•Capitolo XXXVI

1.5K 145 61
                                    

Confusa, sconvolta e terrorizzata, è ciò che sono in questo preciso istante.

Boccheggio, mentre numerosi noxious vengono verso di me.

Tentato omicidio? Io non avrei mai fatto una cosa del genere!

— Lasciatemi, lasciatemi! — urlo a perdifiato, mentre ogni genere di essere si riversa su di me, graffiandomi, tagliandomi e ustionandomi con coltelli ardenti.

Molti cercano anche di strapparmi i vestiti.

— Basta! — Libero una scarica di energia elettrica, ma stranamente non riesco ad atterrarne molti. Divento bollente, ma molti mantengono la presa su di me nonostante questo; cerco così di atterrarne un po' alla vecchia maniera, e fortunatamente riesco nel mio intento. Ma ogni guardia a terra, ne vengono due in suo soccorso, come le teste dell'Idra.

Potrei smaterializzarmi, ma devo avere delle risposte. 

— Lasciatemi... — mormoro; non ce la faccio più, sono stremata. — Derek!

Il silenzio. Cosa mi è saltato in mente? Giselle digrigna i denti, e prima che possa ribellarmi, sento un acuto dolore pervadermi lo stomaco, in cui è infilzato un pugnale. Una macchia rossa inizia ad espandersi dalla ferita, e la vista mi si annebbia, mentre cado all'indietro, cercando di restare sveglia.

Maledetta pazza. Non posso morire così, non posso.

I miei sensi si risvegliano quando all'interno della casa sento un grido di dolore, e allora, con le mani tremanti, estraggo l'arma dalla mia pelle ingoiando le mie lacrime per non cedere all'impulso di singhiozzare.

— Papà... mi hai fatto male! — singhiozzai, stringendo i pugni e asciugandomi le lacrime.

— Devi trattenere il dolore! Non mostrarti debole, mai.

— Ma... io lo sono — mormorai, abbassando il capo.

Lui accennò un sorriso. — Ma questo, gli altri non lo sanno.

Non lo sanno. Affondo le mani nella terra e lancio un grido di frustrazione. Avanzo cercando di ignorare il dolore e tiro un pugno sul viso di Giselle; mentre lei cade a terra, mi sento improvvisamente vuota: nonostante sia una soddisfazione personale, non ho risolto nulla.

Vengo trascinata via da una possente stretta, e girandomi mi ritrovo il viso di Eric di fronte.

— Razza di sgualdrina! — ringhia, premendo sulla mia ferita; urlo di dolore. A poco a poco inizio a realizzare: e se Giselle avesse ragione? Se fossi stata una sciocca, un'ingenua? — Hai davvero il coraggio di tornare qui dopo quello che hai fatto? — urla quasi.

— Non ho fatto niente! — singhiozzo, ormai incapace di contenere il dolore.

— Ah sì? — esclama ironico, alzando il dito indice con fare interessato, invitandomi al silenzio. — Le senti, eh? Le senti queste urla? — afferma facendomi bloccare il respiro, e indirizzando la mia attenzione verso delle grida strazianti. — Sono solo colpa tua! — conclude, stringendo ancora di più fino a farmi bloccare il respiro. — L'abbiamo capito tutti troppo tardi, me compreso. Come ho fatto ad essere così idiota! Tu miravi solo a distruggerlo. Qual è il tuo prossimo passo, dopo averlo fatto morire di atroci sofferenze? Attaccarci, dopo che non avremo più un Re?

— N-niente di tutto ciò! — ribatto cercando di inspirare più aria possibile.

— Stronzate! — ribatte aggressivo. — Con il tuo dannatissimo faccino d'angelo stai rovinando un intero regno!

Una forza a me sconosciuta si fa spazio in me, e allora apro gli occhi di scatto, sentendo un senso di potenza diffondersi all'interno del mio cuore, all'interno della mia anima, come uno velo di tenebra. Tolgo il polso del noxious dalla mia ferita con così tanta forza da romperlo.

WitheredWhere stories live. Discover now