16 • solo per te

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Quando mi risvegliai, catene di metallo pendevano dai miei polsi alla testiera del letto, e, come unica nota di delicatezza, qualcuno aveva deciso di coprirmi con le lenzuola, così da lasciarmi riparata dal freddo

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Quando mi risvegliai, catene di metallo pendevano dai miei polsi alla testiera del letto, e, come unica nota di delicatezza, qualcuno aveva deciso di coprirmi con le lenzuola, così da lasciarmi riparata dal freddo.

Ero stanca, così stanca che a fatica riuscivo a tenere gli occhi aperti, e la lingua mi si era completamente seccata contro il palato: crebbi di aver dormito per giorni ma, probabilmente, non erano passate che poche ore a giudicare dalla fiochi raggi di sole che, sfuggendo dalle pesanti tende, si riversavano sul pavimento.

Sentivo le guance umide, le righe delle mie lacrime ancora impresse sulla mia pelle, ed un ultimo urlo bloccato sulla punta delle mie labbra.

Se ne avessi avuto le forze, se ne avessi avuto la possibilità, probabilmente avrei ripreso a covare il mio odio, ad alimentarlo con la rabbia ceca che provavo nella mia anima, ma, la verità, era che non sentivo nulla.

Vuoto, una completa tabula rasa: il mio cuore, alla fine, era ceduto sotto il peso di tutte le mie speranze distrutte.

Gli angeli mi avevano imprigionata; Ethos distrutta; i demoni illusa e Aima sfruttata: l'intero mondo continuava a giocare con i miei sentimenti come se non avessero la minima importanza – mi vedevano come la temibile mezzosangue e mai come Marine, una diciassettenne che voleva solo darsi una seconda possibilità – ed ora, per l'ennesima volta, ero stata pugnalata alle spalle.

Ero esausta.

"Era ora che ti svegliassi." La voce ruvida di Ivar mi strinse come una ragnatela, e mi voltai verso di lui – che, sino a quel momento, non avevo notato – seduto a terra accanto al letto. "Temevo di averti fatto troppo male."

"Sono incatenata,"  notai, alzando i polsi verso di lui e lasciando tintinnare le catene.

"Credo che Aima non si fidi abbastanza di me," spiegò, scuotendo le spalle. "Direi che ha ragione."

Abbassai le mani, avvicinando le gambe al mio petto e stringendomi a queste. Addosso, avevo ancora la felpa di Ethos, ed il suo profumo era l'ultima cosa di cui avessi bisogno in quel momento.

"Tu non sei dalla loro parte."

Ivar scosse il volto, ed era palese fosse sincero. "Mi hanno trasformato in un mostro, Marine, non potrei mai aiutarli."

"Però lo hai fatto, alla fine," puntualizzai, e lui accennò ad un tetro sorriso.

"Se non lo avessi fatto, ora le catene le avremo entrambi, e a cosa sarebbe servito?"

Sbuffai, appoggiando il mio volto sulle ginocchia: se mantenermi sveglia era difficile, restare calma lo era decisamente di più.

"Quindi, quale sarebbe lo scopo di tutto questo? Ho sentito quale è il loro scopo, che vogliono donare il mio sangue agli angeli, ma per quale motivo?"

"Puro interesse scientifico, immagino," ammise il vampiro, pesante. "Quando Ethos ha deciso di mostrarti in pubblico per la prima volta il mondo si è come svegliato da un sogno, ricordandosi improvvisamente di te. Tutti parlavano della mezzosangue, di cosa potesse renderla tanto unica e, molti, hanno iniziato a pensare a come scoprire gli oscuri segreti del loro principe."

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now