Capitolo 26

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"do i wanna know?"

Sussultai.
spostai di scatto il viso verso la porta.
sull'uscio si stagliava un metro e settanta di curve longilinee, i capelli biondi lunghi e fluenti.

sbarrai gli occhi, non la conoscevo.
i suoi occhi verdi da cerbiatta e le labbra piene mi diedero una fitta al petto.

-Sophie?-
la voce incredula di Blake mi mandò ancora di più in confusione.
lui si alzò in piedi, ma io rimasi sul pavimento freddo, a dir poco incantata dalla sua bellezza.

indossava un paio di leggings neri e un maglioncino così corto che mi chiesi come aveva fatto a non andare in ipotermia.
sorrise, mostrando una dentatura sbiancata.
un'altra fitta di impossessò del mio corpo.
non avevo una bella sensazione.
-Ciao, Blake!-

degnandomi nemmeno di uno sguardo, si avvicinò al moro e gli circondò la vita con le braccia snelle. lui non ricambiò l'abbraccio, ma si lasciò spupazzare per un minuto buono.

mi schiarii la gola cercando di apparire indifferente, perché nella mia testa stavo silenziosamente studiando tutti i modi in cui avrei potuto tirarle quella deliziosa chioma bionda.

finalmente si staccarono e lei mi squadrò da testa a piedi.

-Ciao! tu chi sei?-
esclamò, il suo tono di voce era acuto.
mi porse la mano, e siccome a me avevano insegnato una buona educazione, ricambiai.

-Sherly.- mi presentai con voce sommessa, che a confronto con quella della bionda sembrava quella di un cavernicolo.

-E tu sei...?- chiese, lasciando immaginare qual'era il punto della sua domanda.

lanciai uno sguardo a Blake che ci stava osservando, con il suo solito sguardo freddo, mentre si accendeva una sigaretta.
dalle sue mani leggermente tremanti potei capire che era nervoso.

-Sono...-
cominciai a parlare, ma mi interruppi, perché la verità era che nemmeno io sapevo cosa ero per lui.

decisi di non rischiare.
-Sono una sua amica.-

Blake alzò i suoi occhi cristallini su di me,
li affilò lanciandomi uno sguardo torvo, poi tornò sulla sua sigaretta.
-Come mai sei qui?- le chiese. non sembrava particolarmente felice dal suo arrivo.

-Tuo padre mi ha detto che eravate qui. Lo sai che io amo questo posto, sono venuta a trovarvi.-
ci informò alternando lo sguardo.

dopo una decina di minuti passati a riscaldarci prima di tornare a casa, e anche dieci minuti in cui Sophie non staccò i suoi occhi languidi da Blake, decidemmo di partire.

la biondina era venuta a prenderci alla baita con la sua macchina, e tirai un sospiro di sollievo al non dover più attraversare quel bosco inquietante.

-Voi andate ad accendere la macchina, io prendo le ultime cose e vi raggiungo.-
dissi ai due quando fu giunta l'ora di partire.

-Certo, ti aspettiamo!- ridacchiò Sophie prima di lanciarmi un'occhiata allegra, poi prese il ragazzo per mano e entrambi sparirono oltre la porta.

restai a fissarla con lo sguardo perso nel vuoto anche dopo che furono usciti, cercando di capire di più di questa situazione.

chi è lei? cosa sono loro due? sono stati qualcosa?

a risvegliarmi dai miei pensieri fu il mio compagno di disavventure, a cui assegnai provvisoriamente il nome di Batuffolo, che arrivò ai miei piedi con un saltello.
lo presi in braccio.

-che cosa devo fare con lui, Batuffolo?-

sospirai, e mi preoccupai per la mia salute mentale quando cominciai a fargli un monologo su quanto fossi scombussolata su quella questione.
ma il vero problema è che mi sembrava che mi stesse ascoltando.

