. i miei occhi non smettevano di produrre lacrime che non riuscivo a fermare neanche con tutta la forza di volontà che avevo.

con lo zoccolo anteriore cominciò a grattare il terreno pronto a caricare verso di me.
chiusi gli occhi, ma non sentii niente.
ero già arrivata in paradiso forse?

piuttosto sentii qualcosa colpire il suolo, le foglie secche che scricchiolarono. e prima il rumore di una... balestra?

sollevai le palpebre ancora piene di terrore,
e quell'animale era immobile, al suolo, con una freccia ben impostata nella pancia.

sentii qualcuno correre verso di me.

-Sherly...-

mi ritrovai davanti Blake Parker, i suoi occhi erano più scuri del solito e in pugno teneva un'arco.

-Ci hai fatto preoccupare.-
il suo tono era distaccato anche se il suo sorriso debole era per me stato un posto in cui rifugiarmi dalla paura appena provata.

-quanto... quanto tempo è passato?-
sussurrai, le mie forze erano al minimo.

-sei sparita per circa cinque ore e non rispondevi al telefono. tua madre voleva chiamare la polizia.-

-mhmh-

avevo capito poco di ciò che mi aveva detto, rimasi a guardarlo e basta. avevo fatto morire di paura mamma e chissà chi altro.
mi sentii sollevare e appoggiai la testa al petto di Blake.

lui mi sorrise e a quel punto fu come se la debolezza era sparita da un momento all'altro, come se quelle labbra incurvate all'insù avessero il potere di donarmi forza.

uscimmo dal bosco, ma non me ne accorsi perché il sole era sparito, al suo posto c'erano nuvole scure come se fosse notte. purtroppo però era pomeriggio.

riconobbi quel posto come il laghetto a cui non ero mai arrivata. da vicino era ancora più splendido: ranocchie saltavano per la sponda e si immergevano nel fiume che affluiva, alcuni pesci si potevano vedere nuotare e l'acqua era cristallina.

un tuono ci fece sobbalzare.
-cazzo..-
Blake imprecò, e riuscì a portarci nella piccola baita di legno lì a fianco, poco prima che scoppiasse a piovere.

quella casetta era di minime dimensioni, ma accogliente.
all'interno c'era un piccolo camino con della legna già all'interno pronta ad essere bruciata.
due sedie a dondolo erano proprio lì davanti, un forno e qualche piatto erano a disposizione su un'isola all'angolo.

il ragazzo mi fece sedere su una poltrona davanti al camino e lo accese.
appoggiò il suo zaino davanti a me, la zip era socchiusa e ci sbucavano due orecchie bianche e pelose.

-Ma.. Blake..-

aprì tutto lo zaino e ci tirò fuori il mio animaletto adottato nel bosco, prima di perdermi. socchiusi le labbra e sorrisi. Lui me lo appoggiò sulle gambe. aveva gli occhi un po' spenti e i due incisivi davanti non restavano fermi.

-E secondo te io faccio scappare il tuo compagno di avventure?-

alzai lo sguardo e mi buttai tra le sue braccia, seguendo un'innato istinto. al primo momento lui si irrigidì, ma poi mi strinse con tutta la forza che aveva.

mi addormentai nel calore di quell'abbraccio che avrei voluto non finisse mai.

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now