10 • non mi hai lasciato scelta

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Isaie mi accarezzò i capelli, delicato, continuando ad arricciarne le punte intorno al suo indice, per poi rilasciarli cadere sulle mie spalle

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Isaie mi accarezzò i capelli, delicato, continuando ad arricciarne le punte intorno al suo indice, per poi rilasciarli cadere sulle mie spalle.

Io restavo sul suo petto, con la testa nascosta nell'incavo del suo collo, sfiorando con la punta del naso la sua pelle calda, felice di risentirla di nuovo così e non gelida come un pezzo di ghiaccio.

Sentire di nuovo la vita in lui, sentirlo vicino, mentre mi accarezza, era una gioia che non ero riuscita a capire fin quando non ho rischiato di perderla.

Volevo bene ad Isaie, in un modo sincero, e niente avrebbe potuto cancellare questo, così come niente me lo avrebbe portato via di nuovo, nemmeno Ethos.

"Sembra che dovrò tornare al mio lavoro prima del previsto," commentò, dedicandomi un leggero sorriso. "Il sangue degli angeli è più potente di quanto ricordassi."

"Non sei obbligato ad andare," lo avvertii, convinta. "Alla fine, Ethos può fare rapporto anche senza di te."

Isaie alzò gli occhi, prima di sfiorarmi con l'indice il profilo del viso. "Piccola bambina, così prepotente."

Si rialzò, tranquillo, iniziando a sistemarsi i vestiti, leggermente sgualciti per l'essere rimasto coricato a lungo, costretto dal mio volere.

Io continuai ad osservarlo, nascosta sotto le coperte, sapendo bene che Isaie, per quanto non fosse entusiasta, non aveva molte scelte: Ethos, appena ripresa coscienza, gli aveva ricordato quale fosse il suo dovere, e lo aspettava il prima possibile nel suo ufficio, così da discutere sul da farsi.

Ciò che gli avevo proposto, se pur col risultato di essere ignorata, era di pagare Pisti con la sua stessa medicina, col veleno: ma, ad Ethos, molto più legato alla legge morale, quella soluzione sembrava troppo immorale per gli standard della sua fazione.

Gli angeli sono creature raffinate aveva aggiunto Isaie, cercando di difendere il volere del suo signore: dal canto mio, non avevo smesso di credere che quella fosse l'idea migliore.

"Tornerai?" Chiesi, rimettendomi seduta, mentre lui si infilava le scarpe eleganti, ovviamente di un liscio bianco.

"Se mi sarà consentito," ribatté, con tranquillità. "Ma penso che, fin quando non sarà scelto un nuovo precettore, toccherà a me prendermi cura di te."

"Lo dici come se fosse una sofferenza," commentai, in un sorriso stanco.

Lui alzò gli occhi, e poi mi si avvicinò a me, scompigliandomi con tenerezza i capelli, giocoso. "Sai che è un onore, ma Ethos è il mio signore, e devo obbedire al suo volere."

Non commentai, perché sapevo che sarebbe stato inutile, e mi limitai a sospirare, arrendendomi. "Sì, lo so."

Isaie strinse le labbra, grattandosi con leggerezza gli zigomi alti, continuando a fissarmi. "Farò in modo di tornare, Marine."

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now