•Capitolo XVII

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Cammino, o forse corro, non ho idea se abbia già superato il confine tra queste due definizioni; non mi preoccupo di spintonare vari passanti che, con i loro visi irati, mi sputano addosso di stare più attenta, che sono una maleducata. Poco male.

Non credo di aver mai provato così tanta ansia in vita mia, sento il mio stomaco contorcersi e rilassarsi a ritmo frenetico, esasperante, mentre la casa di Derek si pone al centro della mia visuale quasi con prepotenza, oscurando tutto il resto. Se avessi saputo, la prima volta che ho fatto il mio ingresso in questa villa, di entrare in un covo di serpi, forse non lo avrei fatto. Busso alla porta così forte da sentire le mie nocche in fiamme, ma nonostante ciò non demordo, sperando che qualcuno mi venga finalmente ad aprire.

Strano ma vero, il mio desiderio è esaudito, mentre osservo un ragazzo abbastanza alto di fronte a me.

Subito rammento: Eric! Quell'idiota senza speranze e irritante da nausearmi. Provo a non roteare gli occhi, inchiodando invece il suo sguardo al mio.

- Ciao, noxious. - affermo pacata. Seguono secondi di silenzio, in cui probabilmente si decide sul da farsi. - Non provare a colpirmi, sarebbe prevedibile e per nulla elegante, non credi anche tu? - domando, avendo già intuito le sue intenzioni.

- Che diamine vuoi, strega? - ringhia proprio di fronte al mio viso; sono tesa come una corda di violino, ma tossendo, mi schiarisco la voce.

- Lui lo sa? - arrivo dritta al punto, mentre lui si apre nella risata più agghiacciante che abbia mai sentito.

- Che cosa patetica! - esclama, tra una risata e l'altra. Aggrotto le sopracciglia, non dando a vedere che ci sono rimasta un po' male.

- Sì o no? - chiedo innervosita.

Si asciuga le sue lacrime immaginarie, mentre i suoi occhi diventano di nuovo taglienti. - Non ancora, ma stavo giusto per diglielo; perché, la cosa ti dispiace? - domanda, ostentando indifferenza.

- Non farai niente del genere - concludo sicura di me, eludendo la sua precedente domanda.

Lui scoppia a ridere ancora, e non so cosa mi trattenga dal riservargli un gancio nei denti. - Perché? Perché dovresti farmi tenerezza? Spiacente cara, ma le streghe mi fanno schifo, sono peggio delle bestie. - conclude gelido.

- Tu non sai chi hai di fronte, ma giuro che se lo ripeti un'altra volta io te la farò pagare molto amaramente. Comunque non sono qui per questo; ti propongo un accordo. - affermo decisa, incrociando le braccia al petto.

Spero con tutto il cuore che accetti, perché è la mia unica speranza. Mi guarda disgustato, quasi divertito dall'offerta che gli ho appena proposto. - Io non scendo a patti con le streghe, e comunque non credo proprio, ho io il coltello dalla parte del manico.

- Ah sì? E cosa direbbe Derek se sapesse che avete giocato con la sua mente trattandolo come un burattino? Credi ne sarebbe felice? - concludo sfoggiando il sorriso più gelido che possa fare. Lui sussulta, rimanendo in silenzio; probabilmente si starà chiedendo come faccia a saperlo... povero Eric. Allargo il mio sorriso. - Come scusa? Sei ancora così sicuro di essere tu a guidare il gioco?

- Ti che patto si tratta? - domanda infine cauto; sorrido soddisfatta.

Prendo un respiro profondo. - Tu non farai nessuna parola di cosa io sia in realtà, e in cambio io non farò parola sul tuo giochetto; è molto semplice, non credi anche tu? Così siamo tutti felici.

- Certo, per prenderti gioco di lui ancora, eh? - ringhia, i suoi occhi sono iniettati di rabbia. Sussulto io questa volta. - A che cosa punti davvero, strega?

- A niente! - sbotto sincera. - Ma per chi mi hai preso?

- Non lo so, dimmelo tu: chi sei? - domanda, iniziando a camminare con passo ciondolante intorno a me, quasi come se fossi una cavia da laboratorio. - Arrampicatrice sociale? - Questa poi, sbuffo tra me e me. - Sovversiva? Ribelle? Vuoi la caduta del nostro regno, giusto?

WitheredWhere stories live. Discover now