•Capitolo XIV

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- D-Derek?

Non riesco a muovermi, sono paralizzata; i miei arti gelati, il mio sangue ha probabilmente smesso di circolare nelle mie vene.

Derek alza gli occhi al cielo, quasi annoiato dalla staticità della situazione, così si avvicina e appoggia la schiena sulla parete di fronte a me. Le sue movenze, il suo portamento... la sua eleganza sembra essersi quadruplicata. Osservo i miei pugni, sono serrati, così come la mia mascella; non mi ero nemmeno accorta di essere in tensione.

- Dolcezza, non te l'hanno mai detto di badare agli affari tuoi? - domanda annoiato, buttando la testa all'indietro e indirizzando il suo sguardo al soffitto. - Sei sicura di stare bene? Sembri un po'... tesa.

- Tu... tu non puoi essere... - balbetto incontrollatamente, facendolo scoppiare in una risata raggelante.

Si volta verso di me, ora siamo uno di fronte all'altro. - Che cosa? - domanda, aprendosi in un crudele sorriso.

L'ambiente perde luminosità, fino a che non la luce non scompare del tutto. Anche il più piccolo dubbio crolla appena lo vedo librarsi in aria, fluttuando fino al soffitto.

- Uno schifoso noxious! - Le parole escono dalle mie labbra come tanti pugnali avvelenati, che però non centrano il loro obiettivo; la sua indifferenza nei miei confronti è tangibile, sento le mie parole invertire la loro traiettoria sotto il peso del suo distacco glaciale e colpire il loro mittente con ferocia. Ne rimango devastata.

Adesso capisco, capisco ogni cosa: il perché dell'attrazione irrazionale che esercita su ogni essere di sesso femminile di questa scuola escluse me e Alya, merito dei suoi poteri, noi ovviamente ne siamo immuni. Il perché del suo sguardo così distante... ecco spiegato il motivo della sua costante infelicità, del fatto che non sorride mai. Quanto devo essere sembrata patetica ai suoi occhi quando mi preoccupavo per lui.

- Oh! Brava, finalmente ci arrivi. - si congratula con me, incrociando le braccia al petto con grazia. - Mi ero anche stancato di interessarmi a te, sai? - Sgrano gli occhi. Questo fa male. Molto male. - Ah, non importa. Certo che sei davvero... noiosa. Almeno sai cos'è successo? - Ovviamente non rispondo. Le mie labbra sono cucite in un'amara ferita. - Come immaginavo... ho semplicemente sottratto l'anima a Giselle. Era una delle più nere che avessi mai visto, a dir poco notevole. E tu mi hai decisamente aiutato, ammetto che è stato un colpo di genio il mio, arrivare così di punto in bianco, facendo finta che mi interessasse la tua salute - Gran pezzo di merda. Tutto ciò che vorrei fare ora, il mio più grande desiderio è prendere a pugni il suo bel faccino.

- Ma certo.

- Inizialmente volevo sottrarre anche la tua anima - continua, alzandosi, dalla sedia, - ma ho visto che sarebbe stato molto più interessante usarti per far ingelosire le altre.

- Beh, vedo che ci sei riuscito, le mie congratulazioni - cerco di essere seria, ma la voce mi esce un po' strozzata.

- Poi, ammetto, mi sei stata di grande aiuto in piscina, dove avrei potuto prendere almeno una quindicina di anime nere, cosa che poi ho fatto, compresa quella della tua amica, come si chiama? Ah sì... Cathrin. Ammetto che non era una delle migliori, era solo di un grigio abbastanza chiaro, però niente va sprecato, no? - continua.

Non ce la faccio, non ci posso credere! Tutto quello che ha fatto per me era solo ed esclusivamente per far ingelosire le altre. Era sempre stato quello il suo scopo. In questo momento vorrei sprofondare, sento che lo prenderei a schiaffi, ma prenderei a schiaffi anche me stessa: non so cosa mi aspettassi, ma ad ogni modo, adesso non ha più importanza.

- Spero che le mie fatiche siano fruttate; ora che non mi servi più... mi prenderò la tua anima, Abigail! - grida, aprendo le braccia in un gesto teatrale.

WitheredWhere stories live. Discover now