10 • ribelle

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Ethos si sistemò con cura il polsino della camicia bianca, stropicciata dalle catene con cui gli uomini di Adam lo avevano legato per portarlo dentro il villaggio.

Sembrava tranquillo, seduto sul trono di Megan, quasi fosse suo e di nessun altro, disincantato dagli sguardi che, ostinatamente, puntavano su di lui, in attesa.

Io, tuttavia, avevo deciso di ignorarlo, limitandomi ad accogliere Isaie con un abbraccio e restandogli vicina anche in quel momento, seduta sulle sue gambe magre: per lo meno, nel caso avessi dato di matto, sapevo che qualcuno mi avrebbe fermato in tempo.

"Quindi, questo sarebbe il Popolo," commentò Ethos, calmo, sistemandosi il ciuffo di capelli biondi, appoggiando il viso sulle mani, attento. "Il mio predecessore aveva scritto molto di voi."

A quella frase, notai Megan arrossarsi, ed Adam voltarsi verso di lei, sconvolto.

"Come mai quelle espressioni? Pensavate davvero che non sapessimo di voi? Sono stati gli angeli a ricostruire la vallata dopo la fine del Vecchio Mondo e niente resta nascosto all'Orologio."

"Allora perché non sei venuto prima?"

Le dita di Isaie strinsero i miei fianchi, messo in allarme dalla mia domanda, sicuramente considerata fuori luogo.

Non mi importava, non più, e non importava nemmeno ad Ethos che, ormai, sembrava abituato alla mia puntigliosa curiosità, ben fin troppo simile alla sua.

"Sei scappata, Marine, perché mai avrei dovuto minare alla tua libertà?"

"Eppure mi hai fatto cercare dalle tue guardie," puntualizzai, secca. "Ed ora sei qui."

Ethos continuava ad osservarmi, silenzioso come un cacciatore ma, al contempo, rigido e tagliente. "Se non avessi avviato le ricerche Aima si sarebbe insospettito e, comunque, sono sempre stato in allerta ogni qual volta Ivar facesse visita al castello. Ovviamente, quando l'ho visto rientrare, l'altra notte, dopo settimane di silenzio, e in concomitanza con l'avanzata di Aima verso questi territori, ho capito che le cose dovevano essere peggiorate, e così ho deciso di intervenire."

"Beh, se avessi avuto davvero bisogno di te, non avrei stentato a fartelo sapere."

Arida, fredda, decisa: non mi interesava se il mio rancore avrebbe fatto danni, perchè, tutti loro, non si erano mai intetessati di risparmiarmi questa cortesia.

Loro agivano e basta, sperando di poter tenere i loro segretucci per più tempo possibile; io, invece, volevo dire la verità, per quanto dolorosa potesse essere.

In quel momento, io non volevo vedere Ethos, quindi perchè fingere che non fosse così? Mentire non avrebbe portato a nulla, se non ad altri guai.

"Ciò che Marine vuol dire," mi interruppe Ivar, cercando di non scatenare l'ennesimo scontro: "è che noi non ti vediamo come un valido alleato, Ethos."

"Un alleato per cosa?" Chiese Megan, tornando improvvisamente alla realtà. "Continuate a parlare di guerre ed alleanze, ma il mio popolo non ha intenzione di partecipare a nessuna guerra, sempre che io non intenda parteciparvi."

Megan sembrava furiosa, al limite del tollerabile, ed ero certa che, da un momento all'altro, sarebbe saltata addosso ad Ethos per ucciderlo: lui, dal canto suo, si voltò pigramente verso di lei, squadrandola con l'azzurro gelido dei suoi occhi.

"Ciò che intendi fare tu non ha importanza, Megan Mashall," ammise, in un soffio di voce. "Sei stata una spina nel fianco per il mio regno per tutta una vita ma, per tua sfortuna, io non intendo sopportare oltre: questa terra appartiene alla fazione angelica e, da questo preciso istante, io ne riprendo il possedimento."

Osservai Megan, ferma in un angolo della stanza che un tempo era la sua corte, mentre, senza parole, cercava la mano del figlio che, però, non si avvicinò a lei.

"Questo è il mio regno," sillabò, sconvolta. "Mio e di nessun altro! La mia gente non ti seguirà mai, sporco di un angelo: ti uccideranno, e lo faranno in mio onore."

La donna era sull'orlo di una crisi di nervi, ma Ethos non si sbilanciò, probabilmente abituato a ben peggio.

"In realtà, non sarò io a governare il tuo popolo," spiegò, semplice. "Ma lui."

Preso di mira, Adam sbatté le palbere, iniziando a guardarsi intorno spaesato. "Io? Dici davvero?"

Ethos sospirò, sistemandosi contro lo schienale del trono, continuando a rigirarsi la penna fra le dita. "So chi sei Adam Mashall, e so che la mia proposta è equa per entrambe le parti. Quindi, accetti?"

"Adam, non farlo." Megan afferrò il polso del figlio, cercando di attirarlo a sé. "Vuole solo illuderti, farti credere che questo possa bastare, ma non è così. Io ti porterò al trono."

Il riccio si voltò verso la madre, completamente perso in un quel mare di promesse. Insolitamente, non mi sembrò di averlo mai visto tanto sicuro come in quel momento.

"Ho preso la mia decisione," ammise, infine, liberandosi dalla presa della madre e voltandosi verso Ethos. "Accetto."

Megan, con lo sguardo spezzatto, dovette subire la vergogna di vedersi messa da parte dallo stesso figlio, accantonata in nome di un angelo - il maggiore fra i suoi rivali.

Il suo castello di cristallo era appena stato infranto ed io non provai pena per lei.

"Ve ne pentirete," sillabò, senza fiato e con gli occhi lucidi, correndo fuori dalla stanza e sbattendo la porta. "Ve ne pentirete!"

Adam, con freddezza, non si voltò per guardarla, mentre Ethos si limitò ad alzare il sopracciglio, intaccato dalla situazione.

"Beh, direi che potremo tornare a parlare di come affrontare Aima e il suo esercito."

"Io non parteciperò."

Lo sguardo di Ethos mi fulminò da parte a parte, e notai, sul fondo dei suoi occhi, un'insolita luce di confusione: non era decisamente abituato a sentirsi rifiutato.

"Come?" Chiese, confuso, e fu quasi divertente vederlo così spaesato: era da tanto che Ethos non perdeva il suo equilibrio.

"Ho detto che non parteciperò," ripetei, con ancora più convinzione, rialzandomi. "Tu vieni qui, in un posto che da sempre prolifera perchè lontano da angeli e demoni, ed inizi a smuovere le tue carte, credendo che ti appartenga solo perchè sei il principe di questa terra. Non è così che funziona, Ethos, ed io sono stanca di starti a sentire mentre continui a fare la cosa sbagliata."

Mi voltai, pronta ad uscire, ma, alla fine, decisi di ritagliarmi uno sguardo solo per Adam che, ovviamente, non ebbe il coraggio di ricambiare.

"Credevo fossi diverso," ammisi, senza troppi giri di parole. "Ma, invece, sei come tutti gli altri: con o senza corona, continuate a non valere nulla."

"Marine, aspetta."

La voce di Ethos nemmeno la sentii, uscendo da quella stanza piena di falsità, continuando a guardare solo avanti e mai indietro.

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now