-Bah, ora parlo pure con i conigli.-

ridacchiai, lo lasciai sul pavimento e decisi di fare un giro di ispezione della casetta per controllare di non lasciare lì niente. non avrei mai più voluto metterci piede in quella casa.

quando arrivai alla saletta da pranzo, mi avvicinai alla finestra attirata da Blake e la bionda appoggiati entrambi alla macchina, si guardavano, e lei gli parlava.

sapevo che non avrei dovuto farlo, ma aprii leggermente l'anta della finestra per ascoltare la loro conversazione.
poi mi abbassai, cercando di nascondermi meglio possibile dietro la tenda.

osservai la ragazza. i suoi occhi erano molto più spenti rispetto a come lo era prima, quasi come se davanti a me li avesse tirati. adesso erano affilati.

quando poi sentii la sua voce, mi resi conto che era tutt'altro: se prima era acuta e allegra, adesso era bassa e leggermente rauca.
ma furono le sue parole a lasciarmi di stucco:

-lei lo sa?- chiese rivolgendosi al moro, che in risposta le riservò una delle sue occhiatacce.

-non ti deve interessare.- attaccò Blake, buttando per terra la sigaretta, per poi schiacciarla con la suola dei suoi scarponcini.

-oh,io invece dico che mi interessa eccome-
ribattè Sophie.

sorrise maliziosamente quando il ragazzo, innervosito dalla sua insistenza, si avvicinò a lei schiacciandola contro la macchina.
le mie labbra si piegarono in una smorfia di disgusto e i miei occhi bruciarono di gelosia.

il suo sorriso si spezzò quando Blake ribadì le sue intenzioni con tono rabbioso:
-Non so il vero motivo per cui sei qui, ma ti dirò una cosa, bionda. Lei non lo deve sapere.-

un paio di mani morbide e affusolate si poggiarono bruscamente sul viso del ragazzo,
poi vidi Sophie slanciarsi verso di lui.
fu tutto ciò che vidi prima di girarmi con le lacrime agli occhi.
chiusi la finestra.
Non volevo più sentire niente. Non volevo più vedere niente.

tutte quelle parole sussurrate davanti al camino... tutte cazzate?

presi un grande respiro e trattenni le lacrime,
che cessarono proprio quando un'idea meravigliosa mi passò per la testa,
ma che purtroppo non prevedeva capelli biondi strappati.

corsi verso il bagno e sciacquai il mascara leggermente colato, poi feci una ripassata veloce di trucco.
feci un sorriso smagliante al mio riflesso, ne feci due, anche tre, fino a quando non diventò un perfetto sorriso da oscar.

presi le ultime cose in casa, compreso Batuffolo, e mi fiondai fuori.
adesso loro due stavano distanti, non si parlavano e non si guardavano nemmeno.

Sophie era già sul sedile del guidatore, il moro ancora appoggiato alla carrozzeria, e alzò lo sguardo su di me quando mi vide arrivare.
non gli degnai più di due secondi di contatto visivo.

quando arrivai alla macchina, Blake si avvicinò allo sportello per aprirmelo, ma lo precedei categoricamente.

-Emily me le ha fatte le mani.-
sibilai inespressiva, gli rivolsi un sorriso falso, aprii lo sportello e mi infilai dentro.

per i seguenti dieci minuti in macchina ci fu un silenzio da tomba.
guardai fuori dal finestrino, presa tra i miei pensieri e il solletico che mi provocava la peluria del coniglietto quando si strofinava sulla mia pancia.

lanciai uno sguardo davanti, a osservarmi dallo specchietto retrovisore ci trovai due gemme blu. trasalii per l'intensità di quello sguardo che mi comunicava sempre tutto ciò che le sue labbra rosate non riuscivano a pronunciare.

arrivati a casa scesi dalla macchina e tagliai ogni tipo di discorso con ogni persona che provò a parlarmi nel tragitto per la mia camera.

quando arrivai mi chiusi dentro a chiave e mi buttai sul letto.
sfilai il telefono dalla tasca, poi sorrisi.

che il mio piano abbia inizio.

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now