Capitolo 34 pt.1

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BLAKE

-...Rimarrai da solo come un cane, come sei destinato ad essere.-

forse è proprio in quel momento che rammentai di avere un cuore.
come avevo fatto a ricordarmelo?
faceva male.
pulsava forsennato come se volesse scavare un buco nel petto e scappare più lontano possibile.

quella notte feci frequenti sogni che non mi permisero di dormire decentemente.
quando mi svegliai aprendo gli occhi in un guizzo impulsivo mi ritrovai sudato e con la testa che girava.
guardando la finestra notai la luce scura che vi filtrava, mischiata a una nota aranciata.
mancava poco all'alba.

mi alzai dal letto e prendendo il telefono mi arrivò una notifica da parte di Oscar.

torniamo questa mattina.

mi costrinsi a parlargli appena avrebbe varcato la porta.

Dovevo sapere.

mi preparai al discorso che avrei dovuto fargli.
Pensai parola per parola durante la doccia gelida, poi mentre correvo per le stradine ancora buie della città, con il freddo che mi si infilzava nelle ossa, le gambe bruciavano e il fiato era spezzato.
Ma la mia mente era fresca e pensava solo a una cosa. Solo ad una persona.

Corsi fino a farmi del male, ma in confronto, il dolore fisico è molto più sopportabile del tormento che i sentimenti provocano.

tornai a casa e sussultai quando vidi la macchina di mio padre parcheggiata nel vialetto.

avevo la consapevolezza che se mi avesse dato le risposte che cercavo, forse, io e quella ragazza dallo sguardo smeraldino che mi accendeva il cuore non avremmo avuto la fine che tanto meritavamo.

-Buongiorno, Blake. Hai corso? ti trovo in forma.-
mi accolse con una pacca sulla spalla e un sorriso affabile.
abbassai il mento in un cenno di saluto.

si diresse verso il salotto, ingombrato dalle valigie che ancora non aveva sistemato.
-Scusa per il casino, siamo arrivati proprio dieci minuti fa.-
incrociò le braccia al petto e si sedette sul divano.
-Allora, che mi racconti? sei più silezioso del...-

-Me l'ha detto- lo interruppi restando in piedi davanti a lui.

-Cosa? chi?-

-Sophie. La sera della proposta. Mi ha detto una cosa.-

Oscar si accigliò.
-Non ho idea di che cosa possa averti detto.-
si grattò il collo in modo confuso.
-Anzi, parlando di lei, hai fatto quello che ti ho consigliato?- aggiunse.

-Tu non me l'hai consigliato. Me l'hai obbligato.-
Lo corressi disprezzante.
mi appoggiai al muro dietro di me e lui mi guardò con cipiglio divertito.

-Si, si, quello che è... ma cos'è che ti ha detto di così importante?-

-Non ho intenzione di ripeterlo. Ma tu lo sai.-

mio padre si guardò in giro spaesato.
I suoi occhi si posarono sul mio cellulare acceso, al suo fianco.
Scrutò meticolosamente lo sfondo.
inquadrava me e la rossa in montagna, nella baita.
Eravamo davanti al fuoco e Sherly aveva una faccia buffa che mi faceva sorridere ogni volta che guardavo il telefono.

in quel momento, tutti i ricordi che avevo con lei erano tinti di bianco e nero.
come se in qualche modo la nostra distanza sia morale che fisica aveva cancellato ogni
periodo felice.

-Ah, intendi... di voi due?-
indicò lo schermo quasi disgustato.
Annuii e nascosi le mani tremanti nella tasca della felpa.

poche cose mi facevano paura nella vita.
Nemmeno la morte. Quella prima o poi tutti la devono affrontare.
ma se si trattava di perdere lei, cazzo, quello era un terrore che mi era stato mandato direttamente dagli inferi.
un terrore che eliminava ogni sorta di equilibrio dentro di me.

-Vedi...Sua madre non vuole che lo sappiate. Sophie lo sapeva già, noi non le abbiamo detto niente-

-Cosa? Sapere cosa? dimmelo, Oscar-
ribadii, rude e acido come non ero mai stato.

lui sospirò. i suoi occhi mi cercavano continuamente, giocava nervosamente con le dita e dentro di se stava probabilmente accadendo una dura battaglia.

-È molto di più di ciò che pensi.-
mormorò.

-Ti ascolterei per ore, se dovessi farlo.-

passarono minuti fatti di silenzio e sguardi combattuti,
finalmente si alzò e lentamente si avvicinò.

-Blake...- sospirò.
-Io e il padre di Sherly...-

-Ma ciao ragazzi!-

Una voce squillante lo bloccò.
Oscar sgranò gli occhi e si voltò a sorridere a Emily, che era appena scesa dalla scalinata. non sapevo nemmeno fosse a casa mia. Perché era qui?
lei ci guardò stranita, forse si accorse della nostra tensione.

ma sopratutto... la mia.
solo a sentire nominare Tom Adams feci fatica a nascondere un singhiozzo. che cosa centrava lui? cosa centrava con mio padre?

uscii di casa in fretta come a voler scappare da qualcosa, senza sapere perché.
anzi, forse io lo sapevo il perché...
ma non volevo ammetterlo a me stesso.

vi ricordo che la parte 2 è già uscita,
è un po' più lunga degli altri capitoli.
buona lettura 📚

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz