Testa alta

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-Nulla si spezza
come un cuore-

Tristan Brightwood's POV

Affascinante.

Un po' infantile, ma affascinante.

Non potei che pensare ciò quando chiusi le pagine del libro.
Certo non mi sarei aspettato una cosa del genere, e rimasi parecchio sorpreso.
Mi sembrava così strano che una persona come lei leggesse questo tipo di storie.

Mi aspettavo saggi, guide, ma non questo.

Forse mi dissi pensieroso Lei è come le altre. Sogna l'impossibile e prega per l'irrealizzabile.

Ma c'era qualcosa di immensamente sbagliato in quel pensiero.

Come se sapessi nel profondo che non era così.

Perché lei non era come le altre.

Lo notai quando l'avevo vista in mezzo alle sue coetanee.

Lei cercava sempre di mimetizzarsi, come se fosse qualcosa che la gente non voleva vedere, come se fosse facile per lei nascondersi.

Se ne stava lì a camminare vicino all'amica di Jacob.
Tutto di lei emanava insicurezza.
Non lo voleva dare a vedere, ma io notavo tutto.

Con le mani sulla tracolla della borsa, guardava in basso e annuiva piano.

Alza il viso volevo gridarle.

Perché nascondere degli occhi così belli?
Lei spiccava alta, così cosciente in mezzo a quel gruppo di insensati adolescenti.

Rigirai tra le mani il libro rilegato in pelle.
Ero ormai a metà, ma potei facilmente dedurne la fine, tanto era classica la trama.

Ma forse era proprio per quello che lei l'aveva scelta.
Perché le persone come lei, come me, desiderano sempre la vita semplice e ripetitiva di chi è normale.

La venerano, sapendo che non potranno mai ottenerla.

Ed era così per lei.
Per me.

La cercavamo ovunque, trovandola in piccole cose come un libro, in persone superficiali come la sua amica, oppure recitando.

Per la prima volta, mi ritrovai a fissare la ragazza da lontano, seduto in disparte vicino ad un roseto fuori scuola.

Nascosi il libro dentro la mia borsa.
Quando l'avrei finito, lo avrei restituito.
Alzai lo sguardo, ma non la vidi più nello stesso posto.

Con un'attenzione quasi maniacale, cercai ovunque dove si fosse cacciata.

Ed ecco che per un secondo incontrai i suoi occhi verdi.

Poi qualcosa vibrò nel mio petto.
Un dolore lancinante mi spaccò in due la schiena, mi fece accasciare sulla panchina e cominciai a sudare.

Cazzo, è successo ancora.

Con il respiro ansante, cercai nella borsa la bottiglietta d'acqua e feci un lungo sorso.

Non bastava.

Non passava.

Quel qualcosa premeva dentro di me.

Allora cercai ancora, con un dolore che mi tagliava in due.

Trovai la scatola, e ne tirai fuori una pastiglia

Chiunque mi avesse visto in quel momento, con la fronte grondante e con l'acqua che colava dalla bocca, mi avrebbe preso per pazzo.

Ma di pazzo io non avevo nulla.
Ero solo rotto.

Con fugacità inghiottii la pastiglia e mandai giù un sorso d'acqua.

Il grido nel mio petto piano piano si stava spegnendo.

Ma lui, quel maledetto qualcosa, sarebbe rimasto dentro di me per sempre.

Mi guardai in giro.
Di Eileen, neache l'ombra.





Eileen Harrison's POV

Quando scesi a cena, trovai la zia intenta a camminare avanti e indietro per la stanza.

Quando feci la mia entrata nella stanza in suoi occhi azzurri si alzarono su di me.

Si era ripresa velocemente, e non prendeva la sua situazione seriamente.

Lo capii poco dopo.

"Eccoti qui, ragazza. Non apprezzo i ritardi, come ti ho detto, quindi cerca di arrivare puntuale, la prossima volta."

Annuii piano, e nel farlo notai una figura appoggiata al muro.

Se non erano entrambi seduti a tavola, voleva dire che stava succedendo qualcosa di importante.

Un barlume di timore mi invase.
Solo per un attimo, finché la zia non ripartì a parlare.

"Ti ho accennato tempo fa che ti avrei portato a qualche evento per entrare in società.
Bene, siamo invitate la prossima settimana a casa Williams."

La casa di Shannon.

Poi si rivolse a Tristan.

"Ovviamente dovrai venire anche tu, Tristan. Apprezzerei davvero la tua presenza, e nel caso Eileen non si trovi bene, tu dovrai aiutarla."

Mentre cenavano, la zia ci parlò dell'evento.
Lo descrisse come la classica festicciola per ricconi senza uno scopo preciso e per mostrare la propria casa a quelli dell'alta società.

Il problema era che io non sapevo com'era una classica festicciola per ricconi.

E proprio per quello annuii persa ad ogni cosa che mi diceva.

Avrei potuto giurare di aver sentito il ragazzo di fronte a me sghignazzare.

Quando fu finita la cena, la zia si alzò e augurò ad entrambi la buonanotte.

"Buon riposo, Eileen" disse con voce meccanica. Poi girò la testa.
"Buon riposo, Tristan"

Ci fissò come se aspettasse qualcosa.

Rimasi interdetta.

Poi capii che voleva che facessimo altrettanto.
Voltai il viso verso di lui, e con un ghigno tra le labbra, lui sussurrò suadente.

"Buonanotte, Eileen"

"Buonanotte"

Entrambi ci alzammo continuando a fissarci.
La zia uscì, e ci trovammo soli.

Avviandosi verso la porta, si avvicinò a me.
Si fermò poco distante dalla mia spalla e mi guardò dall'alto.

"Non abbassare più la testa quando cammini. Stai meglio quando li mostri, quegli occhi."

E si scostò, lasciando un freddo ghiacciato dentro di me.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaWhere stories live. Discover now