Capitolo 81

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Oggi.

Oksana
L'ho visto nei suoi occhi quanto è rimasto ferito. L'ho sconvolto e di certo, capisco la sua decisione. Nessuno vorrebbe avere a che fare con un'assassina. Ho nascosto a Matt la mia vera identità e il mio passato schifoso. Non avrei mai immaginato che sarebbe saltato fuori tutto in così poco tempo. Era questo quello che mi permetteva di andare avanti con la mia vita falsa, il fatto di sapere che se non avessi permesso al mio cuore di battere, a quest'ora starei dentro la mia bolla di menzogne a proteggermi. Con questo non mi riferisco al fatto che ho perso il lavoro, ma al fatto di mostrarmi per come sono di fronte alla persona che amo. Credo che gli occhi di Matt mi perseguiteranno a vita. Penso che non dimenticherò mai il disgusto che ho visto nei suoi occhi quando gli ho raccontato tutta la verità sul mio conto. È questo che mi fa più male: essere consapevole di averlo perso per sempre.

Odio quando non riesco a dormire. La mia mente è in continuo movimento e non faccio altro che pensare a Matt e alla settimana scorsa. A stento mi rivolge la parola e i nostri rapporti si sono raffreddati parecchio, anzi, si sono proprio ghiacciati. L'unico momento di tregua che abbiamo avuto, è stato il giorno in cui abbiamo passato una serata con Elia. Quella sera, per non fare stranire il piccolo, abbiamo portato il nostro rapporto su un piano civile. Credevo che Matt si fosse un po' ammorbidito, ma l'indomani, al lavoro, ha ripreso a non guardarmi di striscio e questo mi fa soffrire molto. Non credevo di starci così male... e sapere che questa mattina devo partire per Atlanta e che forse dopo non lo rivedrò più, mi mette tristezza e paura allo stesso tempo.

Il giorno della partenza, aspetto che Matt passi a prendermi e, quando sento il cellulare squillare, scendo con l'ascensore, trascinandomi dietro la valigia. Lui è pronto per prenderla non appena mi vede per caricarla in macchina. Devo dire che, al di là del fatto che non ci parliamo molto, Matt non ha mai perso il suo "tocco gentile", non mi ha mai trattata male e nei miei confronti si è rivolto sempre in maniera gentile, ma tutto questo distacco e questa distanza che si ostina a mantenere, mi fanno stare parecchio male. Più che altro non so nemmeno per quale motivo sia rimasta quel giorno che mi ha licenziata. Avrei dovuto andarmene subito e mi avrei risparmiato un po' di sofferenza, non avrei messo Matt ulteriormente in difficoltà e avrei dovuto far perdere le mie tracce come cinque anni prima, magari creando un'altra identità e lasciando New York per sempre.

Quando siamo in viaggio verso casa di Jason vedo, con la coda dell'occhio, Matt lanciarmi un'occhiata e, contro ogni mia aspettativa, rompe quel fastidioso silenzio imbarazzante. «Sai? Ho pensato a quello che è successo l'altra mattina e... non voglio che te ne vada».

Lo guardo con aria interrogativa, non sapendo cosa è appena successo. «Perché?», è l'unica cosa che riesco a dire.

«Perché ho avuto modo di pensare a tutta questa storia e, anche se mi sembra così assurdo quello che hai fatto, so che probabilmente se tu non avessi ucciso lui, lui avrebbe ucciso te. Ho avuto modo di osservarti, studiarti, in questi anni e ho visto nei tuoi occhi la stessa espressione smarrita dell'altra mattina. So che non è stato facile vivere la tua vita, Veronica... Oksana. Non so nemmeno come chiamarti» afferma frustrato.

«Oksana» rispondo con tranquillità. In un certo, senso mi sento sollevata ad ascoltare le sue parole, sentirmi chiamare con il mio vero nome... Posso essere me stessa con Matt dal momento che adesso conosce tutti i miei segreti.

«Oksana» ripete piano. «Stavo dicendo, non sarà stato facile per te rivivere quella giornata. Grazie per esserti aperta e mi scuso per aver reagito in quella maniera, ma mi hai preso del tutto alla sprovvista. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, ma non immaginavo fino a tal punto. Mi hai sconvolto».

«Hai ragione. L'ultima cosa che volevo era farti stare male. Non vado fiera di ciò che ho fatto, ma l'ho fatto per salvarmi e per salvare tutte quelle che come me si sarebbero imbattute in Dmitriy. Matt, se non lo comprendi, lo capisco, ma mi sono trovata in una situazione più grande di me. Ero giovane e spaventata e...». Lascio la frase in sospeso perché non so proprio come continuare. Mi sento sporca, ma il passato non si può cancellare quando si decide di tenerlo nascosto. È sempre lì, pronto a fare capolino da dietro la porta.

«Lo so. So che non sei un'assassina, non sei quella persona. Lo vedo quando sei al St. John con i bambini e con Elia. O con me».

Gli sono grata per quello che ha appena detto, quindi, dico solo una cosa. «Grazie per la fiducia».

«Ci sono cose che non hanno bisogno di spiegazioni, Oksana. A volte, lo sai e basta».

«Un'ultima cosa, Matt. Di fronte Jason, chiamami Veronica. Vorrei che non scoprisse adesso tutta questa storia. La racconterò a lui e Astrid quando mi sentirò pronta».

«Certo»

Perché adesso c'è un altro muro da affrontare: quello di raccontare la verità - o almeno una parte - ai miei amici.

Matt
Non potevo farmi sfuggire Oksana via in questo modo. Per questo, quando ho avuto la possibilità di riflettere per conto mio mi sono schiaffeggiato mentalmente. La mia mancanza di tatto nei suoi confronti mi avrà fatto apparire ai suoi occhi come uno stronzo - e forse lo sono stato - ma quando ho pensato alla sua espressione terrorizzata nel rivivere quei momenti, ho capito che forse cercare di tenerla lontana l'avrebbe fatta sentire ancora peggio. Per questo, due giorni fa, quando eravamo in macchina, diretti in aeroporto, ho cercato di sistemare la situazione. Lei non merita di essere trattata in quel modo e soprattutto, non dopo quello che ha passato. La sua assenza momentanea in ufficio mi sta facendo capire anche un'altra cosa, non posso guardare al di là della porta tutte le volte che voglio perché so che non c'è e mi manca. Mi manca potere osservare quando è assorta nei suoi pensieri, quando è totalmente concentrata sul lavoro o quando corruccia la fronte quando qualcosa non quadra per poi chiedermi aiuto e, quando le risolvo il problema, essere guardato come se avessi fatto chissà cosa. La amo talmente tanto che, dopo aver formulato il pensiero del licenziamento, l'ho subito scartato un momento dopo. Può sembrare egoista da parte mia, ma la voglio con me. Adesso più di prima.

Quando arrivo a casa, con la testa ancora in subbuglio, lo squillo del mio cellulare mi distrae dai miei pensieri. Quando rispondo, la voce allarmata di Jason mi arriva all'orecchio. «Matt, devi aiutarmi. Non riesco a rintracciare Astrid» sbraita agitato.

«Amico, sta' calmo. In che senso non riesci a rintracciarla?».

«Non la sento da ieri sera, a parte il messaggio che mi ha mandato questa mattina. Le ho mandato diversi messaggi dopo e non ha risposto e quando la chiamo il suo cellulare squilla a vuoto. Devi andare a casa nostra e accertarti che stia bene».

«Sei sicuro di non stare esagerando? Questa mattina sembrava tranquilla a lavoro. Magari sarà fuori casa e non sentirà il cellulare, o in macchina e non può rispondere» lo tranquillizzo.

«Matt, per favore devi andare subito» mi implora.

«Ma certo, Jase. Se questo può farti stare meglio andrò. Tieni il telefono a portata di mano. Ti avviserò se riesco a rintracciarla» lo rassicuro.

«Grazie, Matt. Sei un vero amico. Io chiederò a Veronica se ha notizie di Astrid».

Quando metto giù, mi premuro ad uscire di casa e andare dritto nell'appartamento di Astrid e Jason. Spero davvero che vada tutto bene e non sia successo nulla di grave. Quando raggiungo l'appartamento, devo suonare per qualche secondo prima che Astrid venga ad aprirmi e, quando la vedo sulla soglia, sembra che l'abbia svegliata. Infatti, dopo un po' me lo conferma.

«Jason è terrorizzato. Faresti bene a chiamarlo adesso».

Jason era completamente nel panico. Non so cosa si prova in una situazione simile, credere che la donna che ami sia in pericolo, ma credo che sia qualcosa che somiglia vagamente alla sensazione di perdere qualcuno. Quella l'ho provata e vorrei che non capitasse più.

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Where stories live. Discover now