•Capitolo XXX

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Devo andare il più lontano possibile da qui, l'atmosfera, l'aria... tutto mi soffoca.

Credo sia giunto il momento di parlare con mio padre.

Mi smaterializzo a palazzo e quando finalmente le colonne di marmo fanno capolino di fronte a me, mi accascio al suolo; non mi abituerò a questi torturanti viaggi.

Qualche servitore accorre in mio aiuto, ma io ricuso con un debole cenno della mano, così, vestita ancora come una scolaretta, salgo a passo deciso la scalinata principale, e più avanzo, più il mio portamento, il mio essere diventa imperioso. Svolto a destra e finalmente mi trovo davanti alla porta dell'inaccessibile camera di mio padre.

Nonostante abbia cercato di congelare le mie emozioni, almeno per quest'occasione, la rabbia e la frustrazione iniziano ad impadronirsi ancora di me.

Devo mantenere il controllo.

La prima volta che busso alla sua porta sono quasi calma, ma la quarta, la quinta e perfino la sesta... quanto vorrei buttarla giù a calci. Mio padre mi apre e appena incontra il mio sguardo alza il suo al cielo. — Abigail? — domanda. Che pregio, riconosce la sua unica figlia! — Cosa vuoi — sospira, lasciandomi entrare e chiudendo la porta alle mie spalle. Si accascia sul suo divano in pelle e chiude gli occhi, come se fosse già stremato dalla mia sola presenza.

— Che ignobile, meschino gesto il tuo... destinarmi a qualcuno, oltre contro la mia volontà, persino alle mie spalle! Come hai potuto promettermi in sposa a... Thomas, padre!

— Come la metti giù pesante — bofonchia. Sgrano gli occhi: cosa sta dicendo? — Poi mi sembrava di farti anche un piacere, siete fidanzati, no?

— No, padre! — sbotto, fuori di me. — Ma stai scherzando? Io non sono innamorata di lui!

— Eh, capita nella vita, a volte ottieni quello che vuoi, altre volte...

— Padre! — ringhio. — Ho deciso, padre. Non mi sposerò. Ho solo diciotto anni!

— Proprio per tale motivo dovresti sposarti. Non puoi governare da sola un regno così giovane, un unico monarca, per di più acerbo, è instabile, perciò hai bisogno di un Re che sia il tuo scudo, il tuo appoggio e soprattutto il padre degli eredi al trono, e non c'è persona più adatta del rampollo della casata più nobile dopo la nostra. Io sono stato incoronato Re molto dopo i diciotto anni, per questo ho potuto decidere da solo con chi sposarmi. Sei solo una bambina, Abigail, non hai idea di cosa sia l'amore, quindi tanto vale sposarti con qualcuno che ritengo sia adatto a te — conclude.

Per un momento resto senza parole; le sue argomentazioni sono valide, molto più valide delle mie. Eppure sento che, se lo facessi, sarei infelice per sempre.

— Forse hai ragione, padre, forse non so cosa sia l'amore. Io però non posso sposarmi con lui, perché sono innamorata di qualcun altro.

— Ah sì? E chi, sentiamo — mi incita con finto interesse.

— Io... non lo so — confesso. — Non prendermi come una pazza, padre.

— Tu lo sai benissimo — mormora. — Semplicemente non lo vuoi ammettere; quindi ti riformulerò questa domanda: perché hai scelto il diamante? — chiede, facendomi trasalire.

— Non lo so.

— Bene, benissimo. Quindi, se non hai delle argomentazioni valide da espormi, direi che questa conversazione si è appena conclusa. Ti sposerai in data prestabilita, Abigail, e questo è tutto. — taglia corto.

— Padre, è una cosa crudele... — continuo. Spilli pungono i miei occhi, ormai umidi; vorrei scoppiare in singhiozzi. Non mi degna di una risposta, perciò mi volto, dandogli spalle. — Per la neve, padre. L'ho scelto perché amo la neve.

WitheredWhere stories live. Discover now