Capitolo 29

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erano ore che stavo seduta sul divano di casa.
continuavo a guardarmi in giro, il salotto era nella penombra, illuminato solo da
un'abat-jour dalla luce soffusa.

la bionda era di fianco a me, dormiva e ancora
emetteva un forte odore di alcool. Sulla fronte aveva un piccolo taglio e il sangue si era incrostato.

presi un fazzoletto dalla tasca del cappotto che ancora non avevo tolto e lo pulii in modo che lei non si svegliasse. Mugugnò qualcosa poi si girò dall' altro lato.

mi alzai e presi le scale per salire al piano superiore, poi entrai nella mia camera.
Conan era seduto sul letto, la testa fra le mani e gli occhi rivolti alla finestrata, che mostrava una notte scura e nuvolosa. quasi inquietante.

-Ehi.- sussurrai sedendomi vicino a lui, che appoggiò una mano sulla mia schiena e la mosse lentamente in un gesto rassicurante,
poi sorrise.

-Sei preoccupata?- mi chiese guardandomi.
avevamo entrambi un paio di occhiaie violacee, ma a quanto pare in quella casa l'unica che riusciva a dormire era Sophie.

-Un pò.- ammisi,
ma in realtà lo ero molto di più.
avevo la sensazione di star tremando e brividi di freddo costantemente.
mi alzai dal letto e tolsi il cappotto, mi piegai verso la valigia e tirai fuori una felpa.
sorrisi tra me e me quando mi accorsi quale avevo pescato.

la indossai e uscii dalla stanza stanza insieme a Conan, che mi accompagnò in cucina e mi fece sedere al tavolo, mentre lui mi preparava un tè.

-lo sai che il tè mi terrà ancora più sveglia, vero?-
ridacchiai cercando di sdrammatizzare la tensione che troneggiava li dentro.

si voltò verso di me, poi posò la bustina ad effusione e mi prese un semplice bicchiere d'acqua.
-Forse hai ragione-
si sedette di fronte a me e sorseggiai il
mio bicchiere fissando il vuoto.

ad un tratto un uomo sulla sessantina passò davanti alla porta seguito da Oscar e Emily.
io e Conan ci guardammo e poi uscimmo insieme, restando l'uno di fianco all'altra cercando di ascoltare la loro conversazione.

si accorsero di noi ma continuarono a parlare.
-Avete fatto una buona mossa a non portarlo al pronto soccorso.-
disse quell'uomo che nel mentre si tolse il suo camice bianco e raccolse da terra una valigetta.
a sentire quella frase ebbi un tuffo al cuore.

-Possiamo entrare in camera adesso?-
chiese il padre di Blake. anche il suo tono era stanco e tremante.
il dottore prese un block notes e fece una prescrizione, che poi consegnò a mamma.

si voltò e strinse la mano a Oscar.
-Si, ma prima di cucirgli le ferite ho fatto un'anestesia totale, quindi non si sveglierà prima di domani mattina.-

era così tanto grave?

-vai da lui- mi sussurrò Conan all'orecchio.
alzai lo sguardo verso di lui che mi sorrideva.
mise un braccio attorno alle mie spalle e mi diede una spinta amichevole verso le scale.
lo ringraziai con un abbraccio in cui mi strinse forte.

arrivai al secondo piano e lentamente aprii la porta.
un grosso peso mi investì il petto quando lo vidi su quel letto.
con una mano sul cuore, quasi a voler calmare quel peso, mi avvicinai sedendomi al suo fianco.

la sua pelle solitamente colorata e piena di piccole efelidi adesso era pallida, le labbra gonfie e rosee erano screpolate e rovinate da un taglio sul centro.

il suo viso era rilassato.
non imbronciato, corrucciato o teso come sempre.
aveva uno zigomo pesto, il dottore gli aveva levato la maglietta e gli aveva fasciato l'addome.

quando ripensai al terrore provato quando lo avevo visto sanguinante e in procinto di svenire in macchina, capii una cosa:
potevo mentirmi tutte le volte che volevo,
ma niente, niente, avrebbe cambiato il tremore al mio cuore quando incrociavo i suoi occhi celesti.

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now