Chapter XIII

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GYAL P. O. V

La stava cercando oramai da un'ora, senza avere idea di dove fosse. Girovagava per il castello, affacciandosi in ogni stanza. Alcuni bisbigli dietro di lei la fecero fermare, per voltarsi curiosa.
Le ancelle la guardarono, insicure sul da farsi. Era palese che volessero dirle qualcosa, così lei si limitò ad aspettare.
Alla fine una di loro si fece coraggio, dopo aver scambiato alcuni sguardi con le colleghe.
-"signorina Gyal, non dovrebbe girovagare così senza meta. Torniamo nelle sue stanze, sicuramente la sua amica sarà da qualche parte nel castello"
Le guardò , sorridendo, per poi scuotere la testa. I loro volti erano una maschera di preoccupazione. Le capiva, una delle "prigioniere" era fuggita da sotto il loro naso senza che nemmeno se ne rendessero conto, ed ora avevano paura delle conseguenze.
-"sentite, vi ringrazio per avermi accompagnata fino qui. Posso cercare la mia amica da sola, non importa. Non posso comunque andare tanto lontano"
Mostró loro il braccialetto, per far capire che anche se avesse voluto, non sarebbe potuta scappare.
Alla vista dell'oggetto le ancelle parvero tranquillizzarsi e dopo molti inchini finalmente se ne andarono. Gyal si voltò, ravvivandosi i capelli e gettandoli, lunghi, dietro la schiena.

Sospirò, stanca, e si rimise alla ricerca di Zaya. Mentre camminava, senza rendersene conto, si perse tra i vecchi ricordi.
Zaya era sempre stata una bambina agitata. Ogni qual volta le veniva in mente di fare qualcosa, spariva senza nemmeno darti il tempo di batter ciglio o di proferir parola. Anche se lei era la più piccola tra le due, si era ritrovata spesso a cercarla tra le rovine.
Zaya era così, una burrasca in piena regola. Tre secondi prima c'era, tre secondi dopo no. Prima voleva una cosa, poi ne voleva un'altra. Era difficile starle dietro.
Ma le doveva molto. Quando la madre l'aveva abbandonata per le strade dei Kamul, senza cibo né acqua, perché si sentiva tradita dalla figlia, fu solo Zaya ad accoglierla. Le aveva dato cibo, alloggio, una casa. Nessuno sapeva il vero motivo per cui la madre l'aveva cacciata di casa, ma Zaya mai una volta le aveva chiesto una spiegazione forzata. Le aveva semplicemente sorriso, con quel suo modo di fare tanto coraggioso, e le aveva solo dato la mano,dicendole: "allora? Quale sarà la nostra prossima avventura?"

Erano solo bambine, ai tempi, e da allora avevano davvero vissuto mille avventure insieme. Ma questa era la più grande.
La sua amica veniva spesso fraintesa a causa dei suoi atteggiamenti. Essere cresciuta in quella casa, poi, non aiutava. Per quanto si sforzasse di lasciar trapelare la vera Zaya, cercando di convincerla a parole ed a fatti, lei non lasciava mai cadere la sua maschera.
Spesso pensava che la sua dolce amica fosse comunque da qualche parte, in quei meandri della sua testa e del suo cuore, nascosta. Accovacciata in un angolo, a piangere, come faceva quando la madre la picchiava perché non era stata "abbastanza".
Altre volte invece temeva di averla persa per sempre, e che la vera Zaya si fosse lasciata annientare da tutto l'odio che l'aveva circondata.
In tutti questi anni, lei continuava a chiedersi che cosa poteva fare, lei, per aiutarla.
Le aveva salvato la vita, sarebbe mai stata in grado di ricambiare?!
Altri ricordi le tornarono in mente : quando provarono a 10 anni a rubare il pesce al mercato, la loro prima "missione" l'aveva chiamata Zaya, ed il mercante le aveva scoperte.
Quel giorno corsero come matte, un lenzuolo stracolmo di pesce a rallentarle mentre cercavano di defilarsi. Quel giorno avevano incontrato Wes.
Il ragazzo stava girovagando da solo, e le aveva viste scappare. Infilatosi in un nascondiglio e passando per corridoi che le ragazze nemmeno sapevano che esistessero, aveva attirato la loro attenzione e le aveva salvate.
Poco dopo incontrarono Dan. A lei e Zaya piaceva tanto una collana che avevano visto in una bancarella, ma per loro costava troppo. L'uomo che la vendeva le aveva già cacciate via a colpi di scopa, sporcandole tutte con la melma che aveva raccolto, e lei si era messa a piangere mentre Zaya e Wes le dicevano : "tranquilla, ne troveremo una più bella".
Avevano 12 anni, e Dan comparve dal nulla, ricoperto di graffi dovuti alle botte prese, dándole la collana. Quel piccolo oggettino, con quella minuscola conchiglia, le era parso il dono più grande. Lui ed i ragazzi legarono subìto.
Si era formata la banda.

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