•Capitolo XXXVIII

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Socchiudo gli occhi, per poi alzare le braccia e raccogliere i miei capelli con un nastro che tengo tra i denti, non avendo altri appigli. Un fremito scuote il mio corpo, e, sebbene voglia convincermi che l'altezza non provoca in me nessuna paura, non riesco a guardare giù. Non credo che vedrei comunque molto, data l'oscurità che mi attornia.

Appoggio le dita sulla corteccia porosa del ramo su cui sono accovacciata e mi do una spinta con le ginocchia, abbandonando il mio appoggio. L'intento sarebbe quello di atterrare sul cornicione di fronte a me, ma i miei riflessi sono così addormentati che non mi do lo slancio sufficiente e mi manca poco per spiaccicarmi contro la parete. Per fortuna afferro il cornicione anche se sbatto la testa.

Mi sollevo con estrema difficoltà, e quando sono seduta sul cornicione, inspiro profondamente, beandomi della quiete notturna. Non dormo da più di due giorni interi, sono così stanca che non riesco a formulare un pensiero di senso compiuto, e forse è meglio così.

Poso il mio sguardo su di lui, illuminato da un fievole raggio lunare, e appoggio i piedi a terra. I noxious non sanno che la barriera, una volta spezzata, non si rimargina più.

Come ogni notte, ammiro il suo volto deturpato dal dolore, e come ogni notte, devo coprirmi la bocca per evitare che si senta il suono dei miei singhiozzi. Non voglio che sappia che sono qui, e probabilmente non lo saprà mai. Voglio che pensi che non m'importa, che sia divertente per me, che lo disprezzi. Voglio semplicemente che mi dimentichi, e che ritorni a vivere.

L'amore uccide. L'indifferenza salva. E purtroppo l'ho capito troppo tardi.

La testa mi pulsa, non riesco a trattenere i singhiozzi, fatico a respirare. Il sonno si fa finalmente sentire, sento le palpebre di piombo e l'ultima cosa che volevo, accade.

Crollo.

* * *

- ... Svegliati, Cristo santo! - Sento qualcuno scuotermi vigorosamente, mentre apro con enorme sforzo le palpebre.

- Eric! Mi... mi dispiace - balbetto, alzandomi il più in fretta possibile.

- Vattene subito! Ora, chiaro?! - Annuisco forzatamente ed esco dalla finestra, ma prima che possa anche solo fare un passo, mi ritrovo di fronte Giselle, con un'espressione imperturbabile sul volto.

- Lo sapevo - afferma con una voce disumana, così fredda da farmi gelare il sangue. - Sapevo che tu, in fondo, sei solo un'egoista. Niente di più.

- Giselle, aspetta... - Perché sto provando a giustificarmi anche con lei? La mia coscienza è davvero così sporca? - Lascia stare. Hai ragione - concludo sconfitta, riprendendo a camminare e, stranamente, non mi ferma.

Barcollo fino a casa, e vedendo l'ora - le quattro del mattino - preferisco non svegliare Alya e Thomas. Mi accascio sulle coperte e quando osservo il soffitto constato che non ho più lacrime da versare. Sono svuotata nel corpo e nell'anima.

Quando dischiudo nuovamente gli occhi sono le otto del mattino, e nella casa regna un silenzio assoluto. Probabilmente i miei amici devono avermi preceduto parecchio tempo fa, così indosso la mia divisa con fiacchezza e mi dirigo verso scuola senza nemmeno smaterializzarmi. Arrivo comunque troppo velocemente e all'inizio della seconda ora faccio il mio ingresso in classe.

Thomas accorre verso di me con frenesia. - Abby, aspetta! - mi blocca. - Guarda qui - Mi porge una rivista di gossip, che ritrae Giselle e Derek in copertina, entrambi sorridenti. Il titolo dice: «La coppia del momento: come sarà la nuova Regina dei noxious?»

Una gran troia. Mistero risolto.

- Fanculo - ringhio a denti stretti. - Perché Thomas? Credi sia divertente vedermi soffrire? - Non capisco il perché di un gesto così cattivo da parte sua, e questo mi ferisce molto.

WitheredWhere stories live. Discover now