Capitolo 11

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Sei anni prima.

Oksana
La mia mente mi suggerisce di andarmene subito a casa e non avvicinarmi a quell'uomo così inquietante. Tutto avrei immaginato ma non trovarlo all'uscita da scuola. Perché è qui? Vorrei allontanarmi, ma le mie gambe si muovono da sole nella sua direzione senza chiedere il permesso al cervello. Gli occhi di Dmitriy sono fissi nei miei e non vogliono mollare la presa e nemmeno i miei. Fisso quell'uomo che ora mi guarda con un sorriso malizioso sulle labbra, mentre inala il profumo della rosa che ha in mano.

«Ciao» lo saluto, facendogli un sorrido timido, quando lo raggiungo.

«Lo sai che nessuno mi aveva mai ignorato prima d'ora?» chiede Dmitriy.

Se è un modo per insinuare che io l'abbia fatto... «E neanche io. Altrimenti a quest'ora non starei qui a parlarti».

«Mi riferisco a ieri notte» afferma, porgendomi la rosa.

La prendo e mi accorgo che è priva di spine, emana un profumo delizioso, quasi nauseante.

«Oh, i messaggi» affermo. «Diciamo che la mia voglia di dormire ha superato quella di rispondere ai tuoi messaggi».

L'espressione di Dmitriy sembra dura ma, ignora la mia risposta e poi sorridendo, chiede: «Cosa farai dopo che prenderai il diploma?».
Il suo cambiamento di argomento mi prende un po' alla sprovvista, ma ancor più il suo cambiamento d'umore, adesso, nuovamente serio. Spero soltanto che non sia una di quelle persone mentalmente disturbate.

«Lavorerò, come faccio adesso».

«Spero non più al Red» afferma, deciso.

«Perché? Cos'ha quel locale che non va?» chiedo.

In realtà, il Red ha tutto che non va. Tutto ciò che c'è lì dentro non va bene per me, mi sento fuori posto lì. L'unica cosa che mi soddisfa è la paga a fine mese e sapere di riuscire a pagare tutte le bollette mi fa tirare un sospiro di sollievo anche se il lavoro che faccio è merdoso.

«Non mi sembra un posto adatto a te».

«Tu hai di meglio da offrirmi?».

«No».

«Come immaginavo. Okay... Vado» dico, allontanandomi da lui. «Mi ha fatto piacere rivederti».

«Aspetta, Sana» mi chiama, fermando la mia "fuga". «Lascia che ti accompagni a casa».

«Non credo sia una buona idea».

«Perché?».

«Perché non ti conosco» affermo, come se fosse ovvio.

Dmitriy annuisce. «Hai ragione. Scusa se sono stato inopportuno. Però mi piacerebbe rivederti uno di questi giorni».

Oh.

Cosa dovrei rispondere? «No, grazie»? Oppure «No, sei troppo grande per me», o ancora «No, scusa ma non esco con quelli che mi mettono i brividi»?
Quindi non dico nulla di tutto questo, ma mi limito semplicemente a dire la prima cosa che mi passa per la mente, ovvero: «Stavi con Lyudmila».

Okay, forse non è stata la miglior cosa da dire perché l'espressione di Dmitriy viene attraversata da un lampo di rabbia, che scompare subito dopo e viene sostituita da uno sguardo corrucciato.

«E questo cosa c'entra con noi due?» chiede.

Noi due? Siamo già a quel punto? Sposto il mio peso da un piede all'altro, non sapendo cosa rispondere e nel frattempo mi sistemo meglio lo zaino sulla spalla. «C'entra il fatto che sarebbe troppo strano. Io ci vivo con lei e poi... Dmitriy, io non ti conosco» ribadisco.

«Per questo ti sto chiedendo di uscire con me, dolcezza» sussurra, con lo sguardo più dolce. «Per conoscerci».

Non riesco a capire perché insiste tanto, ma quando sfiora con le sue dita la mia guancia, il mio cervello va totalmente il tilt. Essere toccata in quel modo mi fa dimenticare persino come mi chiamo. Arrossisco e lui sorride soddisfatto. Il mio corpo traditore vorrebbe andare ovunque lui abbia intenzione di portarmi, ma se devo riflettere lucidamente penso che uscirci insieme sarebbe solamente una pessima idea. Quindi, facendo un passo indietro, mi sottraggo dal suo tocco.

«Senti, adesso devo andare».

«Non ti libererai di me facilmente» dice, scherzando.

***

Quando arrivo a casa, mi preparo un panino per pranzo e mangio in fretta prima di mettermi a studiare. Manca poco più di una settimana alla fine della scuola e poi ci saranno gli esami di fine anno e così potrò - finalmente - tirare un sospiro di sollievo. Avrei voluto continuare gli studi dal momento che mi piace studiare e vorrei fare un lavoro gratificante da grande. Vorrei costruirmi il futuro che non potrò avere se continuo a fare la barista, ma senza un soldo in tasca mi è impossibile pagarmi gli studi da sola.

Più tardi, quel pomeriggio, dopo aver finito di studiare, decido di riposare un po'. Considerando il fatto che ho alle spalle quattro ore di sonno, dovrei riuscire ad addormentarmi nel giro di pochi minuti, ma ciò non accade, perché la mia mente continua a essere occupata dagli occhi ipnotici di Dmitriy. Mi giro e mi rigiro più volte nel letto, ma i suoi occhi azzurri continuano a tornarmi in mente. Così, visto che non riesco a prendere sonno, decido di non provarci più e vado in cucina per bere un po' di caffè. Devo riuscire a restare sveglia e soprattutto devo essere in forze perché questa sera mi attende un'altra lunga nottata lavorativa. Per quanto sia possibile, raddoppio la dose di caffè e la bevo in pochi secondi.

«Tu sei mai stata operata di appendicite, Sana?» chiede Inna, entrando in cucina.

«Mmmh, no. Perché?» chiedo a mia volta, inarcando un sopracciglio un po' disorientata per la sua domanda bizzarra.

«Perché succederà molto presto se continuerai a bere quella robaccia nera in quantità industriali».

«Lo so, ma sono parecchio stanca e non riesco a dormire. Devo pur fare qualcosa».

«Be', bere caffè non ti aiuterà. Ascolta» esordisce, tirando fuori dalla tasca dei suoi jeans una bustina trasparente. «Queste me le ha date Igor, ti aiuteranno a non sentire la stanchezza. A me aiutano molto. Funzionano. Se vuoi, puoi prenderle, io ne ho altre in camera mia».

E osservo quella bustina, notando che all'interno vi sono due piccole pillole bianche.

Ti aiuteranno a non sentire la stanchezza.

In questo momento, non sentire la stanchezza è proprio quello di cui ho bisogno, ma non sono del tutto convinta che prendere queste sia più salutare che bere del caffè. Se Inna le prende vorrà dire che funzionano sul serio. Me l'ha pure confermato e lei sta bene, quindi non saranno tanto dannose, no? Ma qualcosa mi dice che non è proprio una buona idea. Cosa diavolo sono, poi?

Continuoa guardarle indecisa sul da farsi. Cosa dovrei fare? Le prendo oppure no?

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Onde as histórias ganham vida. Descobre agora