Chapter XLVI

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Sin da quando erano giunti a palazzo, non vi era stato un minuto di pace. La corsa contro il tempo  si rifletteva nell'euforia della gente attorno a lei. Sicuramente non era stressata come la gente comune, ma Zaya si sentiva sicuramente nervosa. Certo, allenarsi col fuoco assieme a Althea e le altre ragazze, serviva per distrarla abbastanza e per sfogarsi, ma quando poi la sera tornava nelle stanze assieme a Ren, era tutta un'altra storia. La sensazione che qualcosa sarebbe andato storto, che non sarebbe riuscita a fare la sua parte, che sarebbe diventata solo un peso in battaglia la assillava. Negli ultimi due giorni, sin da quando erano arrivati anche gli altri eserciti, passava le nottate a svegliarsi dopo incubi tremendi. Incubi dove, per la prima volta, temeva le fiamme. Vedeva tutti i suoi amici bruciare, gridare il suo nome, in cerca di aiuto,ma lei anche se correva non li raggiungeva; anche se cercava di spengere le fiamme attorno a loro, non ci riusciva.
Si muoveva talmente tanto nel sonno, che Ren spesso si svegliava più volte durante la notte per svegliarla, e cullarla fino a che non si calmava .
Si sentiva in colpa, perché sapeva quanto anche lui avesse bisogno di dormire.

Sapeva, non era sciocca, che tutti questi incubi erano legati alla vicinanza con la madre. Riusciva quasi a sentirla già lì. Più lei si avvicinava, più il timore e la paura tornavano prepotenti nella sua vita. Nella barriera, se ne stava con i ragazzi pur di evitarla. Ma adesso non poteva più nascondersi. Lo scontro sarebbe avvenuto presto, nolente o volente. Doveva farci i conti presto, accettarlo, o non avrebbe mai avuto il coraggio di metter piede in trincea.
Sospirò passandosi la mano tra i capelli, che erano allungati non di poco,e decise di uscire dalla stanza per andare a mangiare qualcosa. Ad ogni modo non sarebbe riuscita a dormire di nuovo.

Si alzó dal letto cercando di non svegliare Ren e si vestì rapidamente con vestiti comodi, tanto sarebbe andata di sicuro ad allenarsi dopo. Come sempre.
Richiuse la porta dietro di sé piano, e, come sempre di nuovo da due giorni a quella parte, il soldato che Althea le aveva affibbiato era già lì presente per accompagnarla.
Non le dava fastidio, per carità, ma era un tipo di zero parole. Non sapeva che volto aveva, come si chiamava, se aveva una famiglia. Qualsiasi cosa insomma. Si limitava a seguirla passo passo per il palazzo, o ovunque andasse, e non le rivolgeva parola. Si limitava ad osservarla. Poi, a fine giornata, la riaccompagnava nelle sue stanze assieme a Ren.
Se almeno avesse parlato un poco, non sarebbe stato male. Magari poteva fargli una confidenza?
Spesso si sentiva come se non potesse parlare con i suoi amici di quello che provava,non perché non l'avrebbero capita, ma perché non voleva gettare sulle loro spalle le preoccupazioni che provava in quegli incubi.

Camminando verso le cucine, non si stupì di trovare già molte donne del palazzo all'opera, con tutti i battaglioni presenti preparare cibo per tutti doveva essere un lavoro senza fine. Ciò che la sorprese fu invece ritrovarsi Fei davanti, seduta a tavola che tranquillamente divorava una quantità assurda di cibo. Davanti a lei se ne stava seduto  l'ayakashi con il quale aveva fatto il patto.
Non riusciva mai a ricordare il suo nome, perciò, additandolo nella sua mente come il "coso-cane", si limitó a salutarlo con un cenno della testa quando lui le sorrise.

-"mi scusi, non avrebbe dell'altro pane? Magari anche altre uova? " - chiese Fei alzando finalmente la testa dal piatto.
Una donna della servitù le sorrise cortesemente, apprestandosi a prepararle altro cibo.
-"si può sapere quanto mangi?" - le chiese Zaya, sedendosi accanto a lei.
-"oh eih! Il cibo non è mai abbastanza in questi giorni. Bene fare il pieno fino a che possiamo"

Gentilmente mentre l'ascoltava Zaya chiese a sua volta la colazione. Ebbene si, gentilmente. Non era da lei, ma aveva promesso a Ren che sarebbe stata meno... Acida . Si la parola giusta era acida, verso la gente. Od almeno ci avrebbe provato.

-"tu non hai bisogno di scuse per mangiare. Lo fai comunque a priori" - l'accusó il coso-cane.
-"oh, zitto tu. Mi hai fatto correre a destra e a sinistra in questi giorni a cercare i tuoi informatori del cavolo. Come fai a non avere fame dopo tutti gli spostamenti che abbiamo fatto lo sai solo tu"- ammise Fei, inforchettando di gusto un pezzo di uovo fritto ben cotto.

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