Capitolo 53

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Cinque anni prima.

Oksana
«Dai, Thiago. Capisco che guardiamo la stessa pagina da oltre tre ore, ma il gatto lascialo stare» sbuffo.

Ho invitato a casa Thiago per studiare e siamo praticamente ad un punto morto perché lui anziché concentrarsi sui libri gioca con Dobby. Quel gattino è insaziabile di coccole e sembra piacergli quando Thiago gli parla in argentino. Non ho capito nemmeno una parola, ma da quello che ho captato, continua a ripetere estudio, quindi credo che stia raccontando al gatto quanto gli scocci continuare a studiare. Comunque, ho approfittato dell'assenza di Dmitriy per usare casa nostra. Non so, ma quando mi trovo a studiare altrove mi deconcentro. Mi sono rimessa in carreggiata da poco e non vorrei perdermi per strada, non quando ho fatto di tutto per arrivare qui in così poco tempo. Per questo, mi ritrovo a rimproverare nuovamente il mio amico.

«Munequita, tu studia, io preferisco giocare con Dobby. Guarda» dice, grattandogli sotto il mento. «Non vuole che smetta. Fa le fusa ed è davvero un gattino amichevole. Quello di mia zia scappa tutte le volte che mi vede» sghignazza.

Al che, mi alzo, giro attorno al tavolo e gli sottraggo Dobby dalle mani. Dal canto suo, al mio gatto pigro non importa chi sia a fargli i grattini, ma l'importante è che le riceve. Quindi, prendo il gattino e lo metto in giardino, così non sarà più una distrazione per nessuno.

«Sei cattiva» afferma Thiago, tornando a sedersi al tavolo.

«No, sono ansiosa di andare avanti. Se ci sbrighiamo, avrai tutto il tempo di fare ciò che vuoi».

«Mmmh» mugugna, ma annuisce e ci mettiamo subito al lavoro.
Lo sapevo, con un po' di concentrazione si risolve tutto e due teste pensano meglio di una. Infatti, finiamo di studiare prima del previsto.

Più tardi, quel pomeriggio, vado in cucina per preparare due panini. Thiago mi segue e si guarda un po' in torno, come se non avesse visto tanto lusso in vita sua prima d'ora. La sua espressione mi fa sorridere perché è la fotocopia spiccicata della mia quando ho messo piede qui dentro per la prima volta.

«Dov'è Dmitriy?» chiede.

«Aveva una riunione con il suo staff. Non dovrebbe arrivare prima di questa sera».

«Che lavoro hai detto che fa tuo marito?» chiede, appoggiato al ripiano della cucina, addentando il panino.

«Ha un'agenzia di collocamento» rispondo, dando un morso al mio.

«Uh. Non credevo che questo tipo di attività facesse fruttare così tanto. Voglio dire, questa villa è enorme e dentro sembra essere... la reggia di Caserta».

Sorrido alla sua affermazione. «L'ho pensato anch'io quando l'ho vista per la prima volta. Vuoi fare un giro?» mi offro.

Lui annuisce e mi segue. Iniziamo il tour dall'immenso giardino curato, delimitato da cespugli di rose rosse, passando per il retro della casa gli mostro la piccola serra che contiene la piscina, adesso coperta da un telo scuro. Quando entriamo in casa gli mostro le stanze rimanenti al pian terreno e, oltre al soggiorno e la cucina, apro le porte una dopo l'altra, finché non arrivo a quella e sbuffo, vedendo che non si apre.

«Cosa c'è lì dietro?» chiede curioso Thiago.

«C'è l'ufficio di Dmitriy. Tiene questa porta sempre chiusa» mi lamento.

«E non credi sia strano?»

«Mmmh, no?» dico a mo' di domanda.

«Me lo stai chiedendo?».

«No. Cioè, Dmitriy è fissato che il suo ufficio. Dice che è suo e nessuno deve mettervi piede».

«Mi sembra assurdo visto che è casa di entrambi. E se lì dentro nascondesse qualcosa?».

«Dmitriy non lo farebbe mai» affermo sicura anche se Thiago mi ha messo una pulce nell'orecchio. «Seguimi» dico poi, facendo cadere il discorso.

Mi dirigo al piano di sopra, mostrandogli le varie camere e, non appena arriviamo a quella patronale, Thiago strabuzza gli occhi. Al di là dell'enorme letto king-size a baldacchino che domina la stanza, oltre alle rifiniture del soffitto in oro e i mobili in mogano, il suo sguardo viene catturato dalla grande vasca idromassaggio in pietra rosa posizionata proprio accanto la vetrata. Sorrido ancora e chiedo: «Ti piace?».

«È... Sono senza parole. Davvero sfarzosa. Tutta la stanza, intendo. Anzi, tutta la casa».

«Già. Non è neanche necessario tutto questo» ammetto. «Perché mettere una vasca in camera quando già abbiamo cinque bagni in casa?!».

«Tuo marito sembra un amante del lusso. Solo, non mi spiego come abbia fatto a mettere su quest' "impero" solo con il lavoro che fa» afferma, guardandosi ancora intorno.

Inarco un sopracciglio, leggendo perfettamente quelle insinuazioni dietro la sua affermazione, dato che è già la seconda volta che lo dice. «Cosa vorresti dire?».

Dopo un attimo di silenzio, Thiago mi sorride e si gratta la nuca con aria di imbarazzo. «Niente, scusa. Cosa ne posso sapere io?».

«Comunque, i Volkov sono ricchi di famiglia. Questa casa era la residenza estiva dei nonni di Dmitriy. I suoi nonni passavano qui solo le estati, mentre per il resto dell'anno la villa rimaneva vuota. Quando sono morti, Dmitriy ha ereditato la casa e parte del patrimonio, quindi credo sia anche grazie a loro se sta così bene» concludo. «Dai, scendiamo di sotto».

Sto per mettere piede sul primo scalino quando sento l'esclamazione di stupore di Thiago. «Cazzo!».

«Che c'è?» chiedo.

«Questo non lo avevo visto» dice, indicando lo stereo proprio sul mobile accanto alla porta esterna della camera.

«Non è niente di che» affermo . «È solo uno stereo».

«Cosa?? Oksana, hai almeno la vaga idea di cosa sia questo? Hai in casa uno dei pezzi unici della Takagj² e vorresti dirmi che non è "niente di che"?» esclama.

«Per me rimane sempre uno stereo. Probabilmente nemmeno funziona».

«Uno degli esemplari più ben fatti e costosi al mondo. Posso vedere se accende?».

«Fa pure» dico, entrando di nuovo in camera, sedendomi sul letto. Osservo Thiago armeggiare con quello strumento e, nel frattempo, ne approfitto per sdraiarmi un po'. Non vedo l'ora che arrivi stasera per potermi rilassare per come si deve. Mi concedo di chiudere un secondo gli occhi, quando il forte boato della musica mi fa letteralmente saltare in aria.

«Cosa cazzo fai?» urlo, per sovrastare la musica.

«Ha un suono da urlo!!» grida Thiago a sua volta.

Scuoto la testa, notando Thiago muoversi come un robot sulle note di Next Contenstant dei Nickelback. È così buffo che scoppio a ridere e inizio a ballare anch'io come lui. Quando mi accorgo che sono negata, inizio a ballare come mi pare, salendo sul letto e usandolo come un tappeto elastico. Thiago mi sorride e inizia a girare per tutta la camera, poi raggiunge la vasca e vi entra dentro. Rido ancora più forte quando prende il soffione e lo usa come un microfono. Ci voleva proprio questo momento di leggerezza dopo una giornata così impegnativa. Quindi, saltando ininterrottamente sul letto, comincio anche io a cantare a squarciagola.
Poi, in un secondo, la stanza piomba in un silenzio spettrale e un rumore sordo mi fa improvvisamente voltare in direzione della porta dove, con i pugni stretti lungo i fianchi, c'è Dmitriy che fissa Thiago con disprezzo; ha scaraventato lo stereo a terra e sembra avere il volto deformato dalla rabbia e poi, guardandomi dritto negli occhi, dice: «È questo che fai quando non ci sono? Inviti i ragazzi nella camera dove ti scopo tutte le notti?».

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² Takagj:azienda elettronica frutto della fantasia dell'autrice.

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Where stories live. Discover now