Capitolo 32

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-Vieni con me-  mi sentii sussurrare all'orecchio.
dopo un tempo indeterminato riaprii gli occhi.
ero ancora nella sala di quel ristorante.
mai avrei desiderato come in quel momento di tornare indietro nel tempo, anni prima.
Forse a quando era papà ad essere l'uomo di cui Emily era innamorata.

sentivo la testa pulsare e gli occhi bruciavano, un peso al petto mi teneva incollata al pavimento.

non riuscivo a capire da cosa dipendeva quel senso opprimente:
se dal fatto che mia madre stava per sposarsi nuovamente con un altro uomo;
oppure se dalla consapevolezza che se fosse veramente accaduto io e Blake...

non riuscivo a dirlo.

-Non farlo.- La stessa voce graffiante di poco prima mi colpì da dietro.
mi voltai, lui mi stava osservando con un cipiglio che non riuscii a decifrare.

scrollai le spalle.
-Che cosa?-

-Non farlo. Non pensarlo nemmeno per un secondo-  disse.

continuavo a non capire.
stavo per superarlo ma mi bloccò afferrandomi per un braccio.

-Non pensare che permetterò che succeda davvero.-
continuò poi, il tono così basso che riuscivo a stento a sentirlo.

nella sala adesso c'era un grande baccano, tutti lì dentro avevano piena attenzione per i nostri genitori.
Mamma non si era nemmeno accorta come fossi crollata davanti al suo consenso del matrimonio.
Non mi aveva nemmeno guardata.

-Andiamo via, prendiamo la mia auto.-

Blake mi trascinò fuori dal quel ristorante in cui non avrei mai più voluto mettere piede.
arrivammo nel parcheggio buio, arieggiava un vento freddo e arido come se dovesse nevicare.

prendevo respiri profondi nel tentativo di non piangere mentre lui si appoggiava alla carrozzeria della sua macchina.
a illuminarci c'era soltanto la luna, sullo sfondo di un cielo blu che mi ricordò tanto
gli occhi di un ragazzo dallo sguardo di acciaio e il cuore d'oro.
soltanto il suo pensiero bastò a calmarmi.

-E adesso?- mormorai e mi appoggiai al suo fianco.
lui sospirò e dalle tasche tirò fuori un pacchetto.

però non lo aprì; lo teneva in mano come se fosse un oggetto sacro.
-Lo vedi questo?- mi chiese mettendomelo sotto al naso.
guardai Blake senza capire.

-Sigarette?- domandai stranita.

-Già, soltanto sigarette.- Accennò un
sorriso che mi scompigliò il petto.

-Del tabacco arrotolato in un pezzo di carta. Quando la provi per la prima volta, magari non ti fa nemmeno impazzire. Però riesci solo a percepire il breve effetto calmante che questa ti provoca.- Continuò.

lo disse tutto d'un fiato, i suoi occhi erano lucidi e puntati su di me come se esistessi solo io.
stava cercando di dirmi qualcosa.

mi posizionai davanti a lui.
-io continuo a non...-

-Poi però, la provi la seconda volta, poi una terza. E anche una quarta, perché pensi che
il vizio sia dei deboli.-

Mentre pronunciava quelle parole cariche di significato che ancora non riuscii ad apprendere a pieno, mi persi tra le sue iridi.
e le sue labbra. Quelle labbra rosse che avevano saggiato ogni parte del mio corpo.
desiderai che avessero potuto farlo in eterno.

e se dopo la vita io e Blake ci fossimo trovati entrambi all'inferno, avremmo continuato
a morderci l'anima persino sotto lo sguardo del diavolo. E non sarebbe stato tanto diverso da come lo era sulla terra, perché lui il diavolo
lo emanava da ogni parte del corpo.

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now