14 • fuori dal mondo

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Ed anche il ballo arrivò, se pur, il vestito, alla fine, lo avesse scelto Isaie, stanco di tutti i miei ripensamenti

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Ed anche il ballo arrivò, se pur, il vestito, alla fine, lo avesse scelto Isaie, stanco di tutti i miei ripensamenti.

In realtà, pensavo si sentisse in colpa, dato che mi aveva promesso dei sorrisi, e in realtà mi aveva dato solo altra confusione: Isaie era troppo buono per non curarsi del fatto di avermi fatto soffrire.

In realtà, io gli ero grata, perché, mentre mangiavo biscotti al cioccolato, ridendo per gli scherzi di Jane e Betty, per la prima volta mi ero sentita accettata da qualcuno, e non perché dovesse.

Isaie era stato il primo, ma pensare che non fosse l'unico mi aveva dato una gioia immensa, molto più grande della confusione.

Non avrei mai potuto provare rancore verso di lui, mai.

"Direi che sei pronta," commentò il rosso, mentre continuavo a osservarmi allo specchio, cercando di trovare ogni più piccolo particolare fuori posto.

Ma le lenti c'erano, e il vestito, molto semplice e di un tenue azzurro pastello, mi stava bene, calzando il mio fisico magro con gentilezza.

Isaie aveva capito esattamente come avrei voluto sentirmi: al sicuro, coperta, e una piccola briciola più dell'invisibilità completa.

E in quel vestito c'era tutto questo: il tessuto era caldo, le maniche lunghe e non esistevano scollature, per non parlare del fatto che metà del mio viso era coperto dai miei capelli scuri.

"Non lo so," commentai, comunque.

Isaie mi si avvicinò, dalle spalle, voltandomi con gentilezza e scostandomi i capelli dal viso, sorridendomi appena. Mi guardava con dolcezza, come al suo solito. "Stai bene, Marine: non preoccuparti."

Strinsi le labbra, affatto concorde, e strinsi le sue mani, cercando di farmi coraggio. "Vorrei che tu potessi essere con me."

E anche lui avrebbe voluto, ma non poteva dirlo, ben consapevole che questo mi avrebbe solo più rattristato.

Per fortuna, un leggero bussare ci interruppe, facendoci pensare ad altro.

Ethos entrò con calma, passando il suo sguardo da uno all'altra, non facendosi scappare la nostra vicinanza, così come le nostre mani unite.

A me non sfuggii come sembrava diverso, molto più importante, nel suo completo scuro, che metteva in perfetto risalto i suoi capelli biondi e gli occhi chiari, sempre tormentanti dalla solita aurea di insoddisfazione.

Era perfetto.

"Marine, dobbiamo andare," disse, semplicemente. "Ci stanno aspettando."

"Pensi che possa andare bene?" Chiesi, intendendo il mio vestito: lui scorse il suo sguardo lungo il mio corpo, non soffermandosi su niente, senza mostrare il minimo interesse.

"Sì, va bene," si limitò a dire, e poi uscì dalla stanza, non aggiungendo altro.

"Davvero incoraggiante," commentai, acida, e subito Isaie sorrise, avvicinandosi a me e dandomi un veloce bacio sulla fronte.

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now