•Capitolo XXVI

1.9K 149 119
                                    

Il mio corpo è cosparso da brividi che corrono sottopelle, mentre questa assume una temperatura sempre più alta. Il clima terrestre rispetto a Relicanth è polare, e ci vorrà un po' prima che il mio corpo si abitui ancora a tale gelo. È la prima volta dopo molto tempo che sono felice di rimanere esiliata in questa dimensione e non esercitare il potere da monarca che detengo a Relicanth. Sono ancora troppo scossa per pensare alle conseguenze che il mio gesto potrebbe portare a entrambi i regni. Ho salvato il Re dei noxious mettendo a repentaglio la mia stessa vita.

Mordo l'interno della mia guancia senza provare alcun dolore, anche se il gesto mi aiuta a liberare la tensione, che sfrigola nelle mie vene. L'appellativo Regina mi è ancora estraneo, e in una piccola parte di me sento di non meritarmelo: non sono cambiata in un giorno, niente mi ha reso una persona migliore di quanto fossi ieri, o l'altro ieri. Sono sempre la stessa eppure allo stesso tempo non lo sono.

Cammino verso la scuola con una strana leggerezza, come se i poteri di mio padre avessero anche un'influenza sul mio portamento, ora più aggraziato. Il cielo è costellato di nubi livide, imponenti e intangibili allo stesso tempo, le quali mi donano un senso di pace. A Relicanth non esistono nuvole.

Varchiamo il cancello della scuola e i brusii degli studenti ci sommergono, frizzanti come le loro espressioni; tutto ciò mi fa ripiombare alla realtà, alla loro realtà: qui non sono nessuno. Un ragazzo abbastanza tozzo corre verso di noi e, nonostante abbia percorso al massimo dieci metri, il suo fiato è già corto. — R-Ragazzi... il preside vi ha convocato nel suo ufficio — esala, appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Indica Alya e Thomas e io mi domando che cosa abbiano fatto. Entrambi sbuffano contrariati e seguono il ragazzo che li conduce all'interno della scuola.

— Ok... ci vediamo dopo! — grido per farmi sentire, ottenendo in risposta un pigro cenno della mano da parte di Alya.

Avanzo verso l'entrata della scuola quando alla mia destra noto Cathrin e Derek dialogare tranquillamente. O almeno Derek sembra tranquillo, ma Cathrin... la sto osservando da nemmeno cinque secondi ed è la terza volta che si morde il labbro inferiore. Ora anche solo vederla mi dà fastidio.

Il mio sguardo rimane così fisso che, quando lo distolgo, non mi accorgo nemmeno che almeno dieci ragazzi mi hanno circondato. Uno di loro, alto poco più di me e dalla corporatura tarchiata, si stacca dal gruppo avanzando di un passo e, per quanto sia insignificante, ricordo ancora che è il primo ragazzo contro cui ho gareggiato durante i combattimenti scolastici.

— A cosa devo questa patetica riunione?

Le sue labbra si arricciano in un sorriso storto. — Ho solo chiamato un paio di amici. Ora te la faremo pagare, stronzetta.

— Perché? Perché semplicemente sono più forte di voi? Ragazzi, crescete, su.

Nonostante la frecciata, lui resta piazzato di fronte a me, non diminuendo l'intensità del suo sguardo. — Voi due, bloccatela — Fa un cenno del capo a due ragazzi esili; il primo ha uno sguardo deciso, mentre il secondo sembra guardare attraverso di me, come se più che di propria volontà, lo faccia soltanto per ubbidire ciecamente al ragazzo che gli sta dando degli ordini. Quest'ultimo, dopo aver annuito, si rivolge a me: — Ora noi due ci divertiamo un po'.

— Mi dispiace deluderti bello, ma non sei proprio il mio tipo — Alzo le spalle.

Prendo il mio primo aggressore per un braccio e lo lancio contro il secondo senza esitazione. — Brutta troia! — afferma il ragazzo che dà gli ordini, marciando verso di me. Prova a tirarmi un pugno che io schivo semplicemente abbassandomi a terra, anche se però lui geme.

WitheredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora