Capitolo 25

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Sei anni prima.

Oksana
Da quel giorno a casa nostra, i miei rapporti con Karina si sono incrinati. Non riesco a capacitarmi del fatto che il giorno prima ci sia il sole e quello dopo sembra cascare il cielo. A noi è successo questo. Siamo come sorelle, o lo eravamo. So solo che da quando si è intestardita che Dmitriy è "il cattivo" della situazione a stento ci rivolgiamo la parola. Io non le parlo perché si permette a giudicare - senza conoscere realmente - qualcuno che per me è importante e lei non mi parla perché crede di essere nel giusto.
Ho sempre fatto affidamento sempre e solo sulle mie sensazioni e so che quello che sto facendo non è sbagliato. Dmitriy può sembrare misterioso - per certi versi, persino inquietante - ma so che è sé stesso. Non cerca di mostrarsi agli altri in maniera diversa, non gli importa far credere che è in un determinato modo, per lui conta mostrarsi per ciò che è. E io lo apprezzo più di qualsiasi altra cosa, anche se all'apparenza questo suo comportamento può sembrare bizzarro. Sì, insomma, neanche io lo conosco benissimo, ma i comportamenti e le premure avute nei miei confronti non posso ignorarli. Soprattutto ripensando a quando si è preso cura di me, quel giorno, dopo la scampata aggressione. Ha cercato di tranquillizzarmi, impedendomi di perdere il lavoro, mi ha portata a casa, occupandosi di me mentre mi teneva tra le sue braccia, accoccolati sul divano. Quella, infatti, fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso. Quando Karina ci vide in quella posizione, diede di matto, iniziando ad urlare contro Dmitriy, intimandolo di starmi lontano. Avrei voluto gridare anch'io, ma mi feci una bella risata, ignorandola e suggerendo a Dmitriy di fare lo stesso. Poi fu il turno di Lyudmila.
Quando ci vide, il suo volto fu pervaso da rabbia a rammarico. La prima, indirizzata a me. Rammarico per l'uomo che avevo a fianco. Non vorrei sbagliarmi, ma tutto negli occhi di lei portava a pensare quanto fosse pentita di essersi fatta sfuggire uno come lui e di come adesso possa sprecare il suo tempo con una come me.
Tutto ciò continua a farmi male, abitare con due amiche e non averci nessun tipo di rapporto non è il massimo, ma l'unica cosa che mi rincuora adesso è il mio uomo.

«Non preoccuparti. Le passerà e le cose torneranno come prima». Dmitriy lo dice sempre e io spero che sia veramente così.

«Vi va se cucino un bel piatto di pasta all'italiana? Come i vecchi tempi» esordisco, entrando in cucina, vedendo Karina e Lyudmila che alla mia vista – improvvisamente – si zittiscono.

«No, io ho da fare» esclama Lyudmila, uscendo dalla stanza.

«E a te?» chiedo.

Karina annuisce, facendo spallucce e senza dire una parola, così mi metto subito all'opera. Non sono mentalmente serena, ma nonostante ciò continuo a starmene zitta, nell'attesa che almeno lei dica qualcosa.
Siamo cresciute insieme e mi scoccia se la nostra amicizia debba andare a quel paese per delle incomprensioni. Quindi, sbuffo sonoramente e mi giro per guardarla in faccia e mettere fine a questa sorta di impasse che non è né carne né pesce.

«Perché continui a fare così, Kari?».

«Non sto facendo nulla».

«Infatti! È proprio questo il problema. Non fai proprio nulla! Fai finta che non esisto».

«Non è come credi» afferma ancora, cercando di convincermi.

«Invece è proprio come credo. Da quando sto con Dmitriy, il tuo comportamento sembra essere cambiato parecchio nei miei confronti. O vorresti dirmi che non è così? È perché sei gelosa?».

«Gelosa...». Lo sussurra come se fosse una maledizione. «Tu non hai nemmeno idea di che genere di uomo sia Dmitriy. Lui ti sta usando e se ti dico queste cose, lo faccio per il tuo bene. Sei come una sorella per me e non voglio che qualcuno ti ferisca, senza trascurare il fatto che ha dodici anni più di te».

«Devo dire che sei proprio limitata» ribatto, nervosa. «Tu non lo conosci. Invece, che mi dici di te? Con un rapido e inaspettato risvolto scopro che te la fai con Igor. È lecito questo? Pensi che non lo sappia nessuno? Anche lui ha dodici anni in più di te, no?».

Ecco, adesso non ribatte più. Quando Dmitriy me l'ha detto, sono rimasta senza parole. Karina predica bene e razzola male e con questo non dico che non debba fare ciò che fa e non ho nessuna pretesa su di lei, ma se si comporta nel mio stesso identico modo, perché viene da me a dirmi ciò che posso o non posso fare?

«Chi te l'ha detto?».

«Nessuno» mento. «Vi ho visti l'altra sera al locale».

Dopo un minuto di silenzio che sembra infinito, mi siedo di fronte a lei, cercando di parlarle con più calma

«Quello che voglio dirti, Kari, è che anch'io io ti voglio bene e Igor non mi piace per nulla, ma non per questo me la prendo con te o con lui, dicendovi di non frequentarvi. Sei libera di fare ciò che vuoi e come te voglio essere lasciata libera anch'io. Se qualcosa andrà storto, se mi sarò sbagliata, la colpa sarà solo ed esclusivamente mia, ma se le mie sensazioni sono giuste, non vedo il motivo per cui debba precludermi la possibilità di conoscere qualcuno solo perché a te quel qualcuno non piace».

«Lo dico per te» si giustifica Karina. «Lyudmila mi ha raccontato che mentre stava con lei, usciva contemporaneamente con altre due ragazze e che a una le ha chiesto perfino di sposarla».

A quelle parole sussulto, ma cerco di non darlo a vedere. Soprattutto, non voglio lasciarmi influenzare ulteriormente anche se scoprire una cosa del genere non mi lascia del tutto indifferente.

«E io ti sto dicendo che non sono stupida e se vedrò qualcosa che non va non mi lascerò prendere in giro» concludo.

«Promettimi che starai attenta» mi chiede, infine.

«Lo farò. E tu Promettimi che non sarai più così protettiva fino all'eccesso».

«Credoche si possa fare».

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Where stories live. Discover now