21 • ethos

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Una tortura

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Una tortura.

Il viaggio dalla fazione demoniaca a quella angelica, affrontato con la macchina di Aima, fu una vera e propria tortura: nascondere l'emozione, la speranza, e mostrare il mio totale appoggio verso i piani crudeli del demone per vendicarsi di Ethos.

Parlava male di lui, di tutti quelli che lavoravano al castello, degli angeli, e sottolineava quanto, in realtà, ci fosse poco di davvero nobile nei loro cuori.

Io ascoltavo e fingevo appoggio, quando, dentro di me, già pensavo al momento in cui Aima avrebbe scoperto tutto, compreso il mio doppio gioco.

Gli avrei spezzato il cuore, e davvero temevo cosa avrebbe comportato: Aima non era certo ciò che si poteva dire calmo in relazione ai tradimenti, soprattutto nel caso dell'unico amore mai provato.

Ci sarebbe stata una guerra.

"Eccoci, finalmente al capolinea," annunciò, mentre l'auto superava i cancelli d'entrata della corte angelica, portandoci al centro della città.

Sgranai subito gli occhi, sorpresa, avvicinando il viso al finestrino, così da catturare ogni singolo particolare: la Corte angelica era molto diversa da quella demoniaca, dato che, prima di tutto, mancavano i colori, oltre che gli abitanti.

Le case erano tutte quadrate, una impilata sopra all'altra quasi come un domino, ed erano perfettamente bianche, tutte regolari: vi era l'erba, a terra, ad eccezione dell'unico viale, lastricato di mattoncini chiari, e la corte sottostante al castello.

Per la prima volta, finalmente vi ero davanti.

Il castello dell'Orologio, imponente e maestoso nelle sue superfici regolari, lisce e tutte di un tenue color grigio brillante, quasi rassomigliante al diamante.

Contai due piani, con dieci finestre su ognuno di questi, e, poi, c'era lui: l'Orologio.

Riempieva quasi completamente la parte superiore della torre del castello, tondo e con le lancette – ovviamente ferme - ricoperte di diamanti: l'unico orologio che non segnava l'ora, ma il destino dei suoi sudditi.

Il quadrante era diviso in due, una parte tinta di bianco e una di rosso, rappresentate le fazioni, divise in due dalle lancette.

"Questa è la versione che incute terrore," disse Aima, notando il mio sguardo. "Il vero Orologio si trova dentro il castello, ed è decisamente più piccolo."

Mi voltai verso di lui, confusa. "Come fai a saperlo?"

Lui scosse le spalle, semplicemente, parcheggiando l'auto. "Ero presente durante la decisione di Serena: io ed Ethos ci conosciamo più da quanto diamo a credere."

Chissà perché, la cosa non mi rassicurava affatto.

Scesi dall'auto con ancora l'ansia a bruciarmi lo stomaco, e, quando finalmente spostai lo sguardo, fu anche peggio.

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