01 • adamo

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Il mondo era mio

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Il mondo era mio.

Mi apparteneva senza riserve, senza confini, e mi sentivo semplicemente invincibile.

Il corvo nero volava a pochi metri da terra, seguendo i miei passi mentre, velocemente, mi avvicinavo alle acque chiare del lago di mezzo, già con la bottiglietta di plastica fra le mani.

In quelle tre settimane da fuggitiva, avevo imparato ad essere furba, e come non essere vista, e questo perché l'essere intelligente e schiva rappresentava l'unica mia possibilità per non essere catturata dalle numerose guardie che, giornalmente, perlustravano i boschi centimetro per centimetro, sperando di scovarmi per primi.

Angeli e Demoni: di nuovo in gara, entrambi assettati dall'idea di vincere questa caccia selvaggia. Dire che fossi delusa da tutto questo era un eufemismo.

Le avevo viste entrambe – le fazioni, intendo – e sulla mia pelle avevano avuto lo stesso effetto di una doccia gelida e delle spine di amianto: non mi avevano fatto bene, affatto, perché chi ti mente, chi ti tradisce, chi ti usa, è certamente qualcuno da cui tenersi alla larga.

Era vero, comunque: all'inizio, mi ero accontentata. Mi ero fidata di Ethos perché credevo non esistesse nessuno di più nobile, per poi scoprire che perfino il suo cuore era macchiato dello stesso male di tutti quanti, di quello sporco desiderio di vittoria e mera conquista che può appartenere solo a chi, nel proprio spirito, non custodisce nessun valore. E poi c'era stato Aima, che aveva spodestato un regno per me e mi vedeva come il suo personale fine di vita: di lui, ero spaventata, perché, chi è capace di uccidere un innocente in nome di un semplice sogno, non può che avere una mente particolarmente disturbata, ed io, certamente, non volevo più far parte di tale pazzia.

Ma, alla fine, ero giunta alla conclusione che la colpa non fosse loro - né di Ethos, né di Aima - ma solo mia. Li avevo sopravvalutati, vedendo le loro azioni nell'ottica di una mezzosangue, e non di un angelo o una demone, per questo ciò che loro credevano giusto a me, personalmente, sembrava assolutamente sbagliato.

Ethos era un angelo, e sapevo bene che ogni angelo – quindi, figurarsi il loro principe – viveva per la propria legge morale, quindi, in realtà, non avrei dovuto essere tanto sorpresa del fatto che lui avesse messo questa, e il suo trono, prima di me, perché, secondo la sua particolare visione del mondo, questo era più che tollerabile. E lo stesso valeva per Aima, il demone dal cuore caldo, che aveva costruito una tetra messa in scena pur di conoscermi: ripensandoci, ero certa che molti demoni avessero fatto ben peggio in nome di quel sentimento chiamato amore. Alla fine, loro si erano semplicemente comportarti per quelli che erano - un angelo e un demone – ma questo, a me, non bastava.

Per me, che ero la metà perfetta, era tutto troppo.

Ivar gracchiò dall'alto del suo ramo, insistendo affinché mi muovessi, ed io lo guardai male, incitandogli a stare zitto. Ovviamente, tutti erano a conoscenza del fatto che fossi scappata con lui e, ormai, ogni singolo corvo di questo bosco veniva visto come un potenziale vampiro. Ne uccisero a centinaia in quei giorni.

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now