Capitolo 69

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Cinque anni prima.

Oksana
Perché Igor è qui? Da dove è spuntato fuori? Non ho le allucinazioni, vero? Perché non l'ho visto entrare dalla porta. Perché tutto suona così inquietante e senza senso?

«Sono contento di vederti nuovamente, Oksana».

La sua voce appare rilassata, ma il sorriso sulla sua faccia non promette nulla di buono. Igor mi guarda in maniera strana e i suoi occhi non si staccano neanche per un momento dal mio viso. Perché improvvisamente non riesco a muovermi? Non riesco più a pensare lucidamente quando lo vedo dirigersi nella mia direzione. Rimango immobile con il cuore che mi sta scoppiando nel petto e la testa che mi vortica.

«Perché sei qui?» chiedo con voce ferma. Non voglio che senta la miapaura. Voglio apparire forte e cercare di non farmi tradire dalle mie stesse parole.

«Mi ci ha messo tuo marito» dice ad un soffio dal mio viso. «Se hai bisogno di chiederlo, è evidente che non hai capito niente di lui. Nonostante tu l'abbia sposato, non lo conosci».

Come? Cosa c'entra Dmitriy in tutto questo? Igor e stato... qui tutto questo tempo? Lo nascondeva? Per questo non vuole avere nulla a che fare con la polizia?

Rabbrividisco perché adesso è tutto molto chiaro. Non avrei mai pensato che l'uomo che ho sposato potesse fare una cosa del genere. Dopo quello che abbiamo scoperto, dopo aver saputo che teneva le telecamere nella mia camera.

«Dmitriy non ti aiuterebbe mai a nasconderti. Lui sa che mi spiavi quando abitavo in casa tua».

«Io ti spiavo? No, mia cara, era lui a tenerti d'occhio. Quelle telecamere sono state messe lì da lui, solo nella tua camera. Altrimenti sarebbero state piazzate in tutta la casa, non credi?».

«Cosa?» balbetto in un sussurro.

Le parole mi muoiono in bocca e mi manca quasi il fiato. Perché più lo sento parlare più tutto ciò che dice risulta assurdo?

«Credevi davvero che fossi stato io? Che stupida» esclama. «Oksana, apri gli occhi! Era tutta una messa in scena per spingerti tra le sue braccia!» urla.

Indietreggio per la paura e sono sicura che adesso sul mio volto si può leggere a chiare lettere.

Perché comunque è qua? È ricercato dalla polizia, a quest'ora dovrebbe essere lontano da qui, lontano da tutti, nascosto. Cosa sta succedendo?
Presa dal panico, inizio a correre verso la porta, ma non ho nemmeno il tempo di raggiungere l'uscita che vengo afferrata per un braccio e scaraventata a terra. Indietreggio ancora, finché non mi ritrovo con le spalle al muro e la figura di Igor che incombe su di me.

«Alzati» mi ordina.

«Va' al diavolo» ribatto a denti stretti. Ma non è stata la cosa migliore da dire perché dopo pochi secondi, mi afferra per i capelli e mi obbliga a tirarmi su.

Le lacrime iniziano a pungermi gli occhi, ma faccio di tutto per non lasciarmi vedere vulnerabile. Dov'è Dmitriy? Igor sta dicendo la verità? Ha fatto tutto l'uomo che ho sposato? Mi ha detto che mi amava, che non mi avrebbe mai fatto del male e nonostante lo avesse già fatto, gli ho creduto sempre. Abbiamo avuto disguidi, litigi, mi ha persino spaccato la testa una volta, ma non avrei mai pensato che si sarebbe spinto a tanto.
Mi sento sconfitta e adesso, in questo ufficio, mi sento in gabbia. Senza via d'uscita.

«Avrei voluto sposarti io, sai? Sei una così bella ragazza, ma Dmitriy ti ha vista per primo. Non potevo impedirgli di ostacolare i suoi piani per te e per quelle come te».

Perché parla in maniera così criptica?
«Che significa?».

«Significa che per il mio amico, questi capelli» inizia, girandosi una mia ciocca intorno al dito, «e questi occhi, sono la sua condanna».

«Cosa cazzo significa? Parla!» gli grido in faccia.

Igor non reagisce. Si limita a sorridere in maniera ancora più enigmatica e mi trascina al lato opposto della camera. Al di là della finestra, vedo Dmitriy scendere dall'auto e in pochi secondi raggiungere il suo ufficio. Quando mi vede, intrappolata da Igor, non dice una parola. I suoi occhi sono freddi e il suo sguardo vuoto.

«Sapevo che non avresti resistito ad entrare. Sei proprio come lei.» si limita a dire.

«Cosa significa tutto questo, Dmitriy?» lo imploro, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

«Vuoiconoscere il mio passato? Mettiti comoda, Oksana, perché l'ultima cosache vedrai sarà la mia faccia».

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora