Prima che nevicasse

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Passò Natale, e i genitori di Tristan non si erano fatti vivi neppure per salutare.
Lui si comportava in una maniera strana, anche se dopo aver passato del tempo con lui, capii che quello era semplicemente il suo modo di approcciarsi ai suoi genitori.

Avevo toccato quell'argomento una sera di fine dicembre, quando eravamo seduti insieme in biblioteca.

Sebbene fosse ancora una sensazione nuova toccarlo ed essere toccata da lui, ero appoggiata accanto a lui nel piccolo divano di pelle, con le ginocchia al petto e le braccia a stringerle.
Lui teneva una gamba appoggiata al ginocchio dell'altra, e una mano sullo schienale dietro di me, e ogni tanto sentivo la nuca solleticare sotto il suo tocco lento.

Rabbrividivo ogni volta.

Appoggiò il libro sul divano, e spostando la mano libera, mi accarezzò il viso mentre si sporgeva verso di me.

Le nostre labbra si unirono a metà.
Per l'ennesima volta, in mio cuore fece una capriola.
Mi chiesi se mi sarei mai abituata a lui e ai suoi modi.

Mi strinse in bacio leggero e casto, tenendomi il mento con le dita.
Mi accorsi solo quando sentii le sua labbra piegarsi in un sorriso, che avevo gli occhi chiusi.

Avevo capito con il tempo che se sorrideva quando ci baciavamo era perché mi trovava buffa.

Quando si staccò da me mi fermai a controllare la bellezza dei suoi occhi.
Erano identici a quelli che vidi per la prima volta lì in biblioteca più di quattro mesi prima, ma avevano qualcosa di immensamente diverso da allora.

Forse era il modo in cui io li guardavo, sentendoli forse troppo miei per vederli ancora allo stesso modo.
Oppure la loro luce, quel puntino luminoso che vedevo ogni volta che mi allontanavo da lui per un semplice bacio furtivo.
Erano in fondo sempre uguali, ma ogni giorno quella luce si intensificava rendendoli così magnificamente diversi e nuovi.

Erano quelli i miei momenti preferiti.
Quando ci allontanavano per un attimo a guardarci negli occhi prima di avventarci di nuovo l'uno sull'altro.

Nessuno sapeva di noi due.
Ma per la prima volta in tutta la mia vita, non mi importava nulla di quello che sarebbe accaduto poi.
Tristan mi guardó, e io gli sorrisi di rimando.
Una volta mi aveva detto che gli piaceva quando sorridevo, e da allora lo avevo fatto quante più volte riuscivo.

I suoi occhi mi osservavano con una strana e malinconica dolcezza.
Lo guardai togliere la mano dalla mia guancia e sentii un freddo quasi insopportabile.

Rimasi ad osservare la sua mano virile e venosa, mentre la lasciava cadere inerme sulle ginocchia.

Trovai quel momento adatto per chiedergli dei suoi genitori.
Forse pensai che fosse troppo perfetto per venir rovinato da quella domanda.
Ma in fondo nessuno capiva mai che cosa pensasse Tristan Brightwood finché lui non te lo diceva.
Semmai te lo dicesse.

Così mi schiarii la voce e lui alzò gli occhi su di me.

"Tristan... I tuoi genitori verranno a trovarti più avanti?" domandai guardandolo.
Distolse lo sguardo, infastidito.

"Non penso verranno, a loro non importa vedermi"

Strinsi gli occhi.
Come poteva dire una cosa del genere?

"Non dire così, per favore... Sono i tuoi genitori, e tua madre ti è stata vicina quando eri ammalato..."

"Tu non li conosci" mi interruppe. Chiuse gli occhi e sospirò. "Non sai cosa potrebbero fare, Eileen, e in fondo non lo so nenche io"

Si alzò dal divano, lasciando il posto di fianco al mio vuoto. "Non li vedrò, nemmeno quando saranno loro a volerlo. Ho chiuso con loro quando mi hanno lasciato qui. Avrebbero dovuto pensarci, prima di ferirmi"

Guardò fuori dalla finestra.
Stavo per dire qualcosa, ma lui mi interruppe.

"Ha iniziato a nevicare" mormorò, e un sorriso gli comparve sulle labbra. "Vieni fuori con me, Eileen?"

Annuii mentre nel mio petto un battito incontrollato sfuriava.
Mi alzai e lui mi prese la mano.
La fissò per un attimo e poi mi guardò.

Mi tirò verso di lui e mi strinse la vita con le braccia. Appoggiò le labbra sulle mie e mi tirò a sé.
Mi strinse forte, come mai aveva fatto.

"Gli altri non sono nessuno, ricordi?" sussurrò con voce rotta. "Neanche loro importano, ormai"

Piano piano si allontanò da me, finché le nostre labbra non si sfiorarono e infine staccarono.
Aveva gli occhi lucidi.

"Vieni" disse. "Andiamo nella neve, Eileen"

Siamo Sotto la Stessa PioggiaWhere stories live. Discover now