•Capitolo VI

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•Nella foto: Cathrin

           

Sento che da un momento all'altro il cervello potrebbe colare dalle mie orecchie per lo sforzo di focalizzare il mio riflesso allo specchio, proprio di fronte a me. Agguanto la spazzola che giace sul ripiano alla mia destra e provo a strigliare i miei capelli, nonostante sappia che sia un'impresa impossibile. Comincio a dare forti e svogliati colpi verso i miei capelli, pensando a ciò che mi è successo questa notte: non ho chiuso occhio, per via di nuovi e terrificanti incubi che invadevano i miei sogni. Non mi capita spesso, ma quando succede la mia mente si diverte a generare i più inquietanti scenari che si possano immaginare.

Imbraccio la cartella e con uno sbuffo mi accingo a uscire dall'abitazione; dopo numerosi richiami, Alya si è stancata di aspettarmi e se n'è andata, lasciandomi da sola a percorrere un viaggio lungo e tedioso. Lancio qualche ciottolo che trovo con il piede, sperando di occupare almeno in parte il tempo, ma la verità è che mi sento molto sola. Non avrei mai immaginato quanto avessi bisogno di lei.

Varco il cancello scolastico con la testa pesante e la mente sulle nuvole, così quando sento una voce gridare, la ignoro. — Ehi, fiorellino!

Un brivido sguscia nella spina dorsale, ma quando mi volto non sono sorpresa di trovare di fronte a me Derek e le ragazze che di solito lo seguono. Le sue labbra sono distorte in un sorriso tanto radioso quanto finto. — Cosa — sospiro, non riuscendo nemmeno a fingere interesse. Da un po' di giorni ho notato quanto il mio desiderio di allontanarmi da lui sia direttamente proporzionale al suo divertimento nel stuzzicarmi.

— Oh, niente, volevo solo sapere se verrai al ballo della scuola.

— Ma da quando ti interessi a me? — domando. — Sai che ti dico? Perché non ritorniamo all'indifferenza reciproca? Era meglio quando ti comportavi da grandissimo stronzo quale sei — concludo, con una nota velenosa che non sapevo di possedere. Nonostante il mio velato tentativo di darci un taglio, vedo che il sorriso non abbandona le sue labbra.

— Ma che sfacciata! — sputa la ragazza al suo fianco. Stringe i suoi fianchi per scaricare la tensione che in questo momento le sta saturando le vene. — Chiedo scusa, so bene che non vuoi che interferiamo, ma questa non ha il diritto di trattarti così! — Punge i miei occhi con le sue iridi turchesi. — Chi ti credi di essere? Sei solo una ragazzina maleducata!

— Chiedo scusa... ma non sapevi che intromettersi in una conversazione non è molto educato? Oltretutto, non gli hai nemmeno chiesto il permesso di parlare, né di respirare... perché puoi farlo, giusto?

So che questo mi si ritorcerà contro, ma per il momento non m'importa. Amo la sensazione di soddisfazione che mi offusca la mente. La ragazza sgrana gli occhi e vedo la sua carnagione imporporarsi sempre di più.

Derek, rimasto a fissare il nostro diverbio, si apre in una risata fasulla per poi esclamare: — Ah, sei incredibile. — Infila le mani nelle tasche dei pantaloni e, semplicemente, se ne va.

Le ragazze, al contrario di seguirlo, rimangono fisse nelle loro postazioni e mi rivolgono sguardi di fuoco. — Senti, io non so chi ti credi di essere e non voglio nemmeno saperlo. Non m'importa di te, chiaro?

— Che dimostrazione di affetto. Sono commossa — sospiro.

— Beh, se ti avvicini ancora a lui io te la faccio pagare. Cosa credi, che sia stupida? Ho visto come lo guardi, e non mi piace. Quindi, stronzetta, se non vuoi farmi arrabbiare, non ti avvicinare più a lui. Non sei minimamente alla sua altezza. Tu non sei niente.

Spalanco la bocca e le parole marciscono nella mia gola, incapaci di germogliare e dare alla luce il seme velenoso che tanto vorrei sputarle in faccia. — Non dirmi cosa fare. Non ne hai il diritto.

WitheredWhere stories live. Discover now