06 • istinti

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Aima mi portò in infermera - sì, una vera e propria infermeria con tanto di lettino e mobiletti pieni di medicinali

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Aima mi portò in infermera - sì, una vera e propria infermeria con tanto di lettino e mobiletti pieni di medicinali.

Mi sembrava di essere finita in una delle tante video lezioni mediche impartite dagli angeli.

"Siediti sul lettino," mi ordinò, semplicemente, iniziando a setacciare i vari cassetti.

"È solo un graffio," ribadii, ma lui mi ripagò con una semplice occhiata al veleno.

"Fa' come ti ho detto, mezzosangue."

Alzai gli occhi, annoiata, e mi sedetti sullo scomodo lettino imbottito di gomma bianca, lasciando ondeggiare i miei piedi con pesantezza.

Mi guardavo le punte delle dita, posate sul mio grembo, non riuscendo a capacitarmi che ciò che le sporcava fosse il sangue di Serena.

L'avevo ferita, l'avevo colpita e con la sincera intenzione di farle male, eppure, nonostante l'apparenza fosse inconfutabile, io continuavo a non capire, né ricordare.

Sembra che, ad un certo punto, la mia mente fosse affondata sotto metri di sabbia, spegnendosi completamente e lasciando il posto solo all'istinto più basso e viscido.

Era stata la violenza a parlare, la rabbia, quella che avevo sempre creduto di non possedere. Cosa mi era successo?

"Alza il viso, mezzosangue," disse il demone, voltandosi verso di me con un pezzo di cotone stretto fra le dita. "Brucerà, ma, tanto, te lo meriti."

"Questa tua tecnica di supporto ha mai davvero aiutato qualcuno?" Soffiai, mentre, con davvero poca delicatezza, Aima mi strinse il mento, costringendomi ad alzare il volto per disinfettarmi il labbro.

Gemetti, infastidita dal bruciore, e lui rise di me.

"No," ammise, sinceramente. "Ma non mi è mai capitato di voler davvero aiutare qualcuno."

Gettò via il cotone e afferrò alcuni pezzi di carta, imbevendoli nell'acqua di una tinozza. "Pensi di farcela?"

Indicò il sangue sulle mie mani con un cenno della testa, e, dopo aver contemplato l'idea di mentire, decisi di arrendermi.

"No."

Aima, comunque, sembrò aspettarselo, e si avvicinò di nuovo, sfiorando la mia mano con la sua, così grande a confronto.

La mia pelle sembrava un tenue bagliore nella sua, abbronzata e ruvida per gli allenamenti, ma quel sangue faceva ben capire che sotto quel sottile strato di candore si nascondesse molto di più.

Nascondevo segreti che nemmeno sapevo di possedere.

"Serena non è arrabbiata con te per ciò che hai fatto. In realtà, non lo è nessuno," ammise, quasi avesse intercettato i miei pensieri. "Qui ci si fa del male ogni singolo giorno, ma è allenamento, non la vita vera."

"Questa volta è diverso," lo bloccai, scuotendo il volto, ancora confusa. Sollevai il mio sguardo nel suo, e i suoi occhi mi stavano già attendendo. "Non ho idea di cosa mi sia successo."

Aima terminò il suo lavoro, ma non lasciò la presa sulle mie dita, continuando a tenerle leggermente incastrate con le sue, mai troppo vicini, ma nemmeno così distanti.

Per un attimo, il suo sguardo cadde sulla nostra stretta, e poi, semplicemente, decise di scioglierla.

"Io sì," ammise, senza riserve.

Lo seguii con lo sguardo mentre si sedeva sul piccolo tavolino sull'altro lato della stanzetta, tranquillo nella sua espressione sollevata.

"Lo sai?"

Annuì. "È il tuo istinto, principessa, il tuo istinto da demone. Tutti noi lo abbiamo, ed è ciò che più ci contraddistingue."

Corrugai la fronte, non riuscendo ad accettare quella spiegazione così vuota. "Un istinto? E a che cosa?"

Aima scosse le spalle. "Alla violenza, immagino. Non siamo tipi piuttosto pacifici, noi demoni, né amanti delle conversazioni come gli angeli. Nel nostro sangue scorre il male, l'odio e la voglia di distruggere qualsiasi cosa ci possa ferire. Il nostro istinto ci permette di restare in vita, bambina, ci protegge, e, su quel ring, tu ti sentivi minacciata da qualsiasi cosa. Hai solo agito come avrebbe fatto chiunque."

"Non chiunque," lo corressi, veloce. "Un demone."

Lui scosse le spalle di nuovo. "E non è quello che sei?"

Questo non lo sapevo e, forse, mai lo avrei scoperto, ma, certamente, non mi andava di parlarne con Aima.

"Non è giusto far del male a qualcuno senza una motivazione. Non è giusto far del male e basta."

Aima sorrise, quasi divertito. "Oh, questo deve essere il tuo istinto alla ragione. Davvero un bel casino."

Sbuffai, portandomi le mani al viso, ormai completamente persa nella mia autocommiserazione: per quanto ci provassi, non ero mai giusta.

Mi detestavo, con tutto il mio cuore.

"Comunque, penso di sapere come farti ritrovare il buon umore."

Risollevai lo sguardo, notando l'insolita espressione che modellava il volto del demone.

Gentilezza? Pena? Interesse? Non ero ancora così brava a riconoscere le emozioni altrui.

"Ma dovrai aspettare qualche giorno," mi informò, tirando un piccolo sorriso.

Io non dissi nulla, non sapendo nemmeno cosa poter ribattere, ma, per fortuna, venni salvata all'ultimo dal leggero bussare alla porta.

"Oh, sei qui." Un'anziana demone guardò prima me e poi Aima, facendo un cenno a quest'ultimo. "Solo un attimo."

Il demone annuì, risoluto, e si avvicinò alla porta, lasciandomi un veloce sguardo. "Affari di stato, torno subito."

Annuii, veloce, e lui chiuse la porta, lasciandomi sola con i miei pensieri.

Decisamente una cattiva compagnia.

Continuai a guardarmi intorno, cercando di focalizzarmi su qualcosa che non fosse la mia angoscia e, alla fine, trovai ciò che stavo cercando.

Aima aveva lasciato uno dei tanti cassetti leggermente socchiusi e, da questo, si riusciva ad intravedere quelli che sembravano piccoli coltellini.

Dei bisturi.

Mi morsi il labbro inferiore, sentendo il cuore prendere a battere con forza dentro il mio petto.

Era decisamente una pessima idea, fra le più terribili che avessi mai avuto, ma, alla fine, lo feci davvero.

Allungai la mano e, afferrato uno dei coltellini, lo nascosi nella tasca della felpa, proprio vicino al mio petto.

Non sapevo se fosse stato l'istinto alla violenza o alla ragione a spingere le mie azioni, ma una cosa era ormai certa: non ero più indifesa.

Angolo

Buonasera (?)

aggiornamento veloce e notturno!

Ora Marina ha un coltello e non ha paura di usarlo: povero Aima 😂

Comunque, forse ho una buona notizia per voi: quasi sicuramente ci sarà anche un terzo libro di Angeli e Demoni :)

Non posso ancora promettervi un quarto, ma ci sto lavorando, quindi chissà 😂

Spero comunque di riuscire a pubblicare durante le vacanze :)

Detto ciò, arrivati a questo punto, quale è il vostro pensiero riguardo a tutta la storia? Fatemi sapere!

A presto,
Giulia

Angeli e DemoniTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon