Capitolo 63

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Cinque anni prima.

Oksana
Gli occhi di Karina sono iniettati di sangue. In un secondo, vengo attraversata dal gelo. Hanno ucciso Lyudmila. Come è possibile? Perché?
Attiro nuovamente Karina nel mio abbraccio e la tengo stretta mentre il suo corpo è scosso dai singhiozzi del pianto. Lascio che si sfoghi e rimaniamo ferme sulla porta per minuti. Il suo pianto raggiunge anche Dmitriy che, preoccupato, ci raggiunge.

«Cosa è successo?» chiede.

«Lyudmila è morta» mi limito a dire, non lasciando andare mai Karina.

Alle mie parole, l'espressione di Dmitriy non cambia, sembra avere un attimo di esitazione, ma si limita al silenzio. Come può stare zitto in un momento come questo? Inoltre, Lyudmila è stata la sua ragazza per non so quanto, almeno un accenno di dolore dovrebbe averlo. Invece, rimane totalmente impassibile.

«Su, entrate».

Accompagno Karina sul divano e corro in camera per recuperare una coperta che, una volta tornata da lei, le porgo e vi si avvolge. Trema ancora - per la paura, probabilmente - e non ha ancora detto una parola. Mi siedo al suo fianco e la osservo mentre si calma.

«Cosa è successo, Kari?» chiedo, sperando di non sembrare invadente. Dopotutto, c'è un motivo se è venuta direttamente qui, no? I nostri rapporti non erano dei migliori, quindi se è qui è perché ha davvero bisogno di qualcuno.
Non mi ha creduta per quanto riguarda il discorso della telecamera di videosorveglianza, ha giustificato Igor, ma ciò non vuol dire che non le voglia ancora bene o non farò qualsiasi cosa per aiutarla.

«Stavo impostando la lavatrice, quando ho sentito un forte rumore al piano di sopra. Tu non lo sai, ma da quando il Red Light è stato sequestrato, Lyuda e io siamo rimaste senza un lavoro. Abbiamo trovato un impiego da McDonald's e siamo andate a vivere insieme».

Immagino come si siano sentite, quando hanno scoperto di essere letteralmente in mezzo ad una strada. Io ho avuto la fortuna di trovare Dmitriy prima, ma se non ci fosse stato lui, sarei esattamente nella loro stessa situazione. «E poi?» chiedo, esortandola a parlare.

«E quindi sono salita di sopra e ho trovato il corpo inerme di Lyudmila. Aveva il cranio fracassato. C'era sangue dappertutto» racconta con lo sguardo perso nel vuoto.

«C'è la possibilità che si sia tolta la vita da sola? Hai visto qualcuno?» chiede Dmitriy.

Karina scuote la testa. «È stata ammazzata brutalmente con una mensola di marmo. Ti rendi conto? Chi sarebbe in grado di fare una cosa del genere?».

«Hai visto qualcuno?» insisto anche io.

«No. Quando ho visto tutto quel sangue sono corsa più lontana che potevo. Sono uscita di casa e sono arrivata fin qui».

«Kari, non hai pensato di chiamare la polizia?».

«Io... Io ero... spaventa. Non sapevo cosa fare. Ero terrorizzata. Lo sono ancora adesso. Se chiudo gli occhi... la vedo ancora lì, morta sul pavimento... Non... non ho avuto la lucidità per...» balbetta e poi scoppia a piangere.

«Dobbiamo chiamare la polizia» affermo.

«Un attimo» interviene Dmitriy. «Dobbiamo sapere cosa dire alla polizia, prima di chiamarli»

Per un momento osservo Dmitriy come se avesse due teste. Perché questa riluttanza nel chiamare la polizia? «Cosa dici?» intervengo. «Dobbiamo chiamarli subito. Karina racconterà ciò che ha visto. Niente di più e niente di meno. E in fretta».

«So chi è stato» afferma Karina, provocando lo stupore di mio marito e il mio.

«Chi?» chiede Dmitriy, deglutendo.

«Igor».

Rimango sotto shock. È probabile. Non si hanno notizie di Igor da quando hanno chiuso il suo locale ed è stato accusato di diversi reati. Ai TG parlano ormai poco della questione, ma sta di fatto che sono state impegnate parecchie unità di polizia nella sua ricerca. Igor vaga ancora a piede libero per il paese, ma non sappiamo se sia qui a Mosca, o abbia lasciato lo Stato. Incolparlo di aver ucciso qualcuno è un'accusa abbastanza pesante, ma il modo in cui parla Karina non mi sembra falso. È convinta di ciò che dice e, se non esita nemmeno per un secondo, ci sarà un motivo.

«Se non hai visto nessuno, come fai ad affermare con certezza che sia stato lui?» domanda Dmitriy.

«Credo sia stata Lyudmila a denunciarlo. Costringeva Inna a prostituirsi e non solo lei, anche altre ragazze che ballavano lì. Igor guadagnava anche su quello e Lyudmila si era stancata di tenere la bocca chiusa su cose che vedeva ormai da anni. Ha raccolto prove e filmati contro di lui e non avrà esitato nemmeno per un secondo prima di andare alla polizia. Ha inchiodato Igor e lui gliel'ha fatta pagare».

«Quindi Lyudmila ha denunciato Igor...» riflette Dmitriy.

«E lui l'ha uccisa per vendetta» conferma Karina.

«Ma è assurdo!» esclama Dmitriy. «Come diavolo faceva Igor a sapere che a denunciarlo sia stata proprio lei? E come fai a muovere accuse di questo genere nei suoi confronti?».

«Lo stai per caso difendendo?» intervengo alterata.

«Ho chiuso i ponti con Igor da quando abbiamo saputo che ti spiava. Non l'ho perdonato e non lo difendo adesso, ma lo conosco da una vita e affermare che abbia ucciso qualcuno è assurdo. Già definirlo assassino è inconcepibile. Non farebbe mai una cosa del genere».

«Non puoi averne la certezza» ribatto.

«Neanche voi» dice, indicandoci con il dito. «Lui non farebbe mai una cosa del genere. Okay, ha sbagliato a trasformare un'attività legale in qualcosa di illecito, ma la sua finalità era quella di fare semplicemente soldi. Arrivare a dire che abbia ucciso è... è aberrante!».

Accusarlo ingiustamente è sconclusionato, sì, ma credo che Karina non parli per dare fiato alla bocca. Io le credo. Lo vedo dal modo in cui parla, in cui si muove, dal modo in cui i suoi occhi mi implorano di crederle.

«E poi» continua mio marito, «Igor ha perso la madre esattamente nello stesso modo. Non ucciderebbe mai un'altra donna».

«Dobbiamo fare comunque qualcosa» affermo.

«Bene. Chiamiamo la polizia» concorda Dmitriy.

***

Abbiamo sistemato Karina da noi, momentaneamente.

Dalle indagini della polizia è emerso che Lyudmila è stata uccisa brutalmente. Sono state trovate tracce di droga nel suo organismo e lesioni sul suo corpo, che fanno intuire che abbia lottato contro il suo aggressore.
È stata aperta un'indagine. Karina è stata interrogata dai poliziotti e Igor è ricercato con l'accusa di un altro aggravante: omicidio premeditato.

Gli avvenimenti di quel giorno hanno scombussolato un po' tutti. Karina continua a ripetere che non riesce a togliersi dalla mente quella scena e Dmitriy sembra davvero preoccupato per ciò che potrebbe capitare al suo amico, una volta che sarà nelle mani della polizia. Io, invece, sono terrorizzata da come sta reagendo Karina. Non mangia e mi parla quasi a stento. È evidente che trovare un corpo morto in casa propria deve averle sconvolto la vita. Devo aiutarla, in qualsiasi modo. Per questo ho bisogno dell'aiuto di mio marito.

Quando raggiungo il suo ufficio, busso e lo chiamo. «Dmitriy? Ehi, devo parlarti».

Non udendo nessuna risposta, busso e chiamo un'altra volta. Faccio per aprire la porta e il mio cuore perde un battito quando maniglia si abbassa e la porta si schiude.

Senzapensarci due volte, entro.

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora