•Capitolo XVIII

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La terra non mi è mai sembrata così gelida mentre io non posso fare altro che abbandonarmi a lei.

Ogni mio muscolo è atrofizzato, mentre il mio cervello è in corto circuito, bloccato su un singolo fotogramma: Derek è di fronte a me, il suo viso in preda alla rabbia, la sua voce rotta dalla disperazione. — Vattene, esci dalla mia vita! — mi urla.

Poi il vuoto.

— Ehi.

Quando mi volto so che non può essere Derek, tuttavia quando vedo Thomas non posso non provare delusione. — Devi rientrare, la lezione è iniziata da più di dieci minuti e la prof è davvero fuori di sé. — sospira, come se fosse costretto ad annunciarmi queste notizie superflue. Poiché non apro bocca, si siede accanto a me. — Stai bene? — chiede cauto, come se avesse paura di ferirmi. Quasi scoppio: che razza di domanda è? È palese che non sto affatto bene.

— Mai stata meglio. — proclamo infine, con voce innaturale e piatta. Mi volto verso di lui, osservando il suo viso distorto in una smorfia di tristezza. O compatimento, a questo punto non lo so nemmeno io. — Mi sento svuotata, Thomas.

Schiude le sue labbra in un lieve quanto malinconico sorriso, circondandomi le spalle in un abbraccio. Quando appoggio la testa sulla sua spalla, però, scoppio a singhiozzare. Questo mi riporta alla nostra infanzia, al tempo in quando ero io la spalla, fra di noi. Non credo di essermi mai lasciata andare in questo modo a Relicanth, intrappolata nel mio ruolo. Ma Derek ha ragione, in parte: qui non sono nessuno. Thomas non sembra essere sorpreso dal mio sfogo, né mi riprende sul fatto che dovrei tenere un certo contegno, perciò, nonostante mi manchi il fiato per il pianto, lo ringrazio silenziosamente.

Dopo qualche minuto sento che ormai non ho più lacrime da versare, così mi allontano, asciugandomi le guance umide con il dorso della mano. — Ricordati che neanche tu hai reagito benissimo quando hai scoperto che era un noxious, vedrai che si risolverà.

Scuoto la testa. — È diverso — biascico. — lui ora mi odia, io non l'ho mai fatto.

— Lui non ti odia... — dichiara quasi annoiato, come se fosse di fronte a una scena già vista innumerevoli volte. — Se ti interessa saperlo l'ho visto rientrare a scuola — Sgrano gli occhi, confusa.

— Davvero? Ma...

— Sei rimasta qui seduta mezz'ora, è logico che sia arrivato a scuola prima di te, anche se non può smaterializzarsi — mi precede. Strano come cambi la percezione del tempo quando si è risucchiati in sé stessi.

— Va bene... — sospiro, alzandomi da terra e cercando di ricompormi. Prendo la mano di Thomas e smaterializzo entrambi a scuola, proprio di fronte alla nostra classe.

Ho gli occhi cerchiati di rosso e le labbra secche per il pianto, ma stranamente non me ne preoccupo: la mia testa è troppo pesante e pulsa da impazzire. Apro la porta e cerco di impedirmi di guardare all'istante Derek, così focalizzo la mia attenzione sulla crocchia sfatta dell'insegnante. Dopo qualche secondo cedo e il mio sguardo corre verso di lui, ed è in questo momento che mi sento cadere nel vuoto.

Il mio posto è già occupato.

Una ragazza con dei lunghi capelli mossi e due enormi occhi color del prato sta dialogando normalmente con Derek, che sembra rilassato e tranquillo. È molto più doloroso vedere questa scena piuttosto che vederlo baciarsi con qualcun'altra, perché ha voluto spezzare quel filo invisibile che ci teneva legati. Appena schiantata al suolo.

Sarei un'illusa se dicessi che prova qualcosa per me, così come sarei una sciocca se dicessi che per lui non significo niente. Semplicemente sta cercando di escludermi, e io devo fare lo stesso, ignorando il nodo di lacrime che mi blocca la gola.

WitheredWhere stories live. Discover now