0.9 • vino nero

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Leggete l'angolo sul fondo please💕

Non uscii dalla mia stanza per tre giorni, nemmeno ci provai, non volendo tentare oltre: di colpi di testa – sembrava – ne avessi già fatti troppi

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Non uscii dalla mia stanza per tre giorni, nemmeno ci provai, non volendo tentare oltre: di colpi di testa – sembrava – ne avessi già fatti troppi.

Isaie era rimasto con me, nella sua forma naturale, stretto al mio petto oppure steso sopra i miei piedi, così da riscaldarli col suo pelo caldo, e, ogni singolo giorno, mi ascoltava leggere per ore ed ore, facendo poche pause solo per mangiare.

In quei momenti, così calmi in compagnia del tiepido fuoco nel camino, mi sembrava quasi di essere tornata nella mia cella, molto prima del caos.

Certo, non ero sola: Isaie era costantemente con me, ma, alla fine, era pur sempre un lupo, non un angelo o un demone, e quello, in qualche modo, mi tranquillizzava.

Probabilmente, perché vederlo così mi ricordava che noi due, alla fine, eravamo simili: entrambi abbandonati, mal visti, e legati, per voglia o meno, al volere di Ethos.

Lui non si era mai fatto vedere: mai, nemmeno una volta, eppure, la sua presenza non stentava a farsi viva, soprattutto quando, sul fondo di ogni mio libro, ritrovavo il sigillo reale e la sua firma personale.

Isaie mi aveva spiegato che tutto il sapere, per poter entrare dentro al castello, doveva necessariamente passare sotto il controllo di Ethos: quindi, probabilmente, quelle stesse pagine che io sfogliavo con tanta cura, erano passate anche sotto il suo tocco fine e studiate dal suo sguardo malevolo.

Non mi piaceva, affatto, perché, ogni qual volta tentassi di dimenticarlo, il suo esagerato controllo mi imponeva di non farlo.

Iniziavo seriamente a detestarlo, ma l'apice non arrivo che la mattina del terzo giorno, quando, alla mia porta, bussò finalmente il mio precettore.

Un angelo robusto, anziano, vestito con un vecchio cardigan color caki e dei pantaloni larghi.

Si era presentato con l'Onoma di Pisti, e la sua faccia corrucciata non si era distesa nemmeno per un secondo, mentre, con gli occhi scuri, continuava a fissarmi con dissenso.

Non ci misi molto a capire che non gli piacevo affatto e, quando arrivò il momento, Isaie non sembrò così felice di lasciarmi sola con lui.

"Il nostro principe mi ha ordinato di prestarle i miei servizi, miss Marine," cominciò, presuntuoso, mentre, con pesantezza, si sedeva sulla poltrona scura, sprofondando quasi sul pavimento per il troppo peso. "Spero che ne valga la pena."

Mi sedetti sul mio letto, tenendo le gambe incrociate e lo sguardo su di lui, sempre attenta.

Era strano, ai miei occhi, e non solo per il suo immotivato caratteraccio, ma per la presenza, sul suo viso, di una costellazione di piccole pieghe e chiazze scure.

Segni della vecchiaia: quella che io mai avevo visto prima.

Avrei voluto sfiorare la sua pelle, sentire la curva delle sue imperfezioni, ma, a giudicare dalla piega infelice che aveva preso il suo umore, non mi parve il caso.

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now