Ghiaccio

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Dopo aver messo apposto i miei averi, mi gettai sul letto.

La mia camera dava sul giardino, e poco prima avevo visto la signora Mariam e la zia Beryl uscire di casa.

Pensai che finalmente potevo visitare la grande dimora senza che nessuno mi vedesse.
Poco dopo, quando cominciai ad assopirmi tra le coperte, decisi di non sprecare l'occasione.

Uscii con passi felpati dalla mia stanza e vagai per un po' nel corridoio del primo piano.
C'erano quattro porte.
Una era socchiusa, e spiando nella fessura, supposi si trattasse della camera di zia Beryl.
Sul muro opposto alla sua camera, c'era un'altra porta chiusa a chiave con scritto il nome di Mariam.
Forse sbagliai a verificare che abbassando la maniglia, non si aprisse proprio, ma diedi la colpa alla troppa curiosità.
In fondo, non ero abituata a così grandi spazi.
Dopo aver imparato la lezione, decisi di lasciar perdere la stanza infondo al corridoio, quella accanto alla mia.
Scesi lenta le scale, appoggiandomi al corrimano di legno scuro.
Arrivai all'ingresso, e percorsi la strada fino ad arrivare in soggiorno, dove avevo incontrato poco prima zia Beryl.
Più in là, c'era la sala da pranzo, e poi la cucina.
Un po' delusa, finii per ritrovarmi di nuovo ai piedi delle scale, indecisa sul cosa fare.

Ma poi notai che, oltre il soggiorno, c'era un'altra stanza.
Mi avviai a passi felpati, e quando entrai, per poco non emisi un gridolino di felicità.

Era una grande sala con scaffali pieni di libri.
Ogni libreria, era etichettata in modo diverso.
C'era quella dei saggi, quella dei romanzi, dei gialli.
Con i libri tutto intorno alla stanza, dall'alto pendeva un lampadario di cristallo bianco, e dopo aver acceso l'interruttore vicino alla porta, emanò una luce calda che rese l'atmosfera ancora più intima.
Un grande camino di pietra bianca aspettava solo l'inverno per esser acceso, e alcune poltrone di pelle poggiavano su un morbido tappeto rosso scuro.

Camminando per la stanza, passavo le mani sui libri e osservai meravigliata la stanza.
Pensai che quello sarebbe stato il mio nido per le seguenti tre stagioni.

Stavo fantasticando sulle storie che avrei letto, quando sentii un lieve rumore di passi.
Non capii perché rimasi ferma immobile senza fare nulla.
Poi, mentre realizzavo che non ero sola in casa, mi girai lentamente. Fermo sulla soglia della stanza, una figura slanciata mi osservava silenziosa.
Era un ragazzo.

Che fosse proprio la persona a cui si riferiva il messaggio di Mariam al piano di sopra?

Aveva i capelli neri che gli ricadevano disordinati sul volto, ed era altissimo.
Quasi toccava il bordo superiore della porta.

Ma gli occhi... Quelli mi fecero mancare il fiato.
Subito non mi accorsi che effettivamente ce le aveva le iridi.
Poi, quasi perdendomi nel suo sguardo, trovai due pozzi talmente chiari che avrei potuto rischiare di caderci.
Il colore era un intreccio tra l'azzurro e il bianco, ed era ipnotico.
La mandibola affilata e la pelle chiarissima erano da sogno.

Quasi non mi accorsi della sua bocca rosea che si muoveva, tanto ero sconvolta dalla sua bellezza.

Ma non stava parlando.

Era piuttosto una smorfia, così affascinante da farmi tremare la gambe.
Raggiunse lo scaffale dall'altra parte della stanza e vi ripose un libro.
Le mani eleganti e bianche passavano in rassegna i volumi vicini, fino a prenderne uno e lui lo osservò attentamente.
Io lo guardavo imbambolata, non sapendo cosa dire, ma comunque incapace di parlare.
Quindi... Non ero sola.
Chi fosse quel ragazzo, dovevo ancora capirlo, ma la voce di Mariam che diceva Signorino Brightwood mi si ripetè in testa.
Ma la zia Beryl... Non aveva figli, e nemmeno nipoti.
Il respiro del ragazzo era lento e regolare, ma non potei fare altro di respirare con lui, tanto era perfetto e musicale.
Quando si girò, il suo sguardo si appoggiò su di me, e mi sentii mancare.
Gli occhi di ghiaccio erano capaci di tagliare come lame.
Mi scrutò attentamente per qualche secondo poi si avviò alla porta.
Avrei dovuto dire qualcosa per fermarlo, ma in un attimo lui era già arrivato alla porta. Poi, come se sentisse le mie suppliche silenziose, si fermò sullo stipite.
Mentre si girava piano piano, il mio cuore rischiava di scoppiarmi nel petto.
Quando incontrai i suoi occhi, non vidi altro che freddezza.

"Se prendi un libro, ricordati di rimetterlo apposto." disse soltanto, con voce bassa.

Poi si voltò e scomparì in soggiorno.
Neanche mi resi conto che avevo preso un libro dalla mensola, e che lo stringevo con forza tra le dita.
Qualcosa mi disse è che dovevo leggerlo.

Più tardi nella mia camera, sentendomi una pazza, accostai l'orecchio alla parete adiacente alla camera di fianco alla mia.
Non sentii nulla, e pensai che quel silenzio si addicesse completamente al ragazzo dagli occhi di ghiaccio.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaWhere stories live. Discover now