07 • ivar

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La settimana seguente passò in una lentezza inaudita

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La settimana seguente passò in una lentezza inaudita.

Aima era sempre occupato nei suoi impegni politici e di controllo dello stato, arrivando a saltare anche gli allenamenti con l'esercito e la colazione in comune: non lo vedevo più, se non raramente nei corridoi, sempre accompagnato da qualche demone.

Non che la cosa mi dispiacesse, comunque.

Stavo con Serena e i suoi amici, cercando, nonostante le visibili difficoltà, di imparare le basi del combattimento e del controllo dei miei istinti: in poche parole, ero un completo disastro, ma i miei sostenitori cercavano di non farmelo pesare.

Insolitamente, in quel breve periodo, mi ritrovai spesso a dimenticare di essere una prigioniera in un castello pieno di nemici, ma, ogni volta che mi rinchiudevo nella camera oscura di Aima, la vecchia felpa rossa tornava a farmi battere il cuore.

Il profumo di Ethos era completamente scomparso, ma il suo ricordo no, così come il dolore: quella ferita sembrava non volersi chiudere, e tornava a lacerarsi ogni singolo giorno.

La speranza che riponevo in lui si era trasformata in una tortura.

"Fra tre giorni è il mio compleanno," mi informò Serena, in un leggero sorriso, mentre ritornavamo dall'allenamento mattutino. "Diciotto anni: non posso non organizzare una festa."

"Sono stata ad una festa al palazzo degli angeli," ricordai, brevemente. "Tutti mi odiavano."

La demone corrugò la fronte, scioccata. "Angeli: quegli sbruffoni. Vedrai che ti divertirai."

Provai a crederle sulla fiducia, ma, in realtà, non ne ero così convinta.

Per fortuna, ero arrivata alla porta della camera di Aima.

"Quindi, ci vediamo questa sera?"

Serena annuì, lasciandomi un bacio sulla guancia. "A dopo, Marine."

La bionda andò via saltellando, già elettrizzata all'idea della futura festa, mentre io, col cuore meno leggero, entravo nella stanza, bloccandomi di colpo.

"Santo cielo," esclamai, sconvolta, portandomi le mani alla bocca e sgranando gli occhi. "E voi chi dovreste essere?"

Dal letto padronale, due paia di occhi si posarono su di me in un guizzo di stupore, mentre, alla rinfusa, la coppia di sconosciuti cercava di coprire i loro corpi nudi sotto le coperte.

Stavano facendo sesso nel letto in cui avrei dormito.

"Tu chi saresti?" Chiese la femmina dei due, una bella demone dai lisci capelli rossi. "Ivar, chi è questa?"

Mi voltai verso l'altro, un bel giovane dai capelli castani e gli occhi rossi, e, non appena vidi la noia profonda in questi, capii che quello era davvero Ivar - cioè, Ivar il corvo.

Angeli e DemoniOù les histoires vivent. Découvrez maintenant