Ignorare

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Alcune persone avrebbero definito quello che avevo appena fatto una cosa sensata.

Io no.
Io non capivo.
Non me ne capacitavo.

E forse era meglio così.

Piegai i palmi così da poterli guardare.

Cosa avevo fatto con quelle mani bianche?

Sentivo bruciare dentro di me una sensazione mai provata.
Portai un dito allo zigomo, e lo sentii dolere.
Scivolai a sedere, e appoggiai la schiena al tronco.
Lì, nascosto dietro agli alberi del giardino, mi sentii per la prima volta vulnerabile.

Ma no.
Non era la prima volta.

Lo ero stato molte volte anni addietro.
Avevo sentito sulla mia pelle cosa si provava ad essere deboli.
Conoscevo bene l'odore della paura.

Alzai gli occhi, e guardai oltre le foglie.
Dietro notai qualcosa dietro alla finestra della stanza che dava al giardino.
Eileen era appoggiata al davanzale, e aveva tra le mani un quaderno.

L'avevo vista tra le mani di quel sudicio.
L'avevo guardata mentre lui le stringeva i fianchi e le parlava vicino al viso.

Avevo sentito tutto annebbiarsi di colpo, e poi sono andato da lei.

Lui non doveva toccarla.
Non avrei permesso a nessuno di toccarla.

Le avevo preso il polso per portarla via da lì, ma sono stato bloccato.

E l'avevo vista lei, quando avevo picchiato quel ragazzo.
I suoi occhi mi osservavano spaventati.

Non avrei mai voluto che mi vedesse così.

Io non ero così.

Ora la ragazza stava scarabocchiando qualcosa sul quaderno, con uno sguardo corrucciato e concertato.

Non cercai neanche lontanamente di reprimere il sorriso che mi si stava sbocciando sulle labbra.

Poi lei alzò lo sguardo, e sorvolò gli alberi del giardino.
Mettendo da parte un attimo il quaderno, mise il gomito al davanzale e appoggiò la testa sulla mano.
Sembrò quasi perdersi nei colori delle foglie, che stavano piano piano cadendo sul suolo.

Seguii i suoi occhi, finché non si posarono su di me.
Mi sorpassò senza farmi caso.

Non mi vedeva, lì all'ombra.

Non avrei voluto che mi avesse visto a spiarla, ma il fatto che non mi avesse notato, mi fece uno strano effetto.

Quando i suoi occhi verdi tornarono a posarsi sul quaderno, io mi alzai piano e raggiunsi la porta d'ingresso.

Avrei dovuto continuare ad essere ignorato, esattamente come se fossi nell'ombra.

Ma qualcosa in me, mi disse che non lo avrei retto.




Eileen Harrison's POV

Poteva essere così difficile camminare con quei cosi?

"Santo cielo, signorina. È proprio impacciata."

Mariam ormai aveva perso le speranze.
Sfilai le scarpe con il leggero tacco, e le poggiai ai piedi del letto.

"Mi spiace, non ho mai avuto l'occasione di provarne un paio prima d'ora."

Speravo davvero che lasciasse perdere e che mi permettesse di indossare le mie scarpe più comode.
Magari, se avessi continuato a fare l'imbranata, avrei vinto.

Poco dopo mi trovavo seduta sul letto, con lo sguardo imbronciato e le braccia incrociate.
Addosso, un paio di eleganti tacchi neri e un vestito color verde scuro.

Non avevo intenzione di alzarmi con quegli affari addosso.
Mi facevano 5 centimetri più alta, quindi avevo raggiunto il metro e ottanta.

Sarei stata più alta della maggior parte dei presenti, e l'ultima cosa al mondo che desideravo era farmi notare.
Per un attimo, l'idea di fingermi malata, mi passò per la mente.

Scesi le scale con addosso uno scialle, e mi fermai all'entrata appoggiandomi sullo stipite della porta.
Arrivò anche la zia.

Poi, sotto un fascio di luce, una presenza scese le scale.

Era... perfetto.
In tutto e per tutto.

Portava una camicia bianca, e morbidi pantaloni neri.
Scarpe affilate e una giacca scura sulle spalle.
Le mani erano in tasca, e i capelli tirati all'indietro.
Una piccola macchia rossa schizzava il suo zigomo bianco, ma non fece che renderlo ancora più affascinante.

Mai come in quel momento desiderai d'essere invisibile.
Mi strinsi nello scialle, e piegai le gambe per risultare più bassa.

Non mi degnò di uno sguardo
neanche quando arrivò alla porta e la aprì teatralmente.

Fu allora che mi drizzai completamente e realizzai che lui torreggiava ancora su di me.

La zia uscì di casa, e raggiunse Nelson in auto.
La seguii e sentii la porta chiudersi dietro di me.
Dei passi leggeri e calmi distavano poco da me, e accelerai il passo per seminarli.

Arrivammo poco dopo davanti ad una grande villa.
Tutto sembrava fatto per descrivere il contrario di me.
E questo mi fece paura.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora