Capitolo 4

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Veronica
Come se fossi stata colpita dritta nello stomaco, guardo l'uomo davanti a me togliersi la maschera. Per poco non mi cade la mascella a terra perché riconosco quegli occhi verdi, adesso che li vedo liberi da qualsiasi "velo". Anche questa sera aveva quell'aria impertinente che mi sembrava familiare, dal momento che ci eravamo incontrati la settimana scorsa nel mio ufficio.

Osservo Matt mentre, con la sua camminata sicura, sale sul palco affiancato dall'uomo misterioso di Astrid, che tra l'altro, ha un'aria molto familiare. Direi che assieme formano un bel duetto. Mi guardo in giro in cerca di Astrid ma non la trovo nel mio campo visivo, perciò rivolgo la mia attenzione ai nuovi CEO.

«Buonasera, signori. E signore. Sono Matt Jefferson e lui è il mio socio, Jason Morris» esordisce, indicando l'uomo al suo fianco. «Alcuni di voi mi conoscono già, altri mi hanno conosciuto questa sera e altri non mi hanno mai notato prima d'ora» dice, puntando i suoi occhi nei miei. «E questa è la mia occasione per presentarmi e farmi conoscere. Ero un po' perplesso quando mia madre mi ha chiesto di rilevare l'attività di famiglia. Fin ora mi sono limitato ad essere un qualsiasi dipendente in altre aziende. Dirigerne una mi sembrava un'ambizione più grande di me ma, grazie all'incoraggiamento delle mia famiglia e al supporto del mio socio, nonché amico Jason, ho trovato quella spinta necessaria che mi serviva ad accettare la sfida. Spero di essere all'altezza del mio ruolo. E adesso passo la parola a Jason. Buon proseguimento di serata».

Tre cose saltano subito all'occhio: Matt e Jason sono decisamente molto attraenti; Matt è il figlio di Lauren, quindi ecco spiegata la loro confidenza; e poi sarò costretta a vederlo tutti i giorni a venire, a partire da lunedì.

Non capisco se sia una cosa buona o meno. La settimana scorsa, Matt e io non siamo proprio partiti con il piede giusto. Questa sera invece il suo invito è sembrato un'offerta di pace. Ovviamente lui mi aveva riconosciuta e adesso si spiega la sua affermazione di sabato scorso Mi sa che ci sarà da divertirsi qui. Io non credo proprio.

Mentre Jason Morris prende la parola, Matt scende dal palco, dirigendosi nella mia direzione senza esitazioni. I suoi occhi non mi lasciano per un secondo, mi sento catturata dal suo sguardo e non mi piace questa sensazione perché mi fa sentire come se non avessi via di scampo, ma nonostante ciò non riesco a distogliere lo sguardo dal suo.

«Sorpresa?» chiede, alzando un sopracciglio.

«Un po'» rispondo sinceramente.

«Da cosa, esattamente? Dal fatto che hai trattato il tuo nuovo capo con indifferenza?».

«Non sapevo che fossi tu» dico, alzando un sopracciglio. «E comunque, non ti sei preso neanche la briga di presentarti» gli faccio notare.

«In effetti, hai ragione, ma adesso siamo qui, bocconcino, ed è un piacere conoscerti» dice, prendendo la mia mano per baciarla.

Presa un po' alla sprovvista da quel gesto, la ritiro e porto le braccia al petto. «Adesso che sei il mio capo, non dovremmo mantenere un certo tipo di distanza? Come per esempio, potresti iniziare dal non chiamarmi più bocconcino. Che ne dici, Mr. Jefferson?».

Al suono delle mie parole, Matt scoppia a ridere, riempiendo le mie orecchie con sua sonora risata. «Neanche per sogno!» esclama. «Saremo coetanei come minimo e non mi piace lavorare in un ambiente troppo formale. Adesso sono io il capo e io faccio le regole, quindi tu per me sei bocconcino. Tu puoi chiamarmi come ti pare».

Alzo gli occhi al cielo perché davvero non so come altro ribattere. Per fortuna vengo salvata da Lauren che mi strappa dalle grinfie di suo figlio.

«Matt è un tipo molto tenace» mi sussurra, per non farsi sentire da lui. «Non dare molto peso a quello che dice, a meno che non si tratti di lavoro, certo».

«Ma certo, Lauren» dico, sorridendole.

«Cosa avete da confabulare voi due?» si intromette Matt, invadendo il mio spazio personale.

Il suo profumo sembra opprimermi e quell'improvvisa vicinanza mi fa girare la testa. Detesto trovarmi in maniera così ravvicinata con qualcuno, soprattutto perché sono stretta nell'abbraccio di Lauren e sembra mancarmi l'aria a causa della vicinanza con Matt. Di colpo mi sento catapultata nel mio passato, quando sono stata messa alle strette e senza via di fuga. Mi estraneo per un secondo, incurante di tutto quello che mi circonda. Sento solo la sua voce.

Non ti libererai mai di me.

Farai una brutta fine.

Non ti conviene sfidarmi.

E poi di nuovo...

Non ti libererai mai di me.

Mi sembra quasi di sentire quell'odore pungente di rosso, ma vengo scossa da una spalla in tempo prima di crollare di fronte questa sala gremita di persone e giornalisti.

«Di nuovo» afferma Matt, guardandomi serio questa volta.

«Veronica? Stai bene?» chiede Lauren, preoccupata.

Mi riscuoto dai miei pensieri, sorridendogli forzatamente e rassicurandoli che va tutto bene. «Scusate» dico, allontanandomi. «Io devo... Devo andare».

Matt
La osservo attentamente mentre, in un batter d'ali, Veronica sembra essere catapultata in un altro mondo. Sembra non udire nulla. La chiamo più volte, ma nonostante tutto sembra essere altrove. Ho visto spesso questo suo cambio di atteggiamento, ma mai in maniera così ravvicinata.

«Di nuovo» impreco sottovoce.

Scuoto Veronica un'altra volta perché sembra che stia per avere un crollo. Il suo respiro pesante mi sta facendo pensare seriamente che in lei c'è qualcosa che non va, qualcosa di cui deve liberarsi per non cadere nel baratro della pazzia. Perché è questo che leggo nella sua espressione adesso.

«Veronica? Stai bene?» chiede mamma, con un tono di voce seriamente preoccupato.

La vedo mentre sembra riprendersi e annuisce. «Sì, sto bene. Scusate. Io devo... Devo andare».

E così dicendo fa quello che le ho sempre visto fare: si estranea e poi scappa. Per quale motivo?

«Perché deve sempre fare così?» chiede retorica mia madre.

«Ha qualche problema di cui devo essere a conoscenza? Spero solo che non abbia a che fare con qualcosa che comprometta il suo posto di lavoro» dico serio.

«Nonlo so, Matt. Ma è evidente che c'è qualcosa che non va. Aiutala, se puoi e sete lo permette. Non l'avevo mai vista sorridere sinceramente ad un ragazzo,prima d'ora».

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora