11 • non più una pedina

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Non mi ero mai resa conto di quanto potesse essere noioso fissare il soffitto.

Nella mia cella, al castello, e anche nel regno dei demoni, era diventato quasi un passatempo per me - soprattutto perchè non avevo altra scelta - ma, ora che non c'erano più catene a tenermi legata, era diventata una totale perdita di tempo.

Sarei dovuta uscire, magari far valere i miei diritti davanti a quella gente che continuava a sfruttarmi solo come un oggetto passivo, senza sentimenti: avrei dovuto tagliarli fuori una volta per tutte dalla mia vita, così da sentirmi finalmente libera di essere ciò che preferivo.

Ma, come al solito, non potevo farlo, non con una guerra che mi metteva al centro della disputa.

Sospirai, portandomi le mani al viso, disperata. "Va tutto male."

"Oh, ne sono consapevole."

Mi voltai, osservando il volto compiacente di Isaie sull'uscio della porta. "Posso entrare?"

"Se ti dicessi che preferirei restare da sola?"

"Beh, ti distuberò comunque," commentò lui, sorridendo, chiudendosi la porta alle spalle ed avvicinandosi a me, stendendosi al mio fianco sul letto. "Davvero carino come posto."

"Non fingere, Isaie: so che sei abituato a cose ben migliori," gli feci notare, sarcastica, e lui sorrise, complice.

"Mi sei mancata, bambina," ammise, sinceramente, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, continuando poi ad accarezzarmi lo zigomo. "Tutto è più triste senza di te."

"Tutto è migliore senza di me, Isaie," replicai, con molta più tristezza. "Aima sta iniziando una guerra per causa mia, perchè vuole che io stia con lui, ed io non posso pensare che delle persone potrebbero morire per questo."

"Nessuno morirà, Marine: vedrai che Ethos troverà una soluzione."

Al solo sentire quel nome, alzai gli occhi, già esaurita da tutta quella situazione. "Ethos doveva rimanere al castello, molto lontano da me: questa sarebbe stata la mia fortuna."

Isaie mi fissò per qualche istante, sinceramente dispiaciuto dal vedermi così sofferente. "Perchè non provi a parlargli? Credo che, dopo tutto questo tempo, potrebbe farvi bene."

"Io non credo," puntualizzai, piccante. "E, comunque, devo già pensare ad Aima e al fatto che voglia iniziare una guerra in nome del mio amore."

"Marine," mi fermò lui, sorridendomi con tenerezza. "Vai a parlarci."

Lo fissai, cercando di trovare una qualsiasi possibile valida soluzione per uscire da questa situazione: non la trovai e, alla fine, mi arresi.

"Dov'è ora?" Chiesi, in un sospiro, e lui subito sorrise.

"Al momento, sta nella capanna reale con Adam: stanno discutendo i termini dell'alleanza."

"Allora vado," esclamai, con pesatenzza, rimettendomi in piedi e trascinandomi verso la porta. "Ma, sta sera, tu dormi con me, promesso?"

Lui sorrise, mettendosi comodo sul mio letto. "Promesso."

Ricambiai, forte di almeno quella gentilezza, e mi avviai a passo svelto verso la capanna reale, notando che, insolitamente, non c'era nessuno in giro: la presenza di Ethos, a quanto pare, faceva davvero paura.

Nemmeno bussai, limitandomi ad entrare, e, come mi aspettavo, Ethos era impegnato nelle sue carte mentre Adam, appollaiato su una poltrona, dormiva pesantemente.

"Non sembra molto d'aiuto," commentai, indicando il ragazzo addormentato. "Sai, lui è il primo mezzosangue."

"Se sei venuta qui per tentare di colpirmi col tuo sarcasmo pungente vorrei informarti che non ho tempo per questo."

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now