Capitolo 45

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Sei anni prima.

 Oksana

Rabbrividisco. Perché credo che sia la cosa più sbagliata che avesse potuto fare? Perché ha fatto sparire il mio nome dagli elenchi della polizia? Perché credo che tutto questo sia pura follia? Guardo ancora Dmitriy con aria scioccata, sperando di risvegliarmi dal sogno e sentirmi dire che non è vero. Che tutto ciò che sta succedendo sia solo frutto della mia immaginazione, un incubo. Ma non accade nulla, solo, Dmitriy continua a rassicurarmi dicendomi che non mi accadrà nulla. Mi sottraggo da quel contatto, alzandomi in piedi e mostrandogli tutta la mia disapprovazione, che in poco tempo muta, sfociando in rabbia.

«Ma come ti è venuto in mente?» sbraito, gesticolando per tutto il salone. «Non hai pensato alle conseguenze delle tue azioni? Dio! Ma a cosa pensi quando fai le cose?».

«Non ci saranno conseguenze» ribatte calmo. Il ché mi fa infuriare ancora di più.

«Non ci saranno conseguenze?! Ma ti rendi conto di cosa potrebbe succedere se tutta questa storia venisse a galla? Cosa farai quando il tuo "amico", oltre a mostrare l'elenco dei dipendenti del club, mostrerà anche i nastri della videosorveglianza dove ci sarò anch'io?».

«Ho sistemato anche quello» si limita a dire.

Improvvisamente smetto di urlare, consapevole del fatto che ciò che ha fatto è stato programmato nei minimi dettagli. Dmitriy Volkov non lascia nulla al caso. Ha corrotto un poliziotto e a giudicare dalla facilità con cui c'è riuscito deve esserci un'enorme falla nel sistema. Un sistema corrotto che lascia che i ricchi "comprino" i più deboli. Un sistema talmente marcio che permette ai criminali di nascondersi o, persino, farli circolare liberamente per il Paese.
Ma mi chiedo cosa c'entri Dmitriy in tutto questo. Perché ha agito in questa maniera? Non potendomene capacitare gli chiedo ulteriori spiegazioni. «Perché non mi hai permesso di chiarire la mia posizione con la polizia? La sincerità è vista di buon occhio. Non abbiamo nulla da nascondere» affermo, provocando la sua irritazione. Irina aveva ragione, suo fratello è facilmente indisponente.

«Stammi a sentire, Sana» inizia Dmitriy con tono minaccioso, raggiungendomi, puntandomi un dito contro. «Tu non dirai niente a nessuno. Te l'ho già spiegato ieri sera e vorrei che non me lo facessi ripetere un'altra volta».

«Lo sai cosa penso?» chiedo sarcastica, per nulla intimidita dal suo tono. «Che tu sia un maledetto egoista».

«Egoista?» urla, scuotendomi per una spalla. «Hai la minima idea di quanti soldi ho dovuto sborsare per far sparire il tuo nome? L'ho fatto per te! Per proteggerti! Cosa vedi di egoista in tutto questo?».

«Vedo che non l'hai fatto per me!» urlo a mia volta. «L'hai fatto per te stesso, perché non so cosa diavolo nascondi per non volere la polizia tra i piedi!».

«Dovresti ringraziarmi. Per ciò che ho fatto ora e per quello che ho fatto in questi mesi. Per tutto quello che ti ho dato».

A quelle parole ho un sussulto, perché avere rinfacciato quello che ha fatto per me ultimamente, fa davvero male. Ho sempre saputo di essere un peso, ma sentirselo dire così apertamente è davvero mortificante. Faccio di tutto per non lasciarmi scalfire da quelle parole che feriscono più delle lame di un rasoio. Faccio di tutto per cacciare in fondo le lacrime che rischiano di venir fuori da un momento all'altro.

«Io...» inizio, non sapendo proprio come continuare. Vorrei scusarmi, ma per cosa esattamente?

«Risparmia il fiato, Oksana» dice Dmitriy, prendendosi d'attaccatura del naso. «Forse è meglio che vada a fare un giro».

«Cosa? Perché?».

Il panico inizia ad impossessarsi di me, per la paura che mi lasci nuovamente sola. Quindi mi avvicino a lui, accarezzandogli il braccio, ma lui, contro ogni mia aspettativa, si scansa e vengo di nuovo presa alla sprovvista per il suo rifiuto.

«Devo calmarmi e devo farlo fuori da questa casa».

«Perché te ne stai andando?» chiedo, quasi supplicandolo di rimanere qui.

«Non me ne sto andando» ribatte secco. «Torno tra qualche minuto».

Ma Dmitriy quella notte non tornò. E neanche il giorno dopo.

***

Ho trascorso due notti intere a piangere. Sembra strano dirlo, ma in tutta la mia vita non ho mai pianto così tanto. Neanche da bambina, quando mi sentivo sola e l'unica cosa che volessi, erano i miei genitori mai conosciuti. Ma adesso è diverso, proprio perché ho assaporato "l'amore", sono rimasta spiazzata dal modo in cui Dmitriy - dicendomi una semplice bugia - se n'è andato lasciandomi da sola per tre giorni. Tre interi giorni. Non è tornato in casa sua, non ha chiamato e non ha risposto. Ho passato il tempo a cercare di immaginare dove fosse. Il primo posto in cui ho cercato è stata la sede legale del suo ufficio, in centro, a Mosca. Immaginavo che non l'avrei trovato là, perché Dmitriy gestisce il suo lavoro direttamente da casa, dall'ufficio che, prima di andarsene, non ha certo dimenticato di chiudere a chiave. Perché penso che nell'ufficio ci sia qualcosa che non voglia farmi vedere? E perché non mi ha mai permesso di entrarci? Neanche in sua presenza...

Due giorni dopo, dopo aver girato in auto per la città, sperando di vederlo anche solo per caso, ci ho rinunciato. Ho comunque cercato di non intaccare il mio equilibrio, facendo ciò che avrei fatto se non si fosse verificato lo spiacevole evento. Ho frequentato le lezioni, ho recuperato, ho studiato. Sembravo «... uno zombie che cammina in pieno giorno», a detta di Thiago.
Thiago... si è dimostrato il raggio di sole che mancava nelle mie giornate grigie. Ha fatto di tutto per risollevarmi il morale. Si è dimostrato comprensivo e ha cercato di farmi sorridere. E ci è pure riuscito, a volte. Con quel suo modo di rendersi ridicolo è riuscito a ritagliarsi un piccolo spazio nella mia vita, anche se non posso definirlo proprio un amico. Si è reso disponibile ad ascoltarmi, gli ho raccontato il litigio con Dmitriy senza svelare particolari e mi ha detto con convinzione: «Tornerà. Non credo sia così stupido da lasciarsi sfuggire una ragazza come te».

«Lo spero».

Quandosono con Thiago sono tranquilla, momentaneamente serena, perché lui mi fadimenticare i miei problemi. Ma quando arrivo a casa, i pensieri sembranoassillarmi l'anima. La cosa che penso la maggior parte del tempo è: cosa faccioin questa casa che non è la mia?
Ma soprattutto, perché sto ancora aspettando Dmitriy? 

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Where stories live. Discover now