Capitolo 85

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Oggi.

Oksana
È un colpo al cuore vederlo davanti ai miei occhi, come se ci fosse qualcosa di tagliente che si stesse facendo strada con forza, cercando di entrare con prepotenza nel petto. I miei battiti impazziti facilitino l'affondo della lama e mi sento morire di nuovo. Non riesco a credere che Dmitriy sia ancora vivo. L'ho ucciso con le mie stesse mani, per me e per evitare che facesse ancora del male.
Faccio di tutto per trattenere le lacrime. Devo essere forte. Non serve a nulla piangere. Gli farebbe solo capire che ha ancora del potere su di me, ma non è più così, la vecchia Oksana è morta lo stesso istante in cui lo ha buttato giù dal ponte.

«Buon anniversario, amore». A quelle parole mi scaglio contro di lui, mossa da una rabbia interna che cova dentro da cinque lunghi anni. Non ho mai dimenticato come mi ha trattata, quello che mi ha fatto passare quella notte... Quello che vedo in questo momento... Il mio Matt disteso a terra privo di sensi... e poi il sangue.

Con un colpo di fortuna riesco a colpirlo dritto in faccia e gli graffio la guancia con le unghie affilate. Odio la persona in cui mi trasformo quando sono in sua presenza. La rabbia mi acceca e mi obbliga a comportarmi peggio di lui. Mi sento come se fossi il suo riflesso, il riflesso della cattiveria.
Quel contatto dura poco perché vengo spinta per le spalle e sbatto con il sedere per terra, proprio accanto a Matt.

Quando lo guardo, sussulto. È ancora svenuto e cerco di scuoterlo per cercare di farlo riprendere e fargli aprire gli occhi. Ed è lì che non riesco a trattenere le lacrime, quando vedo tutto l'amore che rischio di perdere. «Svegliati, Matt. Ti prego» singhiozzo, accarezzandogli la guancia. «Ti amo».

Nel frattempo, Dmitriy sembra non esserci più, non parla e non dice una parola. Quando mi azzardo a lanciare un'occhiata nella sua direzione, si tocca la guancia con le dita e, non appena vede il suo stesso sangue, la sua faccia si trasforma in un misto di rabbia e disgusto. «Mi hai fatto il sangue, puttana».

Quello che segue dopo mi fa salire un groppo in gola. Vengo strappata dalle braccia di Matt come se fossi un burattino. Dmitriy mi afferra per un braccio e mi tira su, mi trascina con forza fuori dall'ufficio e mi fa entrare nell'ascensore. Poi, vedo che tira fuori una pistola dal retro dei pantaloni. Mi si blocca il respiro quando la sento puntata contro il fianco e il fiato di Dmitriy mi solletica l'orecchio. «Adesso, da brava mogliettina quale sei, usciamo fuori di qui e non farai niente per scappare. Andremo direttamente a casa tua e se fai un solo passo falso, ti giuro che ti ammazzo prima del tempo».

Non si può fuggire dal passato, l'ho sempre saputo. Mi sono raccontata bugie per sei anni, ho mentito a me stessa fin dal primo momento in cui ho conosciuto quest'uomo malvagio. Mi sono fatta plagiare e adesso sono la sua copia fatta persona. L'odio che provo nei suoi confronti mi riporta sempre a volerlo morto e adesso tutto ciò che ho fatto di sbagliato mi si sta rivoltando contro e sono arrivata alla fine della mia vita. Credevo di avercela fatta, pensavo che il destino avesse un futuro migliore in serbo per me, ma le cattive azioni del mio passato non mi hanno mai lasciata in pace. Sono condannata e questa è la mia fine. «Uccidimi ora».

Matt
Ci voleva davvero questa giornata rilassante in spiaggia. Le ultime giornate a lavoro sono state davvero stancanti. Ogni volta è così prima dell'estate, siamo sommersi letteralmente dalle scartoffie. Per questo, stare sdraiato in riva al mare, con il vento che mi rinfresca il corpo bagnato, mi sta regalando una perfetta sensazione di relax. In più, avere Veronica a cavalcioni sul mio sedere, con le sue mani esperte che mi massaggiano la schiena, mi fa sentire in paradiso. Ho sempre sognato andare ai Caraibi, ma mi è sempre mancata la voglia di farlo perché ho sempre visto questi posti come mete per coppie e io non ho mai avuto qualcuno che amavo con cui avrei voluto passare del tempo così. Comunque, mi rilasso sotto il suo tocco e chiudo gli occhi, pensando anche agli ultimi avvenimenti dell'ultima settimana. Un matrimonio... Credevo che non mi sarei mai sposato. Ma si sa, quando trovi l'equilibrio perfetto con una persona, è questione di tempo prima che si diventi un tutt'uno.

«Svegliati, Matt. Ti prego. Ti amo». La voce di Veronica sembra adesso un lontano eco e, quando mi giro per cercarla, trovo Oksana e il suo corpo morto disteso per terra in una pozza di sangue nero.

Sento il telefono dell'ufficio squillare. Lentamente apro gli occhi. Il sogno è ancora vivido nella mia mente e, quando mi tiro su, mi accorgo che sono io quello ad essere in mezzo al sangue. Le tempie mi pulsano forti e quando penso a quello che è appena successo, cerco in fretta di alzarmi.
Dmitriy che non è morto e poi mi dà una botta in testa... Mi reggo in piedi per forza, prima di riuscire ad afferrare il telefono che squilla, chiamata dopo chiamata. L'insistenza mi fa intuire che deve essere davvero importante.

«Pronto?» gracchio.

«Matt? Sei tu, Matt? Sono Karina» dice la voce allarmata dall'altro capo. «So che sai tutto. Non riesco a rintracciare Oksana, ma devi trovarla! Dmitriy è vivo! Deve scappare! Deve andare via!».

Cado in uno stato di trace. Dmitriy era qui quello che mi sembrava un momento fa. Guardo l'ora sul cellulare e l'orario lavorativo di Oksana è passato di un bel po', quindi vuol dire che lei è arrivata e l'avrà già portata Dio solo sa dove. Vado nel panico e inizio a respirare male. Dal telefono sento la voce agitata di Karina che continua a chiamarmi. «Matt? Ci sei?».

«Sì. Lui era qua. È venuto in ufficio».

Estraggo quindi il cellulare dalla tasca, cerco il numero di Oksana per contattarla, ma mi accorgo di qualcosa di estremamente anomalo. Un messaggio che risulta mandato da me.

CI VEDIAMO IN UFFICIO. FAI IN FRETTA. HO UNA SORPRESA PER TE.

Mi paralizzo quando provo a chiamarla e il suo cellulare squilla a vuoto. Nel frattempo racconto tutto a Karina e, in un secondo, si premura a rintracciare il cellulare di Oksana. Mi ha raccontato anche delle doti di hacker della sua amica. Infatti, non ci mette molto a rintracciarlo.

«Oksana ha il brutto vizio di tenere sempre il GPS accesso. Adesso risulta essere a Brooklyn al 18, Fulton Street».

Visualizzo l'indirizzo alla perfezione nella mia mente e tiro un momentaneo sospiro di sollievo. So dov'è, perché quello è l'indirizzo di casa mia. Adesso, spero solo di trovarla viva.

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora