Capitolo 65

30.7K 1.9K 363
                                    

Cinque anni prima.

Oksana
Quando metto piede nell'ufficio di Dmitriy, vengo subito travolta da un intenso profumo di rose, lo stesso odore che ho sentito quando sono entrata in questa casa per la prima volta, ma più forte e nauseante.
Il mio primo istinto è quello di scappare ma, mi chiudo la porta alle spalle e mi accorgo che la chiave - allegata insieme ad un'altra più piccola - è stata dimenticata da Dmitriy all'interno inserita nella serratura.

Il silenzio assordante rende tutto molto raccapricciante. Non sto parlando di quei soliti lunghi silenzi che lasciano un senso di quiete, questo mette i brividi, mi ricorda un silenzio carico di tensione, che fa ghiacciare il sangue nelle vene.

L'improvviso terrore che mi attraversa fa scalpitare il mio cuore. Non so perché, ma un'inspiegabile sensazione mi fa risuonare un campanello d'allarme in testa e mi suggerisce di non restare qui un minuto di più. Mi sento come se fossi in trappola, come se stare qui dentro fosse sbagliato. Scaccio il pensiero perché questa è anche casa mia, indipendentemente da quello che Dmitriy approva o meno. Se mi trovasse qui so che diventerebbe una iena per la rabbia, quindi so che devo fare in fretta e uscire subito.

Intorno a me è tutto pulito e ordinato. Dalle poche occhiate che sono riuscita a dare qui dentro da lontano, avrei giurato che lo studio fosse molto più piccolo di quello che vedo adesso.
La prima cosa che salta all'occhio è la forma della stanza. L'ufficio di Dmitriy si affaccia ad ovest del giardino. Quella parte della casa è sempre stata arrotondata, come il lato est dove abbiamo la cucina. Infatti, ho sempre pensato che doveva essere la parte più bella della casa. Ma perché all'interno risulta esagonale? Do ancora un'occhiata e rifletto su quanto risulti strano tutto ciò. Certo, è pur vero che potrebbe essere la cosa più normale del mondo. Non sono mai stata qui ed è ovvio che quello che vedo ai miei occhi risulta estraneo.

Percorro con sguardo indagatore le sei pareti bianche immacolate. Al centro dello studio vi è un'enorme scrivania - anch'essa laccata di vernice bianca - che è l'unico mobile presente nella stanza, con sopra un enorme computer fisso e il portatile che spesso anche io ho utilizzato. Dietro la scrivania vi è un'enorme sedia in pelle scamosciata nera con le ruote. Mi siedo lì sopra e inizio a girare, godendo di una visione a trecentosessanta grandi della stanza. Quando mi fermo, il mio sguardo cade su una pila di fogli inserite dentro dei fascicoli colorati, organizzati per anno. Sicuramente saranno i documenti della sua attività. Scosto lo sguardo sul piano davanti il mio, e noto una nostra foto. Sorrido e apro il PC portatile. Lo richiudo subito dopo, realizzando che non mi serve.

Sposto gli occhi in basso e mi accorgo di una piccola cassettiera. Faccio per aprire i cassetti, ma sono chiusi a chiave. Mi guardo intorno alla ricerca di una piccola chiave, ma non vedo nulla. Pmi ricordo che alla porta c'erano, non una ma due chiavi e una sembra adattarsi perfettamente a questa piccola serratura.

Mi premuro a recuperarla e apro i cassetti. Il primo è vuoto. Nel secondo vedo qualcosa che mi fa sussultare. Quell'oggetto ha la forma di un libro, ma so che non è quello che appare. Dmitriy e io ne abbiamo uno quasi identico e raccoglie tutte le foto del nostro matrimonio. Con mani tremanti prendo l'album e inizio a sfogliarlo.
La prima foto che vedo è quella di un giovane Dmitriy felice, con un sorriso vero sul volto, uno di quei sorrisi che a me ha rivolto raramente. Andando avanti, trovo le foto di una ragazza. A stento riesco a distinguere i tratti del suo viso perché sopra tutte le foto vi è un segno a forma di X rosso cremisi. L'unica cosa che riesco a vedere sono i suoi lunghi capelli biondi. Come i miei, penso nella mia mente.
Quindi era questo a cui si riferiva Irina? Dmitriy ha alle spalle un matrimonio andato male? Mando giù il groppo che ho in gola e ripongo l'album al suo posto. Mi passo le mani sul volto, pensando a come si faccia a nascondere una cosa del genere.
Mio marito, sposato con un'altra donna? Perché Dmitriy non me l'ha mai detto? Perché quando gli chiedo qualcosa a riguardo, si ostina a non farsi scappare nulla dalla bocca? E soprattutto, perché il matrimonio con quella donna è finito?
Sbuffo per la frustrazione e mi prendo l'attaccatura del naso. Non riesco a capacitarmi di come abbia potuto agire alle mie spalle proprio in questa maniera. Perché? Sono arrabbiata. Anzi, sono proprio furiosa. Mi sentirà non appena rientrerà a casa. Non la farà franca e giuro che me ne andrei immediatamente senza dargli alcuna spiegazione.

È per questo che mi ha tenuto nascosta questa parte della stanza? Perché voleva che il suo precedente matrimonio non venisse mai fuori? Abitava qui anche con l'altra? Chi diavolo ho sposato? In che guaio mi sono cacciata?
Mille domande mi vorticano in testa senza l'ombra di una risposta. Un altro dubbio mi sfiora la mente quando penso a quello che hanno vissuto insieme. Non avrà... anche dei... figli? Rabbrividisco di nuovo e inizio a cercare "prove" negli altri due cassetti. Il terzo è anch'esso vuoto. Nel quarto ci sono delle cartoline bianche. Quando me le rigiro in mano e inizio a guardarle una dopo l'altra, mi accorgo di avere tra le mani altre foto.

I brividi mi attraversano il corpo. Il mio stomaco si contorce e il mio cuore perde un battito. Il sangue fluisce nelle vene alla velocità della luce e la mia vista si annebbia. Guardo di nuovo attentamente, una foto dopo l'altra e conto. Una, due tre, fino a quattro.Sono quattro foto, che raffigurano quattro donne diverse con due caratteristiche comuni: capelli biondi e occhi eterocromi.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Where stories live. Discover now