Capitolo 19

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-il tuo territorio, eh?- sbuffai senza ragionare.
-quanta maturità, davvero, ne sono stupita.-
continuai a parlottare senza un senso, la vista era sfocata.

-invece di insultarmi ringraziami e stai zitta-

guardai verso il posto di guida, e anche se non vedevo chiaramente, captai il suo sguardo sul mio.

-quell'università ti ha alzato il quoziente intellettivo di almeno due livelli,Aki.-

scoppiai a ridere per la mia stessa battuta,
ma ritornai seria quando sentii una mano sul mio fianco. sprigionava calore e mi godetti quel contatto chiudendo gli occhi.
quando li riaprii riuscivo chiaramente a vedere i suoi occhi glaciali su di me, la macchina si era fermata.

-che c'è? ti sei offeso?- non riuscivo a smettere di ridacchiare, avevo esagerato con l'alcool, a fine serata. Conan mi aveva detto di smetterla e si era offerto per riportarmi a casa, ma lo avevo ignorato. mi sarei sicuramente sentita in colpa, la mattina dopo.

Blake poggiò la mano sulla mia fronte, mi rivolse uno sguardo preoccupato.
-ti senti la febbre?-

-perché hai fermato la macchina?-
lo ignorai.

-se ti senti male dimmelo.-

annuii, e quando lui ripartì chiusi gli occhi,  e con il solo suono dolce del suo respiro mi addormentai.

mi svegliai poco dopo perché mi sentivo sballottata. non ero più in macchina.
-Blake?- lo richiamai in un sussurro quando vidi il suo viso sopra il mio, mentre mi teneva in braccio saliva delle scale.

-dove mi porti?-  ero ancora sotto effetto dei drink, ma ero più cosciente. sollevai lo sguardo.

-Siamo da me. le chiavi di casa tua ce le ha Ivy, si è scordata di ridartele.- affermò lui mentre mi poggiava delicatamente sul suo letto. la sua stanza aveva i toni freddi, ma comunque accogliente. c'erano pochi oggetti personali, a parte qualche boccetta di profumo qua e là e catenine d'argento da tutte le parti. era proprio fissato con le collanine.

-ma tuo padre...?-
-è con tua mamma.- mi rassicurò, ma un inspiegabile ondata di tristezza mi oscurò il volto. mi lasciai andare sul materasso con un grugnito.

Blake si infilò dei pantaloni sportivi e una      t-shirt nera, e fece per mettersi di fianco a me.
poi si bloccò guardandomi.

-se preferisci che io non dorma con te, posso andare di sotto.-

mi lasciai sfuggire un sorriso a tanta premura.

-nel senso, non vorrei che domani ti svegli e cominci a pensare che io abbia approfittato di te.-  si riprese facendosi più serio.

-no, stai qui.- gli risposi. lui si mise sotto le coperte.

-allora buonanotte, Sherly.-

ricambiai e lui si sistemò dandomi la schiena.

lo chiamai.

-mh?- si mise sul fianco opposto, per guardarmi.
-com'era l'università?- feci quella domanda perché non avevo sonno, volevo parlare con lui.

si lasciò andare un sospiro, poi parlò.
-non c'eri tu.-

-io sono seria-
-anche io.- ribattè. era più serio che mai.

-e tu invece?- guardò il soffitto rassegnato all'idea di dormire. -come è andata avanti la tua vita?-

mi domandò, ed era veramente interessato.
io, tuttavia, ero ancora un po' brilla e sparlai per questo.

-Oh, io ho avuto all'incirca dieci fidanzati...-
alzai le dite facendo finta di contare.
-ventidue amanti...mi sono ubriacata all'incirca centosettanta volte e...-

𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨Where stories live. Discover